Tarn Eressë
Tarn Eressë – o ciò che ne resta – è un luogo sussurrato più che raccontato, evocato con timore in accademie e circoli arcani, e osservato con sospetto persino dagli elfi di Elvandar, che ne hanno cancellato il nome dalle mappe ufficiali.
Aspetto Attuale
Oggi, Tarn Eressë si presenta come un agglomerato di strutture elfiche smangiato dal tempo e dalle forze del Vuoto, immerso in un silenzio che pare più imposto che naturale. Il villaggio si sviluppa lungo la curva sinuosa di uno degli affluenti del Nerulon, le cui acque qui scorrono scure e lente, riflettendo il cielo con inquietante opacità. Gli alberi attorno hanno un aspetto contorto, come se piegati da una forza invisibile, e anche le pietre sembrano scolorite, come se la luce si rifiutasse di aderirvi.
Le case – alte, slanciate, adornate un tempo con fregi in vetro e argento – ora sono ricoperte da un muschio pallido che cresce anche dove non dovrebbe. Alcune abitazioni sembrano ancora abitate, ma le tende alle finestre sono sempre chiuse, le porte raramente aperte. Nessuna risata, nessuna melodia, nessun canto degli uccelli. I pochi abitanti rimasti sono elfi dallo sguardo vuoto, pelle cerea, occhi lattiginosi. Parlano raramente, e solo con chi mostra grande rispetto e pazienza. Alcuni sembrano non ricordare cosa li abbia portati lì. Altri parlano in versi frammentari o in elfico arcaico, alternando lucidità e confusione.
Origini e Caduta
Tarn Eressë fu fondata da una casta di elfi provenienti da Elenath-Liriel, spinti da una missione di purificazione spirituale e metafisica. Convinti che le energie del Vuoto potessero essere non solo contenute, ma trasmutate attraverso rituali di risonanza cosmica, costruirono il villaggio senza mura né protezioni, simbolo di apertura e comunione con le forze primordiali.
Si dice che il fondatore, Alvarion Mirdelith, fosse un sapiente mistico in grado di udire i sussurri del Vuoto e che progettò il villaggio secondo geometrie armoniche, sfruttando l’antico linguaggio dei Glymath, un ordine ormai perduto di architetti-visionari elfi. Per un periodo, Tarn Eressë sembrò essere un esperimento riuscito: i suoi abitanti parlavano con le stelle, sognavano insieme, ricevevano “visite” notturne da entità incorporee che portavano conoscenza.
Poi, un giorno, tutto cambiò. Nessuno sa quando esattamente, né cosa avvenne. Gli studiosi della Soglia parlano di un “evento dissolutivo” senza epicentro né esplosione: solo un’impercettibile e improvvisa trasformazione dell’equilibrio. Alvarion scomparve, e con lui la memoria dei giorni precedenti. Quando una spedizione della Soglia giunse, trovò solo abitanti muti, disorientati, incapaci di rispondere a domande complesse. Non fu mai redatto un rapporto formale: chi era incaricato di scriverlo morì nel sonno poco dopo il ritorno.
La Soglia e Rheinel il Taciturno
L’unico agente rimasto a Tarn Eressë è Rheinel il Taciturno, un elfo di mezz’età che ha abbandonato ogni titolo e rango. Nessuno sa cosa l’abbia spinto a stabilirsi lì definitivamente, ma da quasi trent’anni non ha lasciato il villaggio, e chi ha cercato di interrogarlo ha ricevuto in risposta solo gesti criptici o aforismi che paiono usciti da una visione febbrile. Si muove ogni giorno secondo un rituale ripetitivo: raccoglie muschio, osserva il fiume, segna appunti su pergamene di scorza sottile, e accende una lanterna a ogni tramonto, sempre la stessa, che brucia con una fiamma che non getta ombra.
La Soglia lo considera una reliquia vivente, una sonda senziente in una zona a rischio. Ogni tre mesi, un messaggero della Fortezza delle Ombre Riflesse arriva per verificare che sia vivo… e per prendere in custodia le sue trascrizioni, le uniche fonti “costanti” di osservazione su Tarn Eressë. Nessuno sa cosa vi sia scritto. Alcuni dicono che siano solo pagine vuote.
Voci, Presagi e Anomalie
- Il Fiume si muove all'indietro: durante le notti senza luna, si dice che il fiume a nord del villaggio scorra verso monte, e che in quei momenti sia possibile vedere visioni del passato riflesse sulla sua superficie.
- La Voce nel Silenzio: alcuni ricercatori giurano di aver udito una voce femminile sussurrare frasi in una lingua mai udita, ogni volta che si trovavano soli tra le rovine centrali.
- Il Giardino dei Mirrathal: nel cuore del villaggio si trova un giardino dove ogni fiore è privo di odore ma brilla lievemente in toni blu e viola. Si dice che se ne venga raccolto uno, la mano appassisca lentamente.
- Il Tempo Differenziale: viaggiatori affermano che la distanza tra Tarn Eressë e Merat-Kharn cambi di volta in volta, con alcuni giunti in un giorno, altri in dieci, e altri ancora che… non tornano mai.
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