Circolo Esterno

Il Circolo Esterno è una un’arteria dimenticata dal battito del mondo, dall'estensione ignota, che un tempo pulsava forte quanto il suo fratello minore ma che ora giace spenta, come un relitto spezzato. In origine, si dice che dovesse essere il primo baluardo difensivo contro ciò che sarebbe poi stato chiamato Vuoto. Una cintura più ampia, più antica, concepita per contenere l’ignoto e collegare tutti i confini del Vestibolo ai territori oltre la sua influenza. Alcune cronache antiche, sbiadite dall’umidità e dal tempo, parlano del Circolo Esterno come una struttura gemella al Circolo Interno, una spirale di pietra e incanto che si intersecava con esso in diversi punti, formando nodi rituali, crocevia fortificati, bastioni condivisi. Ma oggi, quei nodi sono rotti, i bastioni sbriciolati, e le spirali si sono interrotte in un dedalo morto.

Oggi il Circolo Esterno è una strada solo per convenzione. In molte zone si riduce a un accenno di selciato divorato dalle erbacce, in altre si perde nel mezzo di brughiere solitarie o affonda tra le zolle acquitrinose delle paludi, dove le ruote delle carovane affondano con un rumore sordo. Ci sono tratti che si interrompono senza motivo visibile, finendo nel nulla, nella nebbia o tra i rovi, come se la strada stessa avesse scelto di morire lì. Altri segmenti riemergono all’improvviso tra le radici di foreste deformate, oppure si insinuano in mezzo a valli secche e campi screpolati, dove il vento porta con sé odore di sabbia e qualcosa di dolciastro.

Eppure, nonostante il suo stato miserabile, il Circolo Esterno è ancora usato. Gli insediamenti del Vestibolo, spesso costretti ad affacciarsi al mondo esterno per sopravvivere, dipendono da questi tratti morenti per mantenere aperte le rotte di scambio. Carovane di mercanti, convogli militari, pellegrini diretti verso santuari lontani e fuggiaschi in cerca di oblio percorrono ancora questa via dimenticata. Alcuni lo fanno per necessità, altri per disperazione. Ma tutti sanno che chi imbocca il Circolo Esterno lo fa sapendo che potrebbe non tornare.

La sicurezza è un’illusione lungo questa strada. Le torri di guardia sono rare, decrepite, spesso vuote. Più ci si allontana dagli insediamenti principali, più le distanze tra una torre e l’altra si allungano in modo inquietante. Alcune sono ridotte a ruderi inghiottiti dai rampicanti, altre sono state trasformate in rifugi da bande di briganti o predatori. I Protettori di Via fanno il possibile per garantire la sicurezza delle carovane più importanti, ma i loro numeri non bastano. Così, spesso si appoggiano ad altre gilde: la Soglia dell’Insondabile fornisce consulenze magiche, seppure con riluttanza, mentre i Cacciamostri – più inclini a trattare con il pericolo che a prevenirlo – pattugliano i tratti infestati da aberrazioni, predatori arcani e creature uscite dai recessi più oscuri della frontiera.

I Cacciamostri, in particolare, hanno fatto del Circolo Esterno un terreno di caccia. Le loro tende da campo si possono intravedere di quando in quando lungo i margini della via, tra fronde piegate e colline dissestate. Spesso scambiano e vendono i reagenti ricavati dall'uccisione di bestie magiche, come pelli resistenti, zanne e artigli, usati dai fabbri, arcanisti e dagli alchimisti delle città per creare oggetti magici. A volte, per pochi giorni, la presenza dei Cacciamostri ripulisce un tratto di strada, rendendolo percorribile. Poi, quando si spostano, il buio torna, e con esso le voci, gli artigli e le cose che camminano su troppe gambe.

Il Circolo Esterno non ha più la sua funzione originaria. Non protegge, non collega in modo coerente, non tiene fuori l’orrore. Ma è ancora lì, silenzioso e vigile, come un’eco della civiltà che fu. È il respiro stanco di un mondo che non può permettersi di crollare del tutto, un filo slabbrato che ancora lega il Vestibolo al resto di Nexia. E chi cammina lungo il Circolo Esterno lo sa: è una preghiera in forma di pietra, rivolta a divinità riluttanti ad ascoltare.

Tipo
Road
Luogo d'Origine


Cover image: by Chris Cold

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