Lacarn Thal

Lacarn Thal è un nome che pochi osano pronunciare ad alta voce. Tra i sussurri che percorrono le vie del Vestibolo, è spesso associato a visioni, echi sotterranei e dottrine arcane che sfuggono alla razionalità comune. Questo insediamento sotterraneo, seminascosto ad est del Vuoto tra Nemet’ravul e Vhar-Kazet, è una presenza elusiva e controversa, tanto all’interno della Soglia dell’Insondabile quanto tra gli studiosi indipendenti.


Accesso e posizione

Non esiste una mappa ufficiale, né un itinerario affidabile che conduca a Lacarn Thal. I pochi che affermano di esserci stati — e di esserne tornati — parlano di un altopiano spoglio, battuto dal vento e privo di ogni vita, dove si erge un cerchio di megaliti frantumati, uno dei quali cela l’ingresso: una spirale discendente scavata direttamente nella roccia viva, che scende per almeno trecento metri prima di aprirsi in un dedalo di corridoi.

I sigilli d'accesso non sono solo magici, ma cognitivi: è richiesto uno specifico “schema di pensiero” appreso durante l’iniziazione alla Soglia per non cadere vittima delle illusioni di difesa poste nel percorso. I non iniziati rischiano di perdersi in loop percettivi o, peggio, di rimanere disgregati in forma e memoria.


Struttura e architettura

Lacarn Thal non è costruita: è scolpita nella pietra stessa. Sale immense, illuminate da sfere eteree sospese in aria, si alternano a strette gallerie colme di iscrizioni. Le pareti sembrano “vibrare” a contatto con certi pensieri, e in alcuni punti la roccia stessa assume forme fluide e mutevoli, come se respirasse o rispondesse alla presenza umana.

Il centro nevralgico dell’insediamento è chiamato “Crucibolo dell’Ascolto”: una vasta sala emisferica priva di arredamento, al cui centro si trova un monolito trasparente che emette deboli onde sonore a intervalli irregolari. Si ritiene che sia un ricettore antico, capace di captare segnali provenienti dal Vuoto o da dimensioni adiacenti. Le teorie al riguardo divergono, ma la sua presenza ha contribuito a plasmare le dottrine uniche di Lacarn Thal.


Popolazione e dottrine

La popolazione è inclassificabile. Alcuni sostengono che non vi siano più di cinquanta individui, altri parlano di “centinaia di presenze” che non sempre coincidono con esseri viventi come li intendiamo comunemente.

Gli abitanti di Lacarn Thal sono per lo più membri della Soglia dell’Insondabile, ma la loro interpretazione della missione dell’ordine ha assunto sfumature uniche:

    - Dottrina dell’Ascolto Silente: un ramo che predica il ritiro della percezione sensoriale per ascoltare “il linguaggio primordiale del Vuoto”.
    - Teoria dell’Inversione Reale: una corrente di pensiero che sostiene che il Vuoto non sia un’assenza, ma un piano di esistenza “capovolto”, speculare e riflessivo. L’obiettivo: trovare il modo di riversarsi nel Vuoto senza perdere identità.
    - Culto delle Fratture: non ufficialmente riconosciuto, ma presente a Lacarn Thal. Adorano le anomalie come manifestazioni divine e studiano i modelli ricorrenti nel caos, ritenendoli segnali di una coscienza sovradimensionale.

Relazioni con il resto della Soglia

Le succursali ufficiali della Soglia mantengono un atteggiamento ambiguo verso Lacarn Thal. Sebbene l’insediamento venga riconosciuto come luogo storico, la deriva dottrinale è motivo di frizione. La Soglia ha tentato più volte di inviare emissari, ma solo uno è tornato — senza occhi, ma dotato della capacità di “vedere” attraverso le vibrazioni dell’aria.

Resta dunque una succursale tollerata, ma non appoggiata, e secondo alcuni osservatori esterni, troppo potente o troppo pericolosa per essere sciolta con la forza.


Presenze anomale e leggende

    - Le Ombre Gemelle: ogni membro di Lacarn Thal, secondo alcune testimonianze, è seguito costantemente da una copia incorporea di se stesso, visibile solo con certi rituali. Non si sa se siano proiezioni, parassiti dimensionali o forme di simbiosi.
    - La Sala senza Tempo: una camera dove il tempo non scorre linearmente. Vi si può entrare e uscire più giovani, più vecchi, o non uscirne mai.
    - L’Arca del Non-Segno: reliquia conservata in un tempio secondario, pare essere un oggetto che non può essere visto direttamente, ma di cui ogni presente ha un’idea differente. Alcuni credono sia una reliquia Nexuriana di importanza cosmica.

Arvek’telúm

Lacarn Thal si estende in un silenzio profondo sotto le pietre dell’altopiano orientale del Vestibolo, un luogo dove la luce del sole è solo un ricordo raccontato a mezza voce. Qui, tra i cunicoli scavati nel granito e le camere scure piene d’umidità, si attorciglia in ogni fessura e crepa una pianta unica e inquietante: l’Arvek’telúm, come viene chiamata dai pochi che osano nominarla per nome. È una creatura vegetale che sembra più prossima a un’intelligenza silenziosa che a un semplice organismo. Non fiorisce in superficie, non cerca la luce, non teme l’ombra. Le sue radici scorrono profonde, sinuose, affamate, capaci di insinuarsi nelle fondamenta delle sale, oltrepassare barriere incantate e insinuarsi persino nelle viscere della roccia, nutrendosi di acqua, minerali… e forse altro.

Le sue caratteristiche la rendono un mistero vivente. Non appassisce mai, nemmeno quando tagliata, e gli esperimenti condotti dalla Soglia non sono riusciti a individuarne un ciclo di vita comprensibile. Cresce con lentezza apparente, ma in verità si espande in modo inesorabile. I suoi steli legnosi, dalle fibre scure e nervose, partono da nodi gonfi di energia e si arrampicano ovunque, emettendo viticci capaci di attaccarsi a ogni materiale, anche metallo o vetro incantato. Ogni nodo è in grado di radicare da sé, creando nuovi centri di crescita e ancoraggio. Sotto la superficie, la pianta sviluppa radici tuberose enormi, ricche di acqua e amido, talmente compatte che alcuni giardinieri le hanno usate, nei momenti più disperati, come riserva alimentare o fonte d’idratazione.

Durante il Calindion, l’estate, l’Arvek’telúm fiorisce. I fiori sono grandi e pesanti, penduli, con petali dai colori intensi che oscillano tra il rosso scuro e il giallo acceso, ma ciò che colpisce è il loro profumo. All’inizio dolce, quasi narcotico, dopo lunghi minuti inizia a diventare pungente, acre, insopportabile, tanto da causare nausea, vertigini, emicranie e persino vomito. I giardinieri, e i pochi studiosi autorizzati a lavorare nei settori infestati, indossano sempre maschere filtranti durante il periodo di fioritura. I frutti, invece, sono baccelli vellutati di colore bruno, lunghi quanto una mano e contenenti cinque semi durissimi. Tuttavia, la pianta non sembra affidarsi a questi per la sua propagazione primaria. Le sue vere armi sono la riproduzione vegetativa e una strana capacità di replicarsi sfruttando le energie dell’ambiente. Alcuni studiosi della Soglia parlano di una forma di impollinazione mistica, mediata da entità eteree che attraversano i confini tra i piani. Altri sospettano che sia la pianta stessa a creare i presupposti per la sua propagazione magica, assorbendo campi arcani e influenze vuote come un parassita si nutre del sangue.

In alcune aree di Lacarn Thal dove la pianta è sfuggita al controllo — settori sigillati, laboratori dimenticati, gallerie crollate — si è trasformata in qualcosa di apertamente ostile. Le sue foglie più grandi hanno sviluppato terminazioni simili a lame di selce, in grado di vibrare e colpire chiunque le sfiori. Le radici, laddove lo spazio lo consente, si avvolgono in spirali aggressive, stritolando oggetti e creature nel buio. Vi sono voci, sussurrate nei dormitori della Soglia, che raccontano di baccelli viola, pulsanti, dotati di aculei retrattili contenenti una neurotossina letale. Questi racconti non sono mai stati confermati ufficialmente, ma ciò non impedisce ai più giovani di tramandarseli tra bisbigli e sguardi nervosi.

Per tenere sotto controllo la crescita dell’Arvek’telúm, è stata fondata una confraternita semi-clandestina di operatori arcani e giardinieri detti i Cinturi d’Ombra. Vestiti di tuniche nere foderate di scaglie resistenti al calore, armati di bacchette ardenti e formule pirocinetiche, si muovono nei tunnel come cacciatori silenziosi, bruciando nuovi germogli prima che attecchiscano e sigillando con rune incandescenti le pareti colonizzate. Tuttavia, nemmeno loro possono estirparla del tutto. La pianta sembra conoscere ogni scorciatoia, ogni accesso nascosto, ogni disattenzione.

Lacarn Thal, dunque, convive con questa presenza come con una divinità dormiente. La pianta è ovunque e inarrestabile, una minaccia vegetale e arcana che alcuni venerano in segreto, altri temono, e altri ancora studiano ossessivamente nella speranza — o nell’incubo — che possa essere la chiave per comprendere le trasformazioni del Vuoto. In un luogo dove l’aria è satura di silenzio e l’ombra stessa sembra osservare, l’Arvek’telúm cresce senza tregua, lenta ma eterna, viva e famelica.

Tipo
Underground / Vault
Luogo sotto


Cover image: by Chris Cold

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