Onomanzia
Fin da quando le prime creature senzienti hanno introdotto le parole nel mondo, il loro uso ha permesso di modellare, influenzare, dominare la realtà. In un mondo in cui tutto è soffuso di magia dire qualcosa significa sempre accettare la possibilità che ciò che si dice possa accadere, come dimostra nel modo più terribile possibile il potere che possiedono alcuni di maledire i propri nemici solo usando la forza delle proprie parole e del proprio odio.
Alcuni maghi nel corso dei secoli si sono specializzati nello studio del potere arcano delle parole, in particolare del vero nome delle persone, cioè il nome con cui nel proprio io più intimo si identifica quella persona, il nome con cui una creatura identifica il proprio sè, la propria anima. Questo legame intimo tra nome e identità dà un potere magico al vero nome di una creatura, e un mago in grado di sfruttare questo legame nel modo giusto ottiene potere sulla creatura stessa in modi che altri incantatori possono solo immaginare: una apparentemente innocua sequela di sillabe è in grado di mettere in ginocchio potenti arcidiavoli, annebbiare il giudizio dei più irreprensibili celestiali, annientare temibili arcimaghi o pilotare il destino di intere nazioni.
L’arte di usare i veri nomi nella propria pratica magica assume il nome di onomanzia e i maghi che si dedicano al suo studio si chiamano onomanti.
L’onomanzia viene praticata e studiata a Umbal in vari centri sopra e sotto le onde, i più importanti dei quali sono:
- il Canto della Sirena, dove Asalandiva, una reduce del mondo prima della Decimazione, porta avanti le antiche conoscenze onomantiche e ha accesso ad alcuni dei pochi testi scritti sull’argomento sopravvissuti ai secoli;
- l’accademia di Telbiala, dove è possibile trovare anche qualche antico libro di nomi, per quanto ben custodito; l’elfo Tharendax Soulean, membro della famiglia reale e onomante di fiducia dell’imperatore, lavora a Telbiala e prende sotto la sua ala gli incantatori più promettenti;
- presso vari clan e famiglie della Vemi dei Merfolk; la loro cultura basata profondamente sulla parola è particolarmente portata a generare potenti onomanti, che a differenza dei loro omonimi in superficie solitamente però preferiscono memorizzare i nomi oralmente oppure con complesse collane di nodi e frangie; Tomidi la Senza Nome è la più famosa onomante merfolk, anche se ha abbandonato la Vemi per offrire i propri servigi come mercenaria.
Storia
Prima della Decimazione si racconta che quasi tutti gli incantatori, maghi o meno, avessero conoscenze di onomanzia e che gli onomanti specialisti fossero l’élite di ogni corpo arcano, di ogni scuola di magia o concilio, spesso al fianco di regnanti, capi religiosi o militari, se non al servizio diretto di potenti creature immortali come fate, demoni, geni. A Umbal esistevano diversi centri di conoscenza magica conosciuti per i loro studi onomantici, come per esempio la Casa dei Tomi, la più importante accademia magica dell’antico Regno di Umbal situata nella capitale Umbal-barrè oppure Xim’penit o il Pozzo dei Nomi, il più famoso archivio di nomi sotto le onde dell’oceano, gestito dagli incantatori uniti dell’Impero del Cuore Verde e del Regno dei Tritoni. Niente però superava i mitici Archivi del Mondo di Alcibiris, il continente volante che prima della Decimazione si muoveva per i cieli del mondo, governato da una magocrazia che faceva dell’onomanzia uno dei capisaldi del suo potere. Si racconta che gli Archivi contenessero, oltre ad altre conoscenze leggendarie, i veri nomi di tutte le creature senzienti del mondo, e che sepolti tra i loro infiniti scaffali si trovassero le chiavi per trovare i veri nomi anche di arcidiavoli e dei.
Purtroppo però la Decimazione ha fatto sì che la maggior parte delle conoscenze magiche del tempo andassero a perdersi, tra cui anche quelle di onomanzia: la Casa dei Tomi si è inabissata assieme a Umbal-barrè durante la Notte del Buio, Xim’penit è diventata inaccessibile, al centro di un neonato vulcano sottomarino, e gli Archivi del Mondo sono scomparsi quando Alcibiris è esploso e caduto sul resto del mondo in mille pezzi; la quasi totalità degli onomanti più potenti è morta quando si è ritrovata senza poteri, inermi di fronte alle forze naturali, oppure in terribili incidenti arcani causati dall’instabilità magica causata dalla Decimazione.
Questo non significa però che il suo potere sia cessato; la tradizione dell’onomanzia è infatti rimasta viva a Umbal, sia nel sentire comune che come scuola magica vera e propria. Tutti sanno che le parole continuano ad avere potere magico, e che ci sono creature e persone a cui è pericoloso dire il proprio vero nome. Ciò è vero soprattutto per le nuove figure di potere; per esempio è risaputo che i capi famiglia delle Antiche Nove a Ultimo Porto nascondono i nomi dei propri primogeniti in modo quasi religioso, e che esistono leggi apposite per proteggere i veri nomi delle più importanti figure politiche.
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