Elfi
Gli elfi sono tra le razze più antiche del mondo, figli di Mitéra, l'Ancestrale della natura, che secondo la tradizione li generò dalle foreste e dalle acque. Nati nelle Terre di Smeraldo, un tempo vaste e incontaminate, hanno sviluppato un legame indissolubile con la magia, l'arte e la musica. Eleganti, longevi e dotati di grande sensibilità, furono tra i primi mortali a padroneggiare i segreti dei Pilastri, durante l'Era dei Draghi.
Oggi gli elfi sono frammentati in stirpi e regni rivali, ciascuno con la propria visione del mondo: alcuni fedeli custodi della natura, altri esploratori, altri ancora caduti nell'oscurità.
Noi non siamo padroni della terra: siamo le sue voci, i suoi sogni.Finché canteremo sotto gli alberi, Mitéra non sarà dimenticata.
Storia
Nelle Terre di Smeraldo, un ambiente, ricco di insidie per chi non lo conosceva ma armonioso per chi sapeva ascoltarlo, nacque la stirpe originaria degli elfi, oggi ricordata come gli Elfi di Smeraldo. Essi svilupparono un'esistenza intimamente legata ai cicli naturali: divennero abili raccoglitori, cacciatori ed esploratori, conoscendo i segreti delle piante, delle bestie e dei sentieri invisibili tra gli alberi. Non costruirono città né fortificazioni, ma vivevano in piccole tribù sparse, composte da famiglie e clan, unite dal culto dei Sei Astri e dalla capacità innata di “ascoltare” la natura. Questa attitudine li rende capaci di percepire presagi nei movimenti degli animali, melodie nei venti, consigli negli alberi secolari. Proprio da questa profonda intimità con il mondo circostante nacquero i primi miti, le prime canzoni ei primi legami con gli spiriti selvaggi. Gli Elfi delle Terre di Smeraldo sono considerati la radice di tutte le altre stirpi elfìche, la forma più vicina all'originaria volontà di Mitéra: custodi delle foreste e della vita, essi rappresentano l'immagine più diffusa e riconoscibile della razza elfica.Eppure non tutti rimasero fedeli a questo cammino. Alcuni elfi si distaccarono dai fratelli e abbandonarono le foreste. Inseguendo sussurri arcani e promesse di potere, si spinsero nei recessi della terra, trovando rifugio nell’oscurità eterna dell’Urdimar, il Sottosuolo. Là, lontani dalla luce degli Astri, le loro anime e i loro corpi mutarono e quella stirpe perduta venne ricordata col nome di Urdähl. Là dove gli Elfi di superficie coltivano armonia e bellezza, gli Urdähl hanno scelto la via del dominio e della sopravvivenza spietata. La loro cultura è un intreccio di splendore e crudeltà: città scintillanti scavate nella roccia e illuminate da gemme fosforescenti convivono con complotti dinastici, riti sanguinosi e guerre intestine guidati dal giogo di Zysh’thir, la Dea Tessitrice.
Età Antica - La Convergenza Primordiale
Alcuni clan, però, spinsero i propri passi molto più lontano, verso nord e verso ovest, varcando i Picchi Nebbiosi e inoltrandosi in terre remote e inesplorate. Questi gruppi diedero vita a una nuova stirpe, gli Elfi delle Terre Selvagge, che avrebbero dovuto percorrere un cammino diverso da quello dei loro fratelli rimasti fedeli agli Astri. Essi si distaccarono dal culto antico, volgendo la loro fede verso forze primordiali e spiriti naturali fondando così il Culto degli Spiriti Selvaggi. Fu in questa era, dunque, che gli elfi iniziarono a differenziarsi, ponendo le radici delle future etnie che nei secoli successivi avrebbero plasmato la loro storia.
Età Recente - L’Età dei Regni
Fu in quest’epoca che gli elfi, forti della ricchezza proveniente dal commercio con i Nani e dalla crescente lavorazione della Deaite, posero le basi del loro primo grande Regno nelle Terre di Smeraldo. Al centro di questa nuova unità sorse la città di Taliendor, capitale e cuore della civiltà elfica, situata ai piedi della Catena del Grifone nella regione di Calathenor (la “Regione dei Monti Viventi”).
Con l’espansione economica, il popolo elfico si organizzò in nuove caste specializzate. Dalle mani sapienti dei Telthir, termine per indicare gli artigiani e gli incisori, nacquero gioielli e manufatti di straordinaria bellezza, ma anche strumenti capaci di convogliare la magia attraverso la Deaite. Grazie a loro furono forgiate le prime Pietre Runiche, incise con simboli magici e infuse di energie protettive. Per custodire e sorvegliare questi manufatti sorse la casta dei Myriath, i Custodi Runici, che erigevano menhir intorno alle città a difesa dei loro abitanti.
La crescita del Regno si rifletté nella fondazione di nuove città che andarono a costellare le Terre di Smeraldo. Altatorre, seconda solo a Taliendor, si distinse come centro artistico e magico, governata da una corporazione nota come Corte dei Telthir. Qui nacquero i primi Catalizzatori Arcani: piccoli manufatti in cui frammenti di Deaite venivano incastonati in anelli, bracciali o amuleti, capaci di contenere e incanalare l’energia magica dei loro portatori. Ben presto divennero il simbolo della città, non solo strumenti di potere ma anche oggetti di pregio e riconoscimento. Attorno a queste due metropoli nacquero centri minori, ciascuno con una propria vocazione:
Feam
Lilen
Che prosperava grazie alle sue pianure fertili divenne il cuore agricolo dell’Impero.
Celebre per i suoi tessuti e le sue manifatture, fonte di abiti pregiati richiesti dalle corti.
Celdan
Elpelia
Che si affermò come fortezza militare e fulcro della difesa dei confini.
Detta la Città d’Argento, sorta vicino a ricche miniere, dove questo metallo veniva lavorato in opere di straordinaria finezza.
Era del Dominio – La Caduta
Nelle Terre di Smeraldo, i secoli che precedettero la caduta del Regno furono macchiati da un conflitto fratricida che oppose gli Elfi di Smeraldo ai Veynar Questo periodo, ricordato come la Guerra delle Fronde Spezzate, dilaniò intere generazioni. L’incendio dei granai di Feam fu il primo colpo, privando il Regno di cibo e stabilità. Da lì in avanti le due stirpi si affrontarono senza tregua: i Cavalca Grifoni scesero in battaglia contro i druidi selvaggi dei Veynar nello Scontro di Lornasvel, la Valle dei Tre Fiumi, mentre artigiani di Lilen tradirono i loro signori e offrirono i loro saperi ai ribelli. Persino Altatorre fu costretta a richiamare a sé ogni guerriero per respingere gli assalti.
La Guerra si concluse senza un vero vincitore, ma con l’esaurirsi delle forze e delle speranze. Intere foreste furono ridotte a cenere, i villaggi spopolati e le valli devastate testimoniavano il fallimento di un conflitto che aveva dilaniato le generazioni. Nel caos, le Anime di Cirgonen, guida spirituale dei Veynar, furono completamente distrutte: senza i loro sciamani, i clan ribelli persero ogni direzione e ogni capacità di coordinamento, condannandosi all’irrimediabile frammentazione.
Così si chiuse la Guerra delle Fronde Spezzate: un conflitto che lasciò il Regno elfico indebolito, le stirpi divise e il seme di nuove etnie destinate a segnare profondamente la storia delle Terre di Smeraldo.
Fu allora che calò l’ombra dei draghi del Nuovo Ordine, guidati da Eldoran. Non si presentarono soltanto come conquistatori, ma come profeti di un credo implacabile: solo i draghi avevano diritto di governare il Piano di Auryn, mentre le razze mortali non erano che strumenti destinati a servire. Questo messaggio, unito alla devastante potenza dragonica, travolse in poco tempo città e regni. Elpelia, la Città d’Argento, fu la prima a cadere: le sue fucine arsero in un rogo che illuminò le notti per settimane. Seguirono Feam e Lilen, e infine Altatorre, che dopo mesi di assedio cadde sotto il fuoco dei draghi. Persino Taliendor, conobbe la rovina, ridotta in cenere insieme ai suoi giardini incantati e alle sue torri bianche.
Aldaril
Nel mezzo di questo caos si staglia la figura di Aldaril, il primo grande eroe elfico. Nato semplice mercante e ranger, divenne simbolo di coraggio e di speranza durante la guerra e l’invasione dei Draghi. La sua leggenda non è solo quella di un guerriero, ma di un custode della dignità del suo popolo in tempi di oscurità.
Gli elfi lo ricordano come “la Speranza che Sorge”, un nome che ancora oggi risuona nelle canzoni degli anziani.
Era dei Mortali - Dal Concilio al Regno
Dopo la caduta del Nuovo Ordine e le devastazioni dell’Era del Dominio, i superstiti delle Terre di Smeraldo iniziarono lentamente a ricostruire ciò che era andato perduto. Piccoli regni e città-stato rifiorirono tra le rovine, ma nessun regno elfico riuscì più a riunire tutte le stirpi sotto un’unica corona. Gli elfi assunsero così un nuovo ruolo: custodi della memoria e della magia, portatori di tradizioni millenarie ma divisi tra la nostalgia del passato e la necessità di aprirsi a nuove alleanze per garantire la sopravvivenza della loro civiltà.
Tra gli eventi più significativi vi fu la rinascita di Taliendor, ricostruita ai piedi della Catena del Grifone. Al centro della capitale venne piantato un Oiolosse, albero sacro a Mitéra e simbolo di speranza, che sotto la guida di Aldaril divenne il cuore di una nuova era. Da quella radice spirituale nacque il Concilio degli Oiolosse, assemblea di saggi incaricata di proteggere il sapere e guidare il destino delle stirpi, mantenendo l’equilibrio tra magia e politica.
Ma quando gli Skeldar guidati da Harden Tiren calarono sulle Terre di Smeraldo, Taliendor divenne il bersaglio della loro furia. La combinazione tra la brutalità barbarica e la tecnologia bellica dei Nani si rivelò inarrestabile: le mura caddero sotto le macchine d’assedio, le strade furono travolte e l’Oiolosse, fulcro della capitale, venne abbattuto e incendiato. Con esso si spense la protezione divina e crollò l’orgoglio della stirpe elfica.
Dalla rovina non si rialzò il Concilio, ma la figura di Mindartis Aloro, figlio dell’Oiolosse Nordithas, che raccolse attorno a sé i superstiti proclamandosi re. Sotto la sua guida, gli elfi si ritirarono a est, abbandonando pianure e foreste ormai cadute in mano agli uomini. Le antiche città furono lasciate in rovina, e un popolo diviso si strinse intorno al giovane sovrano, sospeso tra il dolore del passato e il desiderio di rinascita.
Così ebbe fine l’epoca del Concilio e si aprì un nuovo capitolo dell’Era dei Mortali: l’Età Moderna, segnata da nuovi equilibri, da rancori mai sopiti e dalla difficile convivenza con i regni umani.
Età Moderna - Quando gli Alberi piangono Cenere
Dopo la caduta di Taliendor e la dissoluzione del Concilio, gli elfi superstiti si raccolsero attorno a Mindartis Aloro, che istituì le Corti di Virenthar per dare coesione al popolo disperso. Fu un sistema di domini e assemblee locali che sostenevano la monarchia, ma sempre in equilibrio instabile fra l’autorità regale e l’indipendenza delle stirpi.
Per la nuova capitale, Mindartis scelse le rovine di un antico insediamento di cui si diceva fosse stato edificato quando ancora gli dèi camminavano sul Piano. Una leggenda narrava che sotto le sue radici fosse sepolto un frammento di stella caduta, e che l’aria stessa fosse intrisa di una luce arcana capace di proteggere i viventi. Il luogo era conosciuto come Sylvaris, la “dimora dei sussurri”, ed era venerato dai Druidi della Luna come un santuario inviolabile. La decisione del re di edificare lì la nuova capitale, tra cascate e pinnacoli rocciosi, accese l’ira del Circolo druidico, che rifiutò di sostenere la monarchia e si ritirò in un orgoglioso silenzio.
Accanto al re, un ruolo decisivo ebbero i Cavalca Grifoni, ordine a cui apparteneva lo stesso Mindartis in gioventù. Fedeli al sovrano, essi divennero la sua guardia d’onore e la lancia del regno. Tuttavia, la loro lealtà al re li pose spesso in contrasto con i druidi e con le stirpi più tradizionaliste: mentre i druidi predicavano neutralità e rispetto delle antiche leggi, i Cavalca Grifoni incarnavano la nuova monarchia militare, pronta a combattere per difendere l’eredità elfica.
La fragile rinascita fu presto oscurata dalla Piaga dell’Ombra, che devastò i regni umani e raggiunse anche le foreste elfiche. Per gli elfi fu un trauma: raramente erano colpiti dalle malattie mortali, ma la Piaga non faceva distinzione. Interi villaggi vennero abbandonati e perfino Sylvaris vide i suoi giardini spogli. Lo stesso Mindartis fu consumato dal male, morendo dopo un lungo declino. Le cronache raccontano che gli elfi tentarono ogni via: preghiere a Mitéra, riti druidici, reliquie di luna, ma nulla poteva fermare questo male. La loro salvezza giunse solo quando, tra gli uomini, Solius Regis innalzò la Fiamma del Sole. Quella stessa luce squarciò le ombre che infestavano le foreste, spegnendo la Piaga anche tra gli elfi. Per il popolo di Virenthar fu una ferita e una lezione: la loro luna non bastava, solo il Sole poteva respingere la Piaga dell'Ombra.
Sul trono salì il figlio Aelarion Aloro, giovane e inesperto. Durante il suo regno nacque una nuova stirpe: i Mitheledh, le “Teste d’Argento”. La loro origine fu legata alla rovina: quando la città elfica di confine cadde in fiamme per mano degli umani, la cenere si posò sui superstiti, mutandone l’aspetto. I loro capelli divennero bianchi e i loro occhi riflettevano bagliori lunari. Considerati maledetti, furono emarginati. Con il tempo si trasformarono in una comunità ribelle: oggi i Mitheledh sono ricordati come anarchici, ostili alla corona elfica che accusano di tradimento, e agli uomini che considerano carnefici. La loro identità è costruita sulla ribellione, sull’autosufficienza e su un ideale di purezza che non significa isolamento, ma difesa delle antiche virtù elfiche.
Durante il suo regno emerse un fenomeno che avrebbe cambiato per sempre la stirpe elfica: la nascita degli Iltheryn, i "sangue misto". Non furono figli di alleanze, ma della guerra e della schiavitù. Prigionieri elfi furono venduti ai nobili umani, e da quegli abusi nacque una generazione di mezz'elfi. La loro nascita fu la risposta involontaria di una epoca in cui ogni legge, morale e ordine sembrava infranta. Disprezzati dagli umani come ibridi, guardati con pietà ma spesso ostracismo dagli elfi, gli Iltheryn vissero ai margini: villaggi in terra di nessuno, mestieri umili o clandestini, desiderio di appartenenza e confronto continuo con l’identità. Pur nella discriminazione, molti Iltheryn svilupparono adattabilità, diplomazia e una visione che connette i due mondi: elfico e umano.
Longevità
600-800 anni
Altezza Media
1,50 e 1,80 metri
Peso Medio
50 - 80 kg
Epoca
Anni Circa
Eventi Chiave
Era Primordiale
? – 6000 E.D.
Origini
Era dei Draghi
6000 – 1000 E.D.
Città-stato, culto di Mitéra, prime migrazioni, rivalità tra stirpi
Era del Dominio
1000 – 0 O.P.
Sottomissione, ribellioni, diaspora
Era dei Mortali
0 – 100 O.P.
Rinascita città, Guerra delle Fronde Spezzate, I° guerra con gli umani, Caduta di Taliendor
Età Contemporanea
100 – ? O.P.
fondazione Corti di Virenthar, II° guerra con gli umani, nascita dei Mitheledh, nascita dei mezz’elfi




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