BUILD YOUR OWN WORLD Like what you see? Become the Master of your own Universe!
Una terra affascinante e misteriosa ma anche oscura, meschina e maledetta. Un luogo pieno di sogni e di incubi, di speranze e di rassegnazione, di possibilità e di barriere invalicabili. Un' "affascinante e terribile contraddizione" l'ha definita qualcuno. Non potrebbe essere descritta meglio di così...

Sessione 66 - Scie

I Protagonisti decidono di ispezionare il capanno...

General Summary

Speranzoso di aver trovato una possibile traccia, il gruppo si muove per approfondirne la natura e la reale attendibilità. Pertanto, trovandosi in un luogo che non conoscono e con i contadini presumibilmente ancora nelle vicinanze, i quattro decidono per prima cosa di inviare Dawnarn in avanscoperta mentre rimangono nascosti e in attesa tra la vegetazione. Così, il corvo, richiamato da Lucien, li raggiunge in pochi attimi allontanandosi quindi dalla villa dei Golofkin, dirigendosi poi verso il capanno. Una volta raggiunto e compiuto un iniziale volo esplorativo lungo il suo perimetro, non notando nulla di anomalo nè tantomeno la presenza di nessuno, l'uccello si posa sul bordo di una delle sgangherate finestre prive di vetri del fatiscente edificio. Finestre in realtà poco più che fessure, essendo per gran parte ostruite da delle vecchie assi di legno inchiodate rozzamente e disordinatamente dall'interno. Interno dal quale non proviene alcun suono o luce, apparendo anch'esso deserto. Tali informazioni incoraggiano il gruppo ad avvicinarsi ed entrare nel capanno ma, volendo avere le spalle coperte per ogni evenienza, essi optano per dividersi. Mentre Karak e Tiresio si avviano furtivamente verso la struttura, perciò, Goldrick e Lucien rimangono invece nascosti tra i bassi alberi del frutteto, in una posizione dalla quale possono avere una buona visuale sia dell'edificio che del sentiero intrapreso dai mezzadri. Dawnarn, intanto, viene inviato dal warlock proprio nella direzione nella quale i contadini si sono allontanati in modo da provare a seguirne gli spostamenti. Il bardo e il ladro si lasciano pertanto alle spalle il frutteto e, raggiungendo il capanno proprio al confine tra il frutteto stesso ed un vigneto adiacente, si avvicinano al suo ingresso. Nel farlo, oltre a notare le finestre malmesse e ostruite dalle assi dalle quali non filtra alcun suono o luce, realizzano come il breve sentiero fangoso che porta all'edificio sia caratterizzato dalla presenza di impronte piuttosto recenti. Impronte alquanto numerose che procedono in entrambe le direzioni e che paiono appartenere agli stivali di un uomo di media stazza e statura. Non potendo fare a meno di riflettere su come ciò sia apparentemente in contrasto con quanto detto dal mezzadro, i due proseguono fino ad arrivare alla porta della struttura. Questa, originariamente a due ante ma adesso ad anta singola dopo che la parte destra è stata grossolanamente inchiodata, è chiusa con un lucchetto arrugginito. Mentre Tiresio controlla i dintorni facendo da palo per rilevare l'eventuale indesiderato arrivo di qualcuno, Karak non ha difficoltà a scassinarlo, realizzando tra l'altro come esso sia stato oliato da poco. Cercando sempre di essere il più furtivi possibili, la coppia entra quindi a quel punto nel capanno richiudendo la porta dietro di sè e trovandosi di fronte un luogo buio in assoluto disuso e abbandono. Il pavimento di assi di legno e terra, polveroso, vecchio e in più punti danneggiato, è costellato di pezzi e frammenti di casse, botti e semplici mobili di legno sparpagliati caoticamente e lasciati in quel luogo a marcire. Le pareti, così come il soffitto che sovrasta la piuttosto grande stanza in cui si ritrovano, sembrano reggersi a mala pena in piedi, sfasciati in diverse parti e intrisi di un'opprimente umidità. Soffitto tappezzato da grandi e penzolanti ragnatele e rappresentato dal sotto tetto che si trova a circa 5 metri di altezza ed anche, sebbene solo in circa metà dell'ambiente, da un pericolante soppalco intermedio, ora vuoto ma un tempo probabilmente adibito allo stipamento di ciò che veniva raccolto nei campi vicini. Alcune pareti divisorie nella stanza sono crollate e cadute a terra rivelando due piccoli scompartimenti simili a sgabuzzini pieni di altre macerie, resti di oggetti in legno e qualche vecchio utensile arrugginito ma un terzo ambiente, un pò più grande degli altri, resta ancora diviso dalla stanza mediante un passaggio privo di porta. Dopo una prima rapida occhiata a tutto ciò, nelle tenebre che li circondano e che complicano la visuale di Karak, l'attenzione dei due è comunque attirata da qualcos'altro. Al centro della stanza principale, infatti, vi sono raggruppate 7-8 botti dall'aspetto intatto e in buone condizioni. E lo stesso, sebbene lì le botti siano 3, vale per il terzo ambiente. Volendo indagare più approfonditamente in proposito senza perdere tempo, i due si dividono per ottimizzare i tempi. Così mentre il ladro apre alcune delle botti della stanza principale rivelando il contenuto maleodorante come mosto e scarti di uva marcia e in decomposizione, il bardo ispeziona attentamente l'altra piccola stanza. In essa, decrepita e cadente come il resto del capanno, individua però due anelli di ferro, dall'aspetto non altrettanto vecchio e poco consumato, affissi ad una delle pareti ad un'altezza di poco superiore al metro. Tiresio impiega soltanto pochi istanti a comprenderne l'unico possibile utilizzo. Quello, cioè, di fungere da aggancio per delle corde o delle catene le quali, però, sono assenti. Gli anelli tuttavia, oltre a essere scalfiti e rigati internamente, hanno su di sé un sottile strato di olio suggerendo di essere stati manutentuti nei giorni precedenti. Inoltre, il pavimento ai loro piedi sembra essere stato recentemente e volutamente spazzato, provocando un rimescolamento dello strato di polvere e terra su di esso. "Il doppelganger potrebbe aver tenuto qui Miria ma...avremmo bisogno di una prova schiacciante...", riflette il bardo a quel punto, prima di decidere di aprire una delle botti lì presenti, nello specifico una rotolata a terra che ha lasciato dietro di sé una scia di liquido rosso scuro, maleodorante e appiccicoso. Come quella aperta da Karak, essa rivela al suo interno la presenza di scarti di uva in avanzato stato di decomposizione, responsabili della strana sostanza colorata riversatasi sul pavimento. Ritenendo con disappunto di aver controllato tutto ciò che poteva senza averne ricavato granché e non avendo più nulla da approfondire, Tiresio si riunisce quindi al lucertoloide con l'intento di ragguagliarlo ma quando lo fa rimane stupito della scoperta del compagno. Questo, infatti, tra il mosto e gli scarti puzzolenti che generano in lui un senso quasi di nausea, è riuscito comunque a scorgere qualcosa di strano, estraendolo e porgendolo al bardo. Quello che pare cioè, una sorta di strano tessuto semitrasparente, molliccio e appiccicoso che tende a sfaldarsi al contatto. Pur realizzando come esso abbia in parte assorbito la colorazione rossastra degli scarti nei quali è stato immerso mutando quindi il proprio reale aspetto e tinta, i due non hanno dubbi sulla sua natura. "E' la pelle del doppelganger...", esclama Tiresio. "Eh, già!", replica Karak con un sorriso compiaciuto, "Abbiamo trovato il suo...rifugio, credo". "Tuttavia", aggiunge il bardo, "ho la sensazione che abbia fatto piazza pulita con l'intenzione di non tornare...almeno per un pò...". A quelle parole, i due iniziano pertanto a cercare altri indizi che possano avvalorare quell'ipotesi. Nel frattempo, all'esterno, dopo una lunga serie di tuoni e fulmini che illuminano e riecheggiano nella notte, un'intensa pioggia inizia a cadere sui campi. Mentre Goldrick e Lucien, impassibili, continuano a rimanere nascosti tra le piante nonostante l'acquazzone, Dawnarn avvista uno dei contadini armato di lanterna tornare indietro lungo il sentiero. Il paladino e il warlock decidono comunque di aspettare e vedere cosa fa l'uomo prima di avvertire gli altri o agire, sebbene il mezzelfo invii il proprio corvo ad appollaiarsi su uno dei davanzali delle finestre in modo, se necessario, da avvisare velocemente della cosa Karak e Tiresio. Rimanendo immobili e in silenzio tra la vegetazione sempre più fradicia, tuttavia, i due scorgono il mezzadro superare il capanno ed affacciarsi all'imbocco del frutteto sollevando la propria lanterna per farsi un pò di luce. Tra l'adesso forte scrosciare della pioggia, lo vedono scrutare tra le file di alberi alla ricerca di qualcosa e poi borbottare "Al diavolo Mart e le sue dimenticanze! Non farò il suo lavoro sotto questo diluvio! Che torni a prenderli lui quei maledetti sacchi di mele! Dovunque li abbia lasciati, è il suo compito!!", prima di andarsene da dove è venuto accelerando il passo e tentando invano di coprirsi la testa con un braccio dall'acqua incessante. Tirando un sospiro di sollievo per il falso allarme e per essere passati inosservati, Lucien e Goldrick, pur vedendo scomparire in lontananza la lanterna del contadino, decidono comunque di far sbrigare i loro compagni nelle operazioni di investigazione. Così, se il paladino rimane nascosto nel frutteto a fare da vedetta, il warlock si muove furtivamente per raggiungere i due e, in pochi passi, si unisce a loro all'interno del capanno. Dopo averli quindi spronati a velocizzare l'indagine ed essere stato ragguagliato su quanto da loro scoperto, il mezzelfo fornisce loro il suo apporto nell'ultima fase delle ricerche, concentrandosi a sua volta nell'ambiente in precedenza controllato da Tiresio, convinto che lì vi possa essere dell'altro. Mentre lo scrosciare e il rumore della pioggia che picchia sul tetto del capanno si fa via via più intenso e quasi assordante, il bardo e il ladro spostano anche le altri botti della stanza principale per verificare che sotto di loro e al loro interno non vi sia altro di interessante e Lucien esamina con grande attenzione il pavimento intorno e ai piedi degli anelli di ferro, scorgendo alla fine, parzialmente nascosto dalla polvere e dalla terra, un capello umano. Estraendolo e cercando di ripulirlo alla bell'e meglio, nota come esso sia di media lunghezza e dal colore castano chiaro. Le stesse caratteristiche avute dalla chioma di Miria. Tornato dagli altri e mostrato il capello, i tre si lanciano occhiate compiaciute ma non del tutto soddisfatte. Pur costituendo una prova importante, infatti, quell'unico capello rappresenta l'ennesima prova soltanto indiziaria e oltretutto facilmente confutabile da loro rinvenuta, per nulla schiacciante come speravano. Inoltre, seppur consci di aver trovato a quel punto un'ulteriore prova a conferma del fatto di aver scovato il rifugio dove il doppelganger ha tenuto prigioniera la povera Miria, essi non possono dire di aver compiuto degli effettivi passi in avanti nella risoluzione del caso e nella cattura del mutaforma, a maggior ragione se quest'ultimo ha abbandonato veramente quel luogo. Perciò, dopo aver constatato come anche sotto le botti nella stanza principale non vi sia altro che delle scie rossastre sul terreno create dalle perdite dei liquami di scarto dell'uva ed essersi resi conto che la pioggia sta iniziando a filtrare e colare copiosamente dal soffitto decrepito, i tre decidono di lasciare il capanno ritenendo di aver concluso le indagini. Prima, però, essi ispezionano velocemente una grande cassa sigillata e collocata in un angolo dell'edificio e in buono stato che attira per ultima la loro attenzione. Grazie alle abilità di scassinatore di Karak, riescono ad aprirla rivelandone il contenuto fatto di abiti. Abiti semplici da contadino e popolano, in relative buone condizioni seppur usurati e un pò trasandati, sia maschili che femminili. Riflettendo su ciò e ipotizzando possano trattarsi dei vestiti usati forse dal doppelganger nei suoi travestimenti, essi decidono di strapparli e tagliarli, riducendoli a brandelli. In questo modo sperano di ottenere una qualche tipo di reazione dal mutaforma, una reazione che possa magari farlo sentire braccato e indurlo all'errore così da venire da loro scovato e catturato. O che possa semplicemente farlo imbestialire. "Sarebbe comunque un passo in avanti per noi!", esclama sorridente il ladro guardando il lato divertente e mezzo pieno della cosa, "Ammesso che questi abiti siano realmente suoi...Non possiamo fare molto altro...Ma oltre a questo voglio lasciargli qualcos'altro...", aggiunge infine estraendo la propria lama ed iniziando ad incidere le assi malmesse della parete soprastante la cassa. Sotto lo sguardo sorpreso di Tiresio e Lucien, egli scolpisce il fragile e umido legno fino a tracciare una scritta a grandi lettere. "So cos'hai fatto". "Ecco", conclude soddisfatto, "così saprà con certezza che qualcuno è stato qui e l'ha scoperto. Sono proprio curioso di vedere come reagirà...". A quelle parole, dopo che anche Lucien decide di lasciare all'interno della cassa e sopra i resti dei vestiti un frammento di pergamena con la stessa scritta, i tre si apprestano a lasciare il capanno. Proprio in quel momento, tuttavia, un tonfo sordo di qualcosa di pesante che urta la parete settentrionale dell'edificio li fa trasalire. Non emettendo un fiato, essi rimangono immobili nell'oscurità e pronti a reagire a qualunque evenienza mentre il mezzelfo invia Dawnarn lungo il perimetro del capanno per cercare di capire di cosa si tratti. Quando un paio di minuti più tardi il corvo torna dal padrone avvisandolo di come si sia trattato solamente di un grosso ramo di un albero stroncatosi e caduto addosso alla parete a causa del forte temporale, i tre possono tirare un sospiro di sollievo. Così, senza indugiare oltre, Tiresio, Lucien e Karak abbandonano finalmente l'edificio riunendosi a Goldrick. Poi, sgattaiolando rapidamente e furtivamente tra il fango e la vegetazione del frutteto mentre la pioggia non accenna a placarsi, il gruppo, scortato di nuovo dall'alto da Dawnarn su ordine di Lucien e notando come fortunatamente non vi sia ormai più traccia dei mezzadri, raggiunge la strada adaciente i campi e da lì, affrettando il passo, si reimmerge nel Quartiere Povero. Compiendo lo stesso tragitto dell'andata, essi attraversano gran parte di una Sturben deserta, buia, fredda e zuppa d'acqua fino al Grande Mercato. Entrati nella galleria interna di quest'ultimo, i quattro possono finalmente prendersi un pò di tempo per ripararsi dalla pioggia, asciugarsi e parlare. Perciò, appartatisi in uno dei tanti stretti vicoli laterali del mercato, comunque piuttosto frequentato nonostante l'ora e il tempo atmosferico, si prendono qualche minuto per informare anche Goldrick di quanto scoperto e riflettere. "In definitiva abbiamo trovato un punto di contatto con gli spostamenti del mutaforma, tracce piuttosto importanti per noi ma per la Milizia ci vorrebbe ben altro...", osserva il paladino dopo essere stato messo al corrente di tutto. "Niente altro che...scie, vere e proprie scie del doppelganger e di Miria, appena riscontrabili...come quelle lasciate dal mosto sul pavimento del capanno...", aggiunge Lucien pensieroso e un pò deluso, "Scie che ci guidano verso il nostro nemico e che ci mettono appunto sulla sua scia ma nulla in grado di farci capire realmente chi sia, dove si trovi e cosa stia tramando...". "Di sicuro ha quasi sicuramente lasciato quel rifugio", interviene Tiresio scrollandosi di dosso l'acqua che impregna il suo mantello, "e quelle botti, oltre che a nascondere i resti delle sue mute, secondo me servono anche per coprire gli odori di quel posto. C'era qualcosa lì che lui non voleva sentissimo e il mosto doveva mascherarne il profumo...o il fetore...e se nemmeno Karak ha sentito nulla il doppelganger ha ottenuto quello che voleva". La smorfia del lucertoloide in proposito vale più di ogni parola e il gruppo opta a quel punto, visti gli sviluppi, per virare sull'altra valida pista in loro possesso. "Non è stato comunque un assoluto buco nell'acqua anche se è vero che speravamo decisamente in qualcosa di meglio...", ragiona Lucien, "Adesso, tuttavia, direi di procedere sull'altra...scia, o meglio, pista che abbiamo, augurandosi che sia più positiva di quella che abbiamo appena approfondito". "Per trovare la sostanza che cerchiamo, però, dobbiamo per forza di cose andare al Mercato Nero", interviene Tiresio, "e per farlo dobbiamo aspettare la mezzanotte". "E la aspetteremo, o meglio, la aspetterete qui", precisa Goldrick, "io invece tornerò subito alla locanda. Non sono tranquillo nel lasciare troppo tempo da sola Raina. Quando avrete finito ci raggiungerete lì". L'annuire convinto degli altri a tali parole stabilisce quindi i prossimi passi del gruppo e alla luce di ciò, senza indugiare, il paladino si divide da loro salutandoli e incamminandosi verso "L'Ultimo Braciere". Percorrendo a passo svelto e sotto un acquazzone notturno sempre più violento le vie cittadine vuote, buie e piene di pozzanghere e rivoli gonfi d'acqua, Goldrick raggiunge in pochi minuti la locanda. Quando però entra nella sala comune piuttosto affollata e chiassosa, di Raina non vi è traccia. Il tavolo al quale il gruppo l'ha lasciata infatti è vuoto, eccezion fatta per un piatto sporco e un boccale di birra quasi finito. Preoccupato, il paladino chiede delucidazioni ad Anya prima ed Eike poi, ricevendo in risposta come la cantastorie si sia portata al primo piano, presumibilmente nella propria stanza, soltanto qualche minuto prima dell'arrivo di Goldrick. Non del tutto rassicurato da tali parole, egli decide di controllare di persona le condizioni della ragazza e così imbocca le scale per il piano superiore, lasciandosi alle spalle il brusio e il piacevole tepore della sala comune. Arrivato nel corridoio deserto e poco illuminato del primo piano, egli si avvicina immediatamente all'esterno della porta della camera della giovane ma quando lo fa, un attimo prima di bussare, un tonfo sordo giunge al suo orecchio dall'altro lato dell'uscio. Qualcosa di pesante, o qualcuno, deve essere caduto sul pavimento di legno. Ancor più preoccupato e temendo il peggio, a quel punto il paladino non esita nemmeno un istante nello sguainare la propria spada e nello spalancare la porta con un movimento quasi unico, pronto a reagire a qualunque cosa possa pararsi di fronte a lui. Tuttavia, ciò che si trova di fronte è solo Raina che, sbalordita e indispettita, lo apostrofa energicamente mentre tenta di coprirsi con un abito il busto scoperto e nudo. "Goldrick!!", gli urla quasi contro, "Che cosa fai? Non posso nemmeno cambiarmi in pace? Esci immediatamente da qui!!". Il paladino, lanciando delle veloci occhiate all'interno della stanza, comprende l'equivoco. La ragazza si trova infatti in un angolo della camera, di fronte ad un tavolo con una bacinella di acqua e degli asciugamani. Ai suoi piedi, caduto a terra, uno stendiabiti in ferro battuto mentre, appoggiato e steso sul letto, il vestito indossato dalla giovane fino a poco prima. "Oh, scusami. Scusami davvero, non volevo!", esclama il paladino visibilmente imbarazzato, distogliendo lo sguardo e girandosi indietro verso la porta, "Ho sentito un rumore e temevo che...Non ho visto nulla, comunque...". "Va bene, va bene", replica un pò arrossata in volto Raina, "ma ora vattene, lasciami finire di cambiarmi". Annuendo e cercando di darsi un contegno, Goldrick esce quindi dalla stanza senza voltarsi, richiudendo l'uscio dietro di lui. Qualche attimo di attesa più tardi, ed è Raina che, cambiata d'abito, apre nuovamente la porta raggiungendolo nel corridoio. Goldrick si scusa di nuovo ma la ragazza minimizza l'accaduto. "Ero venuta qui nella mia stanza per rinfrescarmi e cambiarmi, ed ho urtato lo stendiabiti per sbaglio facendolo cadere. Era quello il rumore che hai sentito. Non preoccuparti, è stato soltanto un incidente", lo rassicura con un mezzo sorriso a sua volta un pò imbarazzato, "Non ci conosciamo da molto in fondo ma penso di aver capito che tipo di persona tu sia. Non credo faresti una cosa del genere volontariamente. Pertanto, scuse accettate. Piuttosto, dove sono gli altri?". "Devono sbrigare una faccenda, ci raggiungeranno più tardi", spiega il paladino. Il cenno di assenso della cantastorie rasserena l'atmosfera tra i due prima però che sia la ragazza stessa a porre una nuova domanda. "Suppongo che tu voglia vedere la scaglia, dico bene? Hai detto di temere per la mia incolumintà, perciò...". "Si, certo", conferma Goldrick estraendo a sua volta la propria squama da una tasca. Dopo che anche Raina fa lo stesso mostrando la sua, entrambi si sentono abbastanza tranquilli per cambiare completamente argomento in uno decisamente più leggero. "A questo punto, visto che dobbiamo aspettare gli altri, potremmo approfittarne per tornare di sotto e bere qualcosa...", propone il paladino. "Molto volentieri, ne ho proprio bisogno...", concorda la giovane seguendo quindi l'uomo di mezz'età nella sala comune. Intanto, al Grande Mercato, Lucien, Tiresio e Karak attendono con pazienza la mezzanotte facendo un giro per le bancarelle e le botteghe della galleria. Alla fine l'ora giunge e i tre, senza dare nell'occhio ai comunque piuttosto numerosi presenti e con Dawnarn adesso richiamato e appollaiato sulla spalla del warlock, si portano nel vicolo dove si trova l'ingresso che conoscono per il Mercato Nero. Notando alcuni dei soliti individui nascosti sulle balconate sopraelevate del vicolo intenti a sorvegliare i visitatori del mercato sotterraneo, essi non se ne curano troppo, avvicinandosi al muro settentrionale ed effettuando il procedimento mostrato loro da Ksenja per farsi aprire l'accesso segreto. Una volta compiuto, dall'altro lato della parete una voce femminile ovattata pone loro la fatidica domanda ed essi rispondono, senza indugio, "Il Re Cremisi, solo e soltanto lui". Il rumore di ingranaggi che scattano e si muovono e quello della pietra che scorre con pesantezza su altra pietra, precedono l'apertura del varco buio di fronte a loro. Varco che essi imboccano in silenzio, rivolgendo poi un abbozzato cenno di saluto alla donna incappucciata che si trova poco oltre e che, al loro passaggio, richiude la parete alle loro spalle. Avvolti dall'oscurità, dal silenzio e da un freddo crescente, i tre prendono quindi a scendere le ripide scale di pietra che si trovano davanti, passo dopo passo, minuto dopo minuto. Fino a quando, al termine di una lunga discesa, raggiunto il pianerottolo e superata l'arcata a loro già noti, essi non si affacciano finalmente nel tenebroso, bisbigliante e circospetto Mercato Nero sotterraneo.

Personaggi con cui si ha interagito

Anya, Eike e Raina
Campaign
La Valle delle Foglie Cadute
Protagonists
Goldrick Olzanik
Karak
Tiresio
Data Rapporto
05 Nov 2025
Luogo Primario
Related Characters

Commenti

Please Login in order to comment!