Sessione 65 - Una pista alla volta
I Protagonisti ragionano sul da farsi...
General Summary
Turbato e preoccupato dalle implicazioni delle due lettere dei Golofkin recapitate a Raina ed agli Janowitz e pensieroso riguardo gli eventi, le rivelazioni e le scoperte delle ultime ore, il gruppo riflette sui suoi prossimi passi. Prima, però, cerca di spiegare alla cantastorie la pericolosità della sua situazione raccontandole il coinvolgimento in essa dei Golofkin. "No, non è una bella notizia", le risponde Tiresio, guardandola ancor più seriamente, "La famiglia Golofkin, a quanto abbiamo scoperto, dovrebbe essere la responsabile di ciò che è successo a Villa Anchev. La creatura che ti ha ferita dovrebbe essere una di loro...". Un'espressione di stupore, incredulità e timore appare a quel punto sul volto di Raina che scruta uno per uno i quattro seduti al tavolo intorno a lei come in cerca di ulteriori spiegazioni. Intuendo le molte domande che devono vorticare nella mente della ragazza, Lucien prende la parola raccontandole gli ultimi avvenimenti pur senza scendere troppo nei dettagli. Il finto suicidio di Miria e il frammento di gioiello rinvenuto nel giardino degli Janowitz mentre invece non accenna a quanto rivelato al gruppo da Sonya e Vladimir riguardo agli eventi di dieci anni prima, descrivendo il complotto in atto ordito dai Golofkin come una faida tra famiglie senza altri obiettivi che non siano genericamente il potere e l'influenza. Conclusa la spiegazione, il silenzio nel quale sprofonda la cantastorie è angosciato e carico di tensione. Ancora una volta, Tiresio interviene per rendere il concetto più chiaro, senza giri di parole. "Sei in pericolo, Raina", afferma, "sei una testimone scomoda e, per questo, un bersaglio da eliminare. Crediamo che ti abbiano invitata proprio per questo". Lo sguardo che la giovane gli rivolge in quel momento, tuttavia, è più determinato che impaurito. "Bè...lo sapevo, no?", esclama, mettendo da parte la paura e tornando di colpo in sè dopo aver riflettuto su quanto appreso, "Sapevo di essere in pericolo. Me l'avevate già detto e, in fondo, sono qui proprio per questo. Adesso però so chi sono a volermi morta...e so chi ha preso il violino di mio fratello. Me lo riprenderò e come vi ho già detto...gliela farò pagare per avermi quasi ammazzata!!", concludendo poi, dopo una leggera pausa, "Quindi come dovrei comportarmi? Accettare comunque l'invito? Scommetto che avete già qualcosa in mente...". Notando a quelle parole quello che sembra un accenno di sorriso compiaciuto da parte di Karak sotto al suo cappuccio, Lucien risponde alla ragazza. "Ancora non abbiamo un piano preciso ma l'intenzione è quella di rifletterci. Adesso.", inizia, guardando anche gli altri uno ad uno, "Di sicuro dovremmo organizzarci fin nei minimi dettagli. Abbiamo a che fare con un nemico astuto e calcolatore, capace anche di improvvisare se necessario. Un nemico che ha già una chiara e definita strategia in mente se invita le sue probabili vittime nella sua stessa dimora". "Si ma...quale strategia? E quali vittime di preciso?", domanda Tiresio, dando voce ai pensieri di tutti. A quel punto, pur alla presenza di Raina che comprende comunque solo in parte i loro discorsi non essendo al corrente della totalità degli aspetti coinvolti, i quattro, ammettendo definitivamente come veritiere le ultime informazioni fornitegli dagli Janowitz, iniziano a discutere su come agire, cosa aspettarsi e come reagire ad ogni possibile evenienza. Ponderando svariate opportunità d'azione da parte dei Golofkin e con esse svariati conseguenti scenari, essi tentano di stabilire un piano efficace. Di fronte però a quella che si rivela essere una vera e propria miriade di possibilità, alla fine optano per la strada, seppur sulla "difensiva", che ritengono più fattibile. Cercare di individuare cioè il probabile prossimo bersaglio in modo da proteggerlo e sventare così le intenzioni dei Golofkin. Tuttavia, anche in questo caso il ventaglio delle eventualità si rivela piuttosto ampio, svariando dalla possibilità che l'intera famiglia Janowitz sia in pericolo a quella dell'esclusione di Gavril dalle probabili vittime per le sue presunte, plausibili e tutt'ora comunque non assolutamente certe questioni di "sangue" da poco rivelate, a quella infine che possa essere il gruppo stesso il prossimo bersaglio. "Rispetto alle prime battute di questa faccenda mi pare che il modus operandi dei nostri avversari sia cambiato", asserisce Lucien abbassando la voce e facendosi in avanti sul tavolo, "è più diretto adesso. Forse si sentono braccati o forse siamo entrati in un'altra fase del loro piano. Potrebbero volere adesso lo sterminio degli Janowitz più che la loro distruzione...sociale, per così dire. Per concludere la loro opera. Oltre all'uscita di scena di Raina, ovviamente. O potrebbero voler puntare a noi, che li abbiamo infastiditi e quasi fermati a Villa Anchev. Ormai sanno della nostra esistenza anche se non conoscono i nostri volti...". Mentre gli altri si immergono a quel punto in una lunga ma non proficua discussione nella tranquillità e nel piacevole tepore della sala comune, Goldrick, istintivamente, si ritrova invece a ripercorrere con la mente il loro ultimo incontro con gli Janowitz e in particolare le condizioni di Vera. Le occhiaie della donna, il suo probabile mal di testa, la sua spossatezza in generale e il grande sforzo che ha dovuto fare per interagire diplomaticamente con loro conclusosi poi con il crollo finale all'apertura della lettera, continuano ad occupare i pensieri del paladino come un chiodo fisso. E ciò, dopo svariati attimi di riflessione, lo porta a dare definitivo credito alla prima impressione e deduzione che aveva avuto nel vederla. La nobildonna, con molta probabilità, deve aver avuto un'esperienza simile alla sua. Un sogno, o meglio, un incubo che l'ha profondamente turbata, togliendole il sonno e il riposo. "Vera", esclama quindi Goldrick interrompendo improvvisamente gli altri nei loro discorsi, "Vera Janowitz. Il prossimo bersaglio potrebbe essere lei". "Effettivamente", interviene a quel punto anche Raina volendo dire la propria, "tra lei e il marito anch'io sceglierei lei come obiettivo. Mi sembra quella un pò più debole caratterialmente...". La richiesta di spiegazioni da parte dei compagni costringe il paladino ad argomentare la sua teoria oltre all'idea della cantastorie, esponendo come secondo lui probabilmente la capacità di lettura della mente dei doppelganger, passata inosservata in lui e nella donna, possa aver creato volutamente anche degli effetti collaterali come appunto l'incubo che i due hanno patito. Sentendo tali parole, Lucien si trova però in disaccordo. Non solo perchè a quanto detto da Tiresio tale abilità dei mutaforma non dovrebbe generare alcun effetto collaterale ma anche perché il mezzelfo ricorda a quel punto di aver letto in passato di un incantesimo molto potente in grado di plasmare i sogni altrui, rendendoli incubi capaci di tormentare psicologicamente le vittime, provocando in loro spossatezza e privandole tra l'altro del sonno a breve termine. "Si tratta di un incanto particolarmente complicato oltre che potente. Deve essere stato utilizzato quello senza alcun dubbio, anche se per averne conferma definitiva potremmo chiederlo alla diretta interessata", conclude il warlock dopo aver esposto con certezza la propria deduzione, "La cosa, comunque sia, oltre a confermare la risolutezza e l'abilità dei nostri avversari, ci dice anche che l'attacco continua ad essere studiato e compiuto nei minimi dettagli. I prossimi bersagli potremmo essere veramente noi e Vera...". Sempre più turbati nell'accettare quella spiegazione, i quattro, sotto lo sguardo incuriosito e sempre più confuso di Raina, riprendono dunque a discutere su come agire anche alla luce di ciò, valutando quindi l'opportunità, come già accennato anche agli Janowitz, di sostituirsi sì a loro ma in particolare a Vera piuttosto che a Vladimir in occasione del ballo a Villa Golofkin. Tiresio, inoltre, ventila la possibilità, accettata dalla cantastorie, di accompagnarla alla festa fingendosi un bardo chiamato da lei stessa ad esibirsi in sua compagnia. "Un finto cantastorie, una finta Vera...", interviene Goldrick soppesando attentamente la situazione, "Io e Karak continueremo poi a fingere di essere le guardie private degli Janowitz. In questo modo potremo entrare tutti nella villa con identità diverse e non troppo sospette...". "Si, direi che potremmo fare così", esclama Lucien osservando i presenti annuire convinti, "Discuteremo dei dettagli più avanti ma a grandi linee il piano dovrebbe essere questo. Nell'immediato invece potremmo proseguire come ci eravamo ripromessi...". "I campi settentrionali", interviene Karak pregustando la cosa. "Si, i campi settentrionali vicini a Villa Golofkin", conferma Tiresio, "Aspettiamo la notte e poi andiamo a dare un'occhiata, passando dal Quartiere Povero per non attirare sguardi indiscreti. Dobbiamo essere cauti e furtivi. E se torniamo in tempo, stanotte possiamo anche seguire l'altra pista che abbiamo. La sostanza soporifera dallo strano odore...", aggiunge il bardo, ricordandolo ai compagni ma non parlando apertamente di fronte a Raina della necessità di svolgere tali indagini al Mercato Nero. "Nel frattempo, vista l'ora e la stanchezza", prende a quel punto la parola Goldrick, "sarebbe saggio riposare. Possiamo permetterci di farlo anche per tutto il giorno, l'importante è essere pronti prima del calar del sole". Ancora una volta, l'annuire di tutti, compresa la cantastorie vista la sua notte praticamente insonne, stabilisce l'imminente da farsi. "Un'ultima cosa", esclama però in quel momento Tiresio, abbassando la voce al di sotto del leggero brusio della sala e guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno li ascolti, "Visto che ci addentreremo ancor più in questa faccenda e che i rischi aumenteranno dobbiamo trovare un modo sicuro per identificarci. Un modo che ci faccia capire che siamo veramente noi, così da escludere che il doppelganger possa essersi sotituito ad uno di noi. E non basterà una parola d'ordine o qualcosa del genere poiché vi ricordo che quelle creature sono in grado di leggere le nostre menti". "Potremmo custodire ognuno di noi un oggetto, un piccolo oggetto, magari unico e particolare, da mostrarci a vicenda. Che ne dite?", propone Karak. "Sarebbe una buona assicurazione", osserva Lucien con il consenso degli altri, "e poi non mi viene in mente niente di meglio". Incoraggiato da tali parole, il ladro afferma quindi di poter procurare loro degli oggetti assolutamente unici, ossia delle scaglie. Scaglie di rettile sulle quali essi potrebbero poi incidere le proprie iniziali in modo da renderle ancora più uniche ed identificative. Mentre i compagni si dicono d'accordo ben comprendendo come le scaglie citate siano quelle dello stesso lucertoloide, tuttavia, Raina solleva il problema di dove Karak sia entrato in loro possesso ed egli, accampando come scusa quella di aver dato la caccia in passato a dei grandi rettili abitanti di una distante palude, pare riuscire a convincere la ragazza. Lucien, però, a differenza degli altri seduti al tavolo, coglie un'espressione della giovane che lo convince del fatto che ella sia in qualche modo al corrente o almeno sospetti della vera natura e aspetto di Karak e che stia soltanto facendo buon viso a cattivo gioco. Invaso dai dubbi e dal timore che non lo stia facendo per gratitudine e per rispetto di chi vuole rimanere celato ma piuttosto poiché ne ha vantaggio e temendo che Raina possa non essere chi dice di essere o che sia stata addirittura già sostituita dal doppelganger, il mezzelfo prova a ricordare in quale circostanza ella possa effettivamente aver visto Karak in faccia. Non riuscendo però a rimembrare alcun episodio in particolare, il warlock sta già iniziando a ragionare su come reagire al peggior scenario possibile quando, all'improvviso, proiettata su parte del loro tavolo e sul pavimento della locanda, proprio accanto a lui, l'ombra di Karak comincia a muoversi di sua spontanea volontà. Come se fosse una creatura autonoma e indipendente dal lucertoloide, essa pare rivolgersi direttamente al mezzelfo facendo dei gesti muti e abbozzati ma poi via via più fluidi e piuttosto comprensibili. Dapprima Lucien si guarda intorno nella sala realizzando con sollievo come nessuno dei comunque pochi avventori presenti, nè tantomeno Eike ed Anya, paiono essersi accorti di nulla e poi, notando come anche i suoi compagni siano troppo presi dalla conversazione per farlo a loro volta, si concentra su quei gesti cercando di interpretarli. Quelle che paiono due dita puntate sugli occhi seguono l'indicare la direzione di Raina e anticipano poi l'indicare Karak. Segni piuttosto inequivocabili del fatto che, a detta dell'ombra, la cantastorie deve aver visto il lucertoloide in qualche circostanza che lui non ricorda ma, al tempo stesso, segnale che la Raina di fronte a loro è quella reale e che si sta comportando così solo per rispetto del volere del ladro. Un elemento in più per fidarsi di una ragazza che, oltretutto, in virtù del desiderio di vendetta verso chi l'ha quasi uccisa e della riconoscenza che prova verso il gruppo per averla salvata, ha accettato di essere protetta da quest'ultimo e che, senza troppe ansie e incredulità pur avendo assistito ad alcuni di essi, continua a sentirlo parlare di strane creature e incantesimi surreali di cui praticamente tutte le altre persone avrebbero invece a dir poco sconcerto e timore. Se però da una parte quelle deduzioni di cui decide di fidarsi tranquillizzano Lucien grazie anche ad un atteggiamento dell'ombra di Karak che non trasmette per nulla tensione in quel momento, dall'altra lo focalizzano su ciò che ha generato tali deduzioni. L'ombra stessa ed i suoi movimenti liberi dalla volontà del lucertoloide. Seppur incredulo ma anche incuriosito per aver assistito a qualcosa di incredibile, trattandosi comunque di un fatto che riguarda un compagno e dal quale non percepisce alcun pericolo, decide di rimandare la questione ad un secondo momento quando vorrà parlarne con lo stesso Karak. Perciò il mezzelfo, mantenendo la sua consueta calma, ritorna con la mente a ciò che sta avvenendo al tavolo proprio mentre il ladro, armeggiando un pò, estrae alla fine cinque grandi scaglie verdastre da sotto il suo ampio mantello, distribuendole a ciascuno di loro, Raina compresa. In pochi minuti essi incidono le loro iniziali sulle scaglie, prendendole poi per sè. Una volta ultimato ciò, come stabilito, i cinque lasciano la sala comune per ritirarsi nelle loro stanze al primo piano. Qui, tuttavia, alla luce della situazione complessa nella quale si trovano e delle capacità del doppelganger, il gruppo decide di non lasciare la cantastorie da sola nella sua stanza, proponendole di riposare con loro. "Potrai usare il mio letto, io non ho bisogno di dormire per ora. Farò la guardia", afferma il ladro. La giovane, non particolarmente a disagio nel condividere la camera con quattro uomini e comunque decisamente più preoccupata per la propria incolumità, accetta pur raccomandandosi scherzosamente di mantenere una certa distanza da lei. Così, dopo essersi velocemente cambiata nella sua stanza, ella si presenta in quella del gruppo, accomodandosi sul giaciglio del lucertoloide. Anche gli altri fanno altrettanto preparandosi a dormire mentre Karak si siede su una sedia al centro della camera. Nel giro di pochi istanti, le luci delle candele vengono spente e Tiresio, Raina, Goldrick e Lucien possono finalmente riposare dopo una notte e una mattina a dir poco movimentate. Il ladro, dal canto suo, rimane vigile e in silenzio nella semi-oscurità dei pochi raggi del sole che filtrano dalle tende della finestra. Una veglia e un silenzio che durano fino al risveglio di Lucien, primo a destarsi, e poi di tutti gli altri. Quando Raina, ultima a svegliarsi, sbadiglia e si stira le braccia sedendosi sul proprio letto, manca poco più di un'ora al tramonto. Dopo che la ragazza, stropicciandosi gli occhi assonnati, si scrolla di dosso gli ultimi strascichi di appannamento rimembrando di essere nella stessa camera con quattro uomini e coprendosi quindi un pò con le lenzuola, questi ultimi le danno qualche minuto di tempo per vestirsi in privato per poi fare lo stesso. Una volta pronti, Karak propone di dirigersi al Grande Mercato. "Dobbiamo aspettare il buio per muoverci verso i campi dei Golofkin e manca ancora un pò", afferma, "Visto che avevo già intenzione di procurarmi una rete, perchè non andiamo a cercarla al mercato?". "Una rete? Per farci cosa?", gli chiede Tiresio curioso. "Se riuscissimo a prendere il doppelganger vivo non sarebbe poi così male, no? Potremmo avere diverse risposte da lui, oltre che il colpevole in carne ed ossa al quale anche la Milizia dovrà credere per forza di cose. Preferisco averne una a portata di mano. Una di quelle robuste. So maneggiarle bene e poi sono lo strumento migliore per catturare qualcuno", replica deciso il lucertoloide. Il consenso deciso degli altri, mosso soprattutto dalla realizzazione della necessità di prove concrete da fornire alle autorità per scagionare gli Janowitz visto quelle invece comunque solo indiziarie e facilmente confutabili di cui attualmente sono in possesso, da il definitivo benestare a Karak per l'acquisto. "Giusto", osserva Lucien, "non tralasciamo quest'aspetto per concentrarci esclusivamente sull'adempiere all'incarico affidatoci dagli Janowitz. Anzi, proprio per quest'ultimo sarebbe di fondamentale importanza consegnare alle autorità i veri colpevoli. In un colpo solo sventeremmo il loro complotto e riveleremmo la verità, riabilitando il nome dei nostri clienti e discolpando Alexandra e Magda, oltre che proteggere Raina". D'accordo anche su quel punto, il gruppo fa quindi per dirigersi al Grande Mercato e, dietro le insistenze della cantastorie che pretende di andare con loro almeno stavolta per non annoiarsi da sola alla locanda, permette anche alla ragazza di aggregarsi. Così, dopo che Tiresio, per sicurezza, le consegna uno dei propri capelli dicendole di tenerlo con sè in modo che lui possa parlarle e rintracciarla in caso le succedesse qualcosa e dopo che la giovane, seppur un pò disgustata, accetta comunque la cosa con fiducia e senza fare troppe domande, i cinque lasciano "L'Ultimo Braciere" salutando Eike ed Anya. In una Sturben nuvolosa e grigia illuminata debolmente e a sprazzi dagli ultimi raggi del tramonto, essi percorrono le piuttosto affollate strade lastricate nelle quali si allungano sempre più le ombre dei passanti, raggiungendo in poco più di quindici minuti la loro meta. Il Grande Mercato, come al solito, vibra di vita, mostrando anche in quell'ora del giorno il suo aspetto caotico e turbolento nonostante molte persone siano sul punto di abbandonarlo in vista della sera imminente. Senza indugiare, il gruppo si fa strada tra la calca nella zona interna della struttura in cerca della rete voluta da Karak mentre Raina, per la prima volta in quel luogo, si guarda intorno ammirando meravigliata le botteghe e le bancarelle che si affacciano sulla galleria del mercato. Cogliendo l'opportunità della distrazione della giovane, Lucien si avvicina in quel frangente al ladro, mosso dalla propria curiosità. "Non vorrei essere inopportuno ma...mi è sembrato di notare come la tua ombra a volte...si muova da sola...". "Si, è già capitato recentemente", risponde il lucertoloide con voce serena come se la cosa sia assolutamente normale o comunque non degna di particolare nota, "a Ritter e anche qui in città. Non so nemmeno io perchè succede sinceramente...ma non c'è nulla di cui preoccuparsi. Te ne avevo già parlato mi pare...". Ricordando come in effetti Karak abbia ragione, il warlock non può comunque fare a meno di porsi mille domande in proposito. Una più inquietante dell'altra. Tuttavia, il momento non del tutto appropriato per approfondire il discorso ma soprattutto l'assoluta tranquillità con cui il compagno ne parla, lo fanno propendere per non andare oltre, almeno per adesso, considerando anche come tale fattore, per quanto molto strano, rappresenti tuttosommato, alla luce di quanto avvenuto, un aiuto e non un ostacolo per loro. Così, senza perdersi in ulteriori conversazioni, Lucien, Tiresio, Goldrick e Raina si limitano ad accompagnare Karak nella sua ricerca tra le bancarelle finchè il lucertoloide non trova una rete da pesca rinforzata che fa al caso suo. Completato l'acquisto da un vecchio pescatore sdentato con la pelle bruciata dal sole, i cinque decidono di fare ritorno alla locanda. Con il sole ormai scomparso ad ovest e le prime luci delle lanterne che iniziano ad accendersi nel buio della sera che ora avvolge la cittadina, essi si lasciano alle spalle il Grande Mercato, che si è fatto nel frattempo meno affollato, rientrando a "L'Ultimo Braciere". La sala comune della locanda stavolta si rivela piena per ben più della metà della sua capienza, ospitando abitanti di Sturben e viandanti in un'atmosfera come al solito calma, accogliente, tiepida e pervasa dai piacevoli aromi dei piatti serviti. Cercando di non dare troppo nell'occhio, il gruppo accompagna Raina ad un tavolo vuoto dicendole di aspettarlo lì fino al loro ritorno a notte inoltrata. La ragazza, comprendendo come stavolta non possa seguirlo nel prosieguo delle indagini e di come sia inutile opporsi, non può che attenersi alla decisione presa dai quattro. Tiresio, in quel frangente, decide comunque di utilizzare la sua capacità di comunicare telepaticamente con il possessore del suo capello, ovvero Raina stessa, in modo da farle sentire la propria vicinanza. "Rimani qui, aspettaci e fai attenzione. Ti parlerò in caso di bisogno", sono le poche e chiare parole che le rivolge nella mente. Abbastanza perché lei riconosca la voce del bardo e lo fissi ammutolita e sbigottita. Tuttavia, la sua iniziale incredulità viene presto sostituita dalla sua solita espressione quasi rassegnata nel non poter comprendere con esattezza cosa sia accaduto e di cosa i membri del gruppo siano capaci. Espressione di chi accetta ormai la cosa fidandosi e senza porsi più domande al riguardo e comunque piuttosto serena nel momento in cui Tiresio le rivolge un sorriso tranquillizzante. Così, dopo essersi raccomandati di nuovo con Eike ed Anya sul tener d'occhio Raina, il gruppo lascia la locanda salutando le tre donne. Immergendosi quindi ancora una volta nelle tenebre delle strade cittadine, i quattro si dirigono come stabilito verso i campi settentrionali all'interno delle mura, seguiti stavolta da Dawnarn. Lucien, infatti, da a quel punto un ordine diverso al proprio famiglio e invece di farlo rimanere a controllare la locanda come fatto fino ad allora, opta per fare in modo che li sorvegli dall'alto durante i loro spostamenti. Pertanto, mentre il corvo volteggia obbediente nel nuvoloso cielo notturno sopra le loro teste, essi si spostano verso il Quartiere Povero da dove intendono poi proseguire verso nord-nord-est. Incontrando pochi e solitari passanti durante il tragitto, i quattro si muovono tra le flebili luci delle scalcinate abitazioni che a mala pena rischiarono le vie sempre più buie fino a raggiungere il confine settentrionale del quartiere, là dove esso confina con i campi e le coltivazioni. Proseguendo verso il cuore di quest'ultime, essi costeggiano una grande struttura in pietra di forma semicircolare costruita sul fianco di un basso colle confinante con il Quartiere Ricco. Riconoscendovi il noto anfiteatro a cielo aperto di Sturben, in quel momento comunque deserto e buio, essi si limitano ad osservarlo da lontano mentre percorrono una larga strada lastricata che li porta alla fine fin sul limitare dei campi. Notando come a circa un centinaio di metri di fronte a loro, verso est, vi sia Villa Golofkin, il gruppo decide di inviarvi Dawnarn per una veloce ricognizione. Ciò permette loro di avere un'idea più precisa dell'edificio che si rivela essere non particolarmente alto, seppur con la stessa affascinante architettura slanciata ed elegante tipica delle altre ville cittadine e illuminato da svariate luci e lanterne esterne che rischiarano un ampio e ben curato giardino circostante. In esso, diverse figure armate sembrano pattugliare la zona silenziosamente. "Pare che i Golofkin abbiano ingaggiato delle guardie private per la protezione della loro dimora...non è una buona notizia ma almeno non dovrebbero rappresentare un problema se rimaniamo a distanza curiosando nei campi...", osserva Lucien. "Non per stanotte...domani al ballo invece...", aggiunge Tiresio preoccupato. Gli sguardi che i quattro si scambiano a quel punto sono diffidenti e carichi di tensione ma alla fine essi decidono di rimandare ogni riflessione in proposito ad un altro momento più opportuno, concentrandosi invece sul vero motivo per il quale si trovano lì. Così, senza perdere altro tempo, lasciano la strada per inoltrarsi in un frutteto che la costeggia sul lato opposto rispetto alla villa. Nascosti tra la vegetazione piuttosto fitta e i bassi alberi, procedono furtivamente per qualche decina di passi verso nord in cerca di qualcosa che attiri la loro attenzione finchè non intravedono alcune luci muoversi nell'oscurità. Avvicinandosi ad esse di soppiatto e silenziosamente, realizzano trattarsi di alcuni mezzadri che, nonostante l'ora tarda e il buio, stanno finendo la raccolta di mele nel frutteto. Questi ultimi, infatti, dopo qualche minuto, mentre un vento sempre più forte inizia ad alzarsi intorno a loro, prendono in spalla alcuni sacchi pieni di mele e, senza aver notato il gruppo, si avviano alla luce delle loro torce verso un campo adiacente, ad est, dove si erge un capanno. L'intenzione del gruppo di seguirli lascia però subito il posto ad un'altra idea nel momento in cui odono un breve scambio di battute tra gli ultimi due contadini attardatisi rispetto agli altri. "Perchè non portiamo i sacchi all'altro capanno? E' più vicino...", chiede un giovane ragazzo per nulla voglioso di fare troppa fatica. "No", replica un uomo di mezz'età dalla postura ingobbita e gli abiti sporchi di fango, "l'altro capanno è abbandonato. Non viene usato più da anni...muoviti, si tratta soltanto di qualche passo in più...". A quelle parole, il gruppo cerca istintivamente con lo sguardo il secondo capanno di cui i due mezzadri stanno parlando, individuandolo, fatiscente e quasi del tutto coperto dalla vegetazione, ad una cinquantina di metri di distanza da loro. Ancora una volta, le occhiate che si lanciano valgono più di ogni parola. Se in quei campi vi è un luogo adatto per nascondersi, fare i propri comodi e tenere prigioniera una donna per diversi giorni, quel capanno abbandonato sembra essere perfetto per quello scopo.
Personaggi con cui si ha interagito
Raina, Eike e Anya
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Goldrick Olzanik
Karak
Tiresio
Data Rapporto
25 Oct 2025
Luogo Primario
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