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La Guerra delle Due Corone

La Guerra delle Due Corone fu un conflitto breve ma feroce che segnò per sempre i rapporti tra l'Impero di Velanthyr e il regno insulare di Aethelmark, lasciando una ferita profonda tra uomini ed elfi. Non fu solo una guerra di eserciti, ma di cuori infranti e orgogli feriti, nata da un amore proibito e alimentata dall'ira di sovrani troppo orgogliosi per cedere. Il re Aldred Danawulf I dell’Aethelmark e la principessa Ithraen Velanthir, prescelta dalla dea Nymeris come futura Empirea, si innamorarono contro ogni legge e aspettativa, sfidando il volere dell’Impero e mettendo a rischio la fragile pace tra le due nazioni.

Ciò che iniziò come una crisi diplomatica per la fuga dei due amanti si trasformò presto in una guerra aperta, con l’Imperatore Valerion che lanciò le sue armate contro le coste dell’Aethelmark, deciso a riprendersi la figlia e punire l’affronto subito. Fu solo quando Aldred riuscì a convincere gli altri regni umani a schierarsi al suo fianco che l’equilibrio di potere cambiò, costringendo l’Impero a ritirarsi per evitare un conflitto su due fronti.

La guerra durò pochi mesi, ma le sue conseguenze furono durature. Ithraen fu privata del suo titolo e bandita dall’Impero, mentre Aldred tornò nella sua patria, trovandovi una popolazione diffidente e una nobiltà indebolita. Da allora, la diffidenza tra elfi e uomini non ha fatto che crescere, e l’ombra di quella guerra aleggia ancora su Calendor, minacciando di riaccendersi alla minima scintilla.

Preludio

Il viaggio di Re Aldred Danwulf I nell’Aurelindor fu ufficialmente presentato come una missione diplomatica, ma le vere motivazioni del sovrano dell’Aethelmark erano più complesse. Da un lato, Aldred cercava di consolidare una fragile pace: i rapporti tra il suo regno e l'Impero di Velanthyr erano tesi, con dispute territoriali e attriti commerciali lungo le rotte fluviali che attraversavano entrambi i domini. L’Impero, con il controllo di snodi strategici e mercati chiave, esercitava una costante pressione economica, e Aldred sapeva che mantenere aperti quei canali era cruciale per la sopravvivenza e la crescita della sua terra. Dall’altro lato, il re nutriva sospetti profondi: temeva che Velanthyr, forte del proprio peso militare e spirituale, stesse tessendo trame per espandere la propria influenza sui regni umani confinanti. Il viaggio, dunque, non era solo un gesto di diplomazia, ma anche un’opportunità per osservare da vicino le mosse dell’Impero e misurare la portata del potere elfico.

Il primo incontro tra Re Aldred Danwulf I e la principessa Ithraen Velanthir avvenne durante le celebrazioni per la sua proclamazione a Empirea, nel cuore dell’Aurelindor, dove le radici di Aeloria intrecciavano il destino dell’Impero, nel mese di Tarshak dell'anno 987 EC . Ithraen, figlia dell'Imperatore Valerion, era stata scelta da Nymeris come sua erede spirituale, un segno divino che suggellava il suo ruolo futuro come imperatrice. La cerimonia fu un tripudio di luce e canti elfici, e Aldred, con la sua presenza austera e il portamento di un re guerriero, sembrava una figura fuori posto in mezzo allo splendore etereo dell’evento.

Fu proprio questa sua diversità ad attirare l’attenzione di Ithraen. Lei, cresciuta all’ombra dell’Albero Madre e avvolta nelle rigide tradizioni imperiali, trovò in quel re umano qualcosa di sorprendentemente sincero: uno sguardo saldo ma non arrogante, una voce ferma ma priva della condiscendenza che aveva conosciuto in molti nobili elfici. Aldred, dal canto suo, vide in Ithraen non solo l’Empirea venerata dal suo popolo, ma una giovane donna prigioniera del proprio destino, una scintilla di vita celata dietro il peso delle aspettative divine.

I loro incontri, inizialmente formali e sorvegliati, divennero sempre più frequenti. Nei giardini dorati dell’Aurelindor, lontani dagli occhi indiscreti della corte, condividevano riflessioni sul potere, sulla fede e sulla libertà. Aldred parlava delle terre selvagge di Aethelmark, del vento che sferza le scogliere e delle canzoni dei suoi antenati, mentre Ithraen raccontava della sua infanzia sotto l’ombra di Aeloria, delle notti passate a interrogarsi su cosa volesse dire essere più simbolo che persona.

La loro unione non nacque da un colpo di fulmine, ma da un'intesa profonda, fatta di parole sussurrate e sogni condivisi. Ithraen trovò in Aldred un uomo capace di vederla oltre il titolo di Empirea, mentre Aldred scoprì in lei una forza diversa, una fermezza silenziosa e uno spirito combattivo celato sotto la grazia elfica.

Sviluppo

Prigionia e Fuga

Quando Re Aldred Danwulf I e la principessa Ithraen Velanthir decisero di abbandonare l’Aurelindor per sfuggire al destino imposto dall’Imperatore Valerion, non erano soli. Al loro fianco vi era la scorta reale del Re — un pugno di guerrieri aethelman fedeli — e un gruppo di elfi dissidenti, devoti non all'Impero, ma alla volontà e alla libertà di Ithraen. La loro fuga, tuttavia, si rivelò un disastro. I boschi dorati dell’Aurelindor non erano semplici terre da attraversare: le radici di Aeloria si intrecciavano magicamente con i confini dell’Impero, e le pattuglie elfliche conoscevano ogni sentiero celato e ogni scorciatoia. Dopo giorni di inseguimenti e tentativi falliti di sfuggire ai loro carcerieri, il gruppo fu circondato e Aldred venne catturato, mentre Ithraen fu ricondotta forzatamente alla corte del padre.

La notizia della prigionia del re giunse rapidamente a Thalmaris e la reazione fu immediata. L’Aethelmark, vedendo nella detenzione del proprio sovrano non solo un affronto, ma una minaccia diretta alla propria sovranità, avviò febbrili trattative diplomatiche con l’Impero di Velanthyr. Tuttavia, Valerion non aveva alcuna intenzione di rilasciare Aldred: per lui, il re umano non era altro che un ladro che aveva tentato di sottrarre l’Empirea, un sacrilegio che non poteva essere perdonato.

Quando divenne chiaro che le parole non avrebbero riportato indietro il loro re, l’Aethelmark passò all’azione. Un contingente scelto — un’unità d’élite composta da veterani e soldati scelti— penetrò nell’Aurelindor con una missione chiara: liberare Aldred. Il piano fu audace e brutale. Evitando le grandi vie sorvegliate, si mossero attraverso le foreste meno battute, sfruttando la velocità e l’astuzia più che la forza bruta. Con un colpo di mano, riuscirono a raggiungere la prigione segreta dove Aldred era confinato e, dopo un breve ma feroce scontro con le guardie elfich, lo liberarono.

Così iniziò la Seconda Fuga. Aldred, Ithraen e i loro salvatori si ritrovarono nuovamente a fuggire, questa volta braccati non solo da pattuglie imperiali, ma anche da creature evocate dalle radici magiche di Aeloria, mandate per impedire alla principessa di lasciare il territorio dell’Impero. La fuga fu un tormento lungo giorni: si racconta che attraversarono fiumi dorati e campi avvizziti dalla magia, dormendo poche ore sotto le fronde silenziose e combattendo in notti senza luna.

Alla fine, all'inizio del mese di Mirtul il gruppo riuscì a raggiungere il confine tra l’Aurelindor e le terre umane del continente. dove un’armata Aethelman, schierata in attesa di uno scontro che pareva ormai inevitabile, accolse il loro re in salvo. Ithraen, tuttavia, non fuggì come una prigioniera liberata: scelse di attraversare quel confine consapevolmente, abbandonando il titolo di Empirea e la protezione del padre per unirsi ad Aldred e al suo destino. La battaglia di Thalendor che seguì segnò l'inizio della Guerra delle Due Corone.

La risposta degli Aurei

La risposta dell’Impero di Velanthyr fu rapida e implacabile. Con la furia cieca di Valerion, le schiere degli Elfi Aurei si riversarono ai confini dei regni umani, pronte a lanciare un assalto totale. Le loro navi, eleganti ma letali, solcarono le acque fino alle coste dell’Aethelmark, incendiando porti, bloccando rotte commerciali e seminando terrore tra le popolazioni costiere.

Re Aldred Danawulf I, rifugiatosi nei regni umani del continente, si trovava in una posizione precaria: impossibilitato a tornare nella sua patria, era un sovrano senza trono, ospite, e in parte prigioniero, dei suoi pari. I re umani guardavano con timore la crescente rabbia di Valerion, consapevoli che un gesto avventato avrebbe potuto scatenare un conflitto su larga scala, ma allo stesso tempo nessuno osava consegnare Aldred all’Impero: farlo sarebbe stato un tradimento inaccettabile nei confronti di un fratello sovrano.

Per quasi due mesi, le coste dell’Aethelmark furono teatro di schermaglie sanguinose. Le difese aetheling vacillavano sotto il peso dell’invasione elfica, e nel mese di Flamerule l’esercito di Velanthyr sembrava ormai pronto a sfondare le ultime linee di difesa, aprendo la strada verso il cuore del regno.

Fu solo allora che Aldred riuscì a spezzare l’indecisione dei suoi alleati. In un consiglio teso e decisivo, il re dell’Aethelmark li convinse che, caduto il suo regno, gli eserciti imperiali non si sarebbero fermati: le terre degli uomini sarebbero state le prossime a cadere. Con una mossa audace, le armate dei regni umani si mobilitarono, marciando unite verso il confine, pronte a varcarlo e a portare la guerra nel cuore dell’Aurelindor.

L’Imperatore Valerion, di fronte a questa inattesa dimostrazione di unità, comprese di aver sottovalutato la determinazione e la capacità di coalizzarsi degli uomini. La minaccia di un conflitto su due fronti — difendere il confine meridionale dagli eserciti umani e proseguire l’invasione dell’Aethelmark — era troppo grande, persino per l’Impero di Velanthyr. Così, con un ordine che fece tremare le sue schiere, Valerion ordinò la ritirata.

La Guerra delle Due Corone si concluse dopo pochi, devastanti mesi, ma le sue cicatrici rimasero profonde. I rapporti tra l’Aethelmark e l’Impero si incrinarono in modo irreparabile: il tradimento percepito da parte degli Elfi, la ferita dell’amore proibito tra Aldred e Ithraen, e il sangue versato lungo le coste e le foreste del confine posero fine a ogni illusione di alleanza duratura. Da quel momento, diffidenza e risentimento avrebbero segnato le relazioni tra uomini ed elfi, lasciando le Due Corone divise da una frattura che il tempo non avrebbe facilmente guarito.

Conseguenze

Le cicatrici della Guerra delle Due Corone non si limitarono ai campi di battaglia: le sue conseguenze si radicarono nei cuori e nelle menti di uomini ed elfi, alimentando un rancore che avrebbe segnato un’intera epoca.

La principessa Ithraen Velanthir, fulgida promessa dell’Impero e predestinata da Nymeris come futura Imperatrice, subì l’ira del padre, l’Imperatore Valerion. Con un decreto solenne, Ithraen fu privata del titolo di Empirea — un onore che la legava indissolubilmente alla volontà divina della Regina-dea — e bandita dall’Aurelindor. Ai suoi occhi non era più l’erede dell’Impero, ma una traditrice il cui amore aveva messo in pericolo l’intera stirpe elfica.

Re Aldred Danawulf I, liberato e tornato infine in patria, fu accolto come un sovrano vittorioso, ma non senza ombre. Il suo regno, pur risparmiato dall’annientamento, era giunto pericolosamente vicino alla catastrofe. I nobili dell’Aethelmark, pur rispettandolo, non dimenticarono mai che la guerra era scaturita da una questione personale: l’amore proibito per un’elfa. Ithraen, ora regina consorte, non venne mai davvero accettata alla corte di Glenholme. Diffidenza e mormorii la seguirono ovunque, e il suo sangue elfico fu sempre visto come una minaccia latente, un possibile legame con l’Impero che nessuno osava tollerare.

L’eco della guerra si rifletté sulla popolazione stessa. Nell’Aethelmark, la paura e il dolore si tramutarono in odio: gli elfi e i mezzelfi furono scacciati dall’isola, vittime di pogrom silenziosi o di fredda emarginazione. Anche i mezzelfi, nonostante il loro legame umano, vennero guardati con sospetto, le loro vite segnate dall’ombra di Ithraen e dall’orrore della guerra.

Nell’Aurelindor, la reazione fu speculare: nessun uomo dell’Aethelmark fu mai più il benvenuto tra le Terre Dorate. Le vie che un tempo univano il regno insulare all’Impero furono chiuse, e le antiche alleanze dimenticate. Per gli Elfi Aurei, gli uomini avevano osato alzare le armi contro il popolo eletto da Nymeris, e questa insolenza non sarebbe stata perdonata.

La frattura tra uomini ed elfi, apertasi con la fuga di Aldred e Ithraen, divenne una ferita profonda, mai veramente rimarginata. Ancora oggi, il risentimento serpeggia silenzioso tra le due razze, e basta poco perché il fragile equilibrio si incrini nuovamente. L’ombra della Guerra delle Due Corone si allunga sul presente, ricordando a tutti che l’amore di un re e la furia di un imperatore possono cambiare per sempre il destino di un mondo.

 

Presente (1028 E.C.)

Sono passati circa 50 anni dalla fine della Guerra delle Due Corone e la situazione non è cambiate in modo radicale. I rapporti fra gli Elfi dell'Impero di Velanthyr e l'Aethelmark sono sempre tesi ma la tregua siglata sembra reggere. Con l'ascesa al trono di Aldred Danawulf II, figlio di Aldred Danawulf I e della prima moglie, l'Aethelmark si è riaperto agli elfi che in alcuni casi sono timidamente tornati, spinti probabilmente da affari rimasti in sospeso o da affetti rimasti indietro. Anche l'impero, di riflesso, riprese ad accogliere gli Aethelman. Tuttavia il razzismo ed il risentimento rimangono ancora fortemente presenti e radicati da entrambe le parti.

Conflict Type
War
Battlefield Type
Land
Start Date
Aprile 987 EC
Ending Date
Luglio 987 EC

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