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La Cucitura Interrotta

La Storia di un Cantastorie Muto e della nascita dei Signori dell'Inferno

Nota del Trascrittore

C’è una storia che ho esitato a trascrivere, per timore più che per pudore. L’ho trovata in un luogo che non desidero nominare troppo spesso, ma che alcuni chiamano il Tempio dell'Incubo, nascosto nelle viscere di un monte che la cartografia ha dimenticato.

Era incisa su lastre sottili di pelle, non pergamena, e l’inchiostro sembrava mordere la superficie, anziché poggiarvisi sopra. L’aria intorno a quelle pagine sapeva di ferro, fuoco spento e gas velenosi. Nessuna data, nessun nome. Solo un simbolo inciso a fondo nell’ultima pagina: una lingua cucita con filo nero.

Vi avverto: non so dire se ciò che leggerete sia verità, mito o delirio di un’anima in pena. Ma suonerà familiare a chi, come me, ha visto certi occhi nei sogni. Io mi limito a trascrivere, parola per parola, il contenuto che vi si trovava.

Il resto... lo giudicherete voi.

"Che sia leggenda o confessione, ogni parola qui incisa fu scritta con mani tremanti e senza più voce."

La Cucitura Interrotta

In principio, quando gli dei camminavano ancora fra gli uomini e le correnti della magia scorrevano furiose in ogni angolo dell'universo, vi fu una lunga era di guerra tra gli uomini ed i loro più temibile nemico.

Un dio oscuro, Fomor, grande e contorto come un albero morto, signore di fuoco spento e giuramenti rotti, aveva combattuto contro gli uomini per secoli — ma questi gli avevano sempre tenuto testa, strenuamente e fino all'ultima goccia di sangue.
Così, Fomor cambiò strategia.

“Se non posso spezzare le loro spade, spezzerò le loro anime.”

Cominciò dunque a sussurrare. Offrì potere, conoscenza, amori proibiti, vendetta, ispirazione… parole, sempre parole. Ma le sue parole attecchivano. E gli uomini accettarono. Alcuni. I più soli. I più avidi. I più disperati.

E per impedire che lo tradissero dopo aver bevuto il suo veleno, Fomor tagliò loro la lingua, e al suo posto cucì un frammento della propria: nera, marcescente e... viva.

Con ogni nuova cucitura, l’uomo diventava qualcosa di diverso. Nacquero così i diavoli, i suoi servi.

Erano uomini una volta, ma ora portavano la voce del Signore degli Inferi, e la loro bocca non parlava più con verità o menzogna: parlava per lui. Ben presto i suoi agenti iniziarono a rapire e ingannare altri uomini: ormai non venivano corrotti solo i più abbietti ma anche i buoni che avevano la sfortuna di essere ingannati. Ed a tutti venne tagliata la lingua.

In un tempo successivo, ma sempre molto tempo fa viveva un cantastorie. Nessuno ricorda più il suo nome, tranne forse le rocce che ascoltano in silenzio. Egli aveva una moglie ed un figlio appena nato. Dopo appena tre giorni, i servi degli inferni vennero a reclamare il piccolo. Il Bardo provò a fermarli ma venne sopraffatto. Le forze del male erano soverchianti. Tuttavia non si arrese seguì i rapitori fino alla riva del lago vicino a dove abitava. Vedendo i demoni intenti ad attraversarlo a nuoto non esitò e si lanciò dietro di loro.

Ma presto le forze gli vennero meno e sprofondò. I suoi pensiero si aggrapparono con tutta la forza al piccolo appena nato e gli dei, con bieca malignità, accontentarono questo sue desiderio: il cantastorie si risvegliò all'inferno. Si ritrovò in una dimensione onirica e orribile, fuori dal tempo e dallo spazio. Lì, come al povero bambino, gli venne strappata la lingua. E poi gliene venne cucita un'altra, punto dopo punto.

Uno.
Due.
Tre.
Con ogni cucitura, lo scrittore sentiva i suoi pensieri svanire, sostituiti da comandi, sussurri, ordini innominabili. Quando il settimo punto stava per chiudere la trasformazione, accadde qualcosa di imprevisto: il pianto del bimbo distrasse il suo carnefice che dimenticò di applicare l'ultimo punto.

Lo scrittore era lì, privo di parola, ma non ancora completamente perduto. E nell’ombra, iniziò a strappare i punti, uno a uno. Con denti. Con unghie. Con preghiere mute. Con dolore che nessuna parola può contenere. Una strappato l'ultimo punto svenne e si risvegliò sulle rive del lago.

Da allora, si dice che egli vaghi nel mondo, nascosto tra i cantastorie, tra i monaci copisti e i mercanti di parole. Non parla mai. Scrive. Scrive storie che nessuno dovrebbe leggere. Storie come questa. Non chiede oro, né gratitudine. Solo che tu legga. Perché chi legge è ancora libero. Chi ascolta… forse no.

E forse, solo forse, nel raccontare questa storia, il Bardo cerca di ricordare chi fosse, prima che la lingua del Demonio tentasse di cancellarlo.

"E se mai nei sogni sentirete una voce sussurrarvi potere in cambio di parole, copritevi le orecchie.
Perché il filo è già pronto.
E le forbici affilate aspettano solo che voi diciate di sì."

Nota finale del trascrittore:
Ho bruciato il manoscritto originale dopo averlo copiato. Non per codardia, ma per necessità. Non posso garantire che rileggendolo non inizi anch’io a sentire… quella voce.

Type
Manuscript, Literature
Medium
Paper
Authors

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