Shevraar
Originario di Rendahl, città mercantile sulla costa meridionale del mare delle Gemme.
Figlio di uno dei più famosi fabbri della città, ha imparato da lui l’arte della forgiatura e a impugnare una spada. Sua madre era figlia di calzolai, la cui bellezza aveva catturato i cuori della gioventù della città. In molti si proposero a lei, ma solo suo padre, allora solo un umile garzone di bottega, riuscì a conquistarla.
Quando Shevraar aveva 12 anni la città fu colpita da “il morbo” una forma particolarmente aggressiva della febbre rossa. I saggi e i chierici che dovevano proteggere la popolazione, dopo i primi infruttuosi tentativi, fuggirono e la città fu lasciata in mano a santoni e ciarlatani e ai loro decotti estremamente cari e inutili. Per evitare il diffondersi del morbo l'intera città fu messa in quarantena e ogni nave data alle fiamme. Un blocco navale impedì ogni contatto col mondo esterno e la città fu lasciata a se stessa.
Non ci volle molto prima che l’ordine pubblico scomparisse e piccole bande iniziassero a girare per la città e a lottare fra loro per qualsiasi cosa fosse commestibile, persino gli Squag della baia vennero catturati e mangiati. Shevraar vide il morbo portarsi via le persone a lui più care e persino la sua famiglia non fu risparmiata dal lutto. Senza padre e con una madre debilitata dalla malattia, imparò l'arte di arrangiarsi e il vero costo della sopravvivenza.
Il destino di Shevraar e di Rendahl cambiò quando Lord Tomaldir delle Isole di Pietra, precedentemente un umile mercante, arrivò in città con Padre Gorf con un carico di viveri di contrabbando. I due vennero accolti come salvatori e riportarono l'ordine in città. Ricevuto dalla folla adorante il titolo di Governatore diede ordine di Bruciare le case dei contagiati e tramine Padre Gorf e i suoi proseliti svelò il segreto del morbo: esso era una punizione divina di Wh'chatai e bisognava sacrificare tutti i secondi figli per placarne l'ira.
Per salvare Shevraar sua madre fece un accordo col nuovo Governatore, lei lo avrebbe sposato in cambio della vita di suo figlio.
Venne quindi imbarcato per Oquao contro la sua volontà dove suo zio Clirio, capo dei Bastardi, lo accolse nella sua piccola compagnia di ventura. Ha fatto il mercenario per anni, imparando non solo come si uccide un uomo, ma anche l’importanza dell’onore e del fare la cosa giusta. Dopo anni di combattimenti la fortuna dei Bastardi finì, durante il rientro alla fine di una spedizione punitiva l'intera compagnia cadde in un'imboscata da parte dei Fatati e se non fosse stato per l'eroico sacrificio di Clirio sarebbe stata completamente distrutta. Shevraar si rese così conto propria debolezza e con in testa il solo desiderio di restituire a sua madre una vita normale e in mano la spada bastarda dello zio, partì in cerca di avventure in grado di migliorarlo e renderlo più forte. Mentre si dirigeva a Jondalla per una festività locale incontrò coloro che sarebbero stati i suoi primi compagni d'avventura: Il bardo Jongick, Verdrhor il chierico e il mezzorco Kronk. Insieme a loro si trovò a lottare contro gli oscuri piani del negromante e della sua armata di goblin.
Due furono gli individui che più segnarono Shevraar in questa sua permanenza a Yondalla, uno era Nickolas, un ragazzino del posto rimasto colpito dalla maestria e presenza quasi nobiliare del guerriero. L'altro invece era uno strano vagabondo. Un anziano dagli scarsi denti e dagli ancor più scarsi vestiti. Di fronte a una zuppa di monete i due parlarono a lungo del futuro e dell'importanza delle foche.
Numerosi furono gli ostacoli al loro cammino e più volte la loro vita fu messa in pericolo dalle ingegnose e profonde trappole dei servi delle tenebre, quando però la situazione sembrava potesse migliorare Nifdhal venne ferito gravemente dal Nemico grazie al tradimento di Nickolas e questo permise il rapimento di Sophia. La giustizia arrivò sulla testa del traditore sotto forma di mazzata amministrata da Shevraar. Si scoprì successivamente che il ragazzino era stato convinto da false promesse di riportare in vita i suoi genitori ma oramai il danno era stato compiuto. Inorridito dal gesto degli avventurieri, Nifdal li cacciò dal villaggio.
Questa però non poteva essere la fine della loro prima avventura: Sophia era stata fatta prigioniera e doveva essere salvata: armati delle loro migliori intenzioni entrarono nella miniera di Dimble per affrontare Corkak lo spaccamascelle.
Purtoppo lo scontro finì con Verdrhor arso vivo e Kronk crocifisso. Gli altri due furono catturati da Corkak che si prese di un dito della loro mano e li mandò ad essere venduti come schiavi.
Durante il loro viaggio in catene vennero salvati da una compagnia dei Cavalieri del Sole che sterminò i fatati. I due così riuscirono a tornare a Yondalla solo per trovarla distrutta con i suoi abitanti trucidati.
Il vangelo medaglia 2 faccie. Una d'argento con la faccia che sorride e una di ferro con la faccia arrabbiata lungo il bordo della moneta vi è scritto: che l'animo non mi sia celato
Quando Shevraar aveva 12 anni la città fu colpita da “il morbo” una forma particolarmente aggressiva della febbre rossa. I saggi e i chierici che dovevano proteggere la popolazione, dopo i primi infruttuosi tentativi, fuggirono e la città fu lasciata in mano a santoni e ciarlatani e ai loro decotti estremamente cari e inutili. Per evitare il diffondersi del morbo l'intera città fu messa in quarantena e ogni nave data alle fiamme. Un blocco navale impedì ogni contatto col mondo esterno e la città fu lasciata a se stessa.
Non ci volle molto prima che l’ordine pubblico scomparisse e piccole bande iniziassero a girare per la città e a lottare fra loro per qualsiasi cosa fosse commestibile, persino gli Squag della baia vennero catturati e mangiati. Shevraar vide il morbo portarsi via le persone a lui più care e persino la sua famiglia non fu risparmiata dal lutto. Senza padre e con una madre debilitata dalla malattia, imparò l'arte di arrangiarsi e il vero costo della sopravvivenza.
Il destino di Shevraar e di Rendahl cambiò quando Lord Tomaldir delle Isole di Pietra, precedentemente un umile mercante, arrivò in città con Padre Gorf con un carico di viveri di contrabbando. I due vennero accolti come salvatori e riportarono l'ordine in città. Ricevuto dalla folla adorante il titolo di Governatore diede ordine di Bruciare le case dei contagiati e tramine Padre Gorf e i suoi proseliti svelò il segreto del morbo: esso era una punizione divina di Wh'chatai e bisognava sacrificare tutti i secondi figli per placarne l'ira.
Per salvare Shevraar sua madre fece un accordo col nuovo Governatore, lei lo avrebbe sposato in cambio della vita di suo figlio.
Venne quindi imbarcato per Oquao contro la sua volontà dove suo zio Clirio, capo dei Bastardi, lo accolse nella sua piccola compagnia di ventura. Ha fatto il mercenario per anni, imparando non solo come si uccide un uomo, ma anche l’importanza dell’onore e del fare la cosa giusta. Dopo anni di combattimenti la fortuna dei Bastardi finì, durante il rientro alla fine di una spedizione punitiva l'intera compagnia cadde in un'imboscata da parte dei Fatati e se non fosse stato per l'eroico sacrificio di Clirio sarebbe stata completamente distrutta. Shevraar si rese così conto propria debolezza e con in testa il solo desiderio di restituire a sua madre una vita normale e in mano la spada bastarda dello zio, partì in cerca di avventure in grado di migliorarlo e renderlo più forte. Mentre si dirigeva a Jondalla per una festività locale incontrò coloro che sarebbero stati i suoi primi compagni d'avventura: Il bardo Jongick, Verdrhor il chierico e il mezzorco Kronk. Insieme a loro si trovò a lottare contro gli oscuri piani del negromante e della sua armata di goblin.
Due furono gli individui che più segnarono Shevraar in questa sua permanenza a Yondalla, uno era Nickolas, un ragazzino del posto rimasto colpito dalla maestria e presenza quasi nobiliare del guerriero. L'altro invece era uno strano vagabondo. Un anziano dagli scarsi denti e dagli ancor più scarsi vestiti. Di fronte a una zuppa di monete i due parlarono a lungo del futuro e dell'importanza delle foche.
Numerosi furono gli ostacoli al loro cammino e più volte la loro vita fu messa in pericolo dalle ingegnose e profonde trappole dei servi delle tenebre, quando però la situazione sembrava potesse migliorare Nifdhal venne ferito gravemente dal Nemico grazie al tradimento di Nickolas e questo permise il rapimento di Sophia. La giustizia arrivò sulla testa del traditore sotto forma di mazzata amministrata da Shevraar. Si scoprì successivamente che il ragazzino era stato convinto da false promesse di riportare in vita i suoi genitori ma oramai il danno era stato compiuto. Inorridito dal gesto degli avventurieri, Nifdal li cacciò dal villaggio.
Questa però non poteva essere la fine della loro prima avventura: Sophia era stata fatta prigioniera e doveva essere salvata: armati delle loro migliori intenzioni entrarono nella miniera di Dimble per affrontare Corkak lo spaccamascelle.
Purtoppo lo scontro finì con Verdrhor arso vivo e Kronk crocifisso. Gli altri due furono catturati da Corkak che si prese di un dito della loro mano e li mandò ad essere venduti come schiavi.
Durante il loro viaggio in catene vennero salvati da una compagnia dei Cavalieri del Sole che sterminò i fatati. I due così riuscirono a tornare a Yondalla solo per trovarla distrutta con i suoi abitanti trucidati.
Il vangelo medaglia 2 faccie. Una d'argento con la faccia che sorride e una di ferro con la faccia arrabbiata lungo il bordo della moneta vi è scritto: che l'animo non mi sia celato
Children
Remove these ads. Join the Worldbuilders Guild
Commenti