Resico
Cinque furono gli eroi che salirono sul carro per allontanarsi da Yondalla ma solo 4 di loro ne scesero. Durante l'ultimo tratto del loro viaggio una strana nebbia li avvolse e li trasportò in un mondo da sogno fatto di mostri acquatici, antiche guerre e reami dimenticati.
Si trovarono nella cittadina di Shadam, in guerra con contro gli elfi per un artefatto chiamato “il Nero” e dopo numerose battaglie riportarono la pace nella regione sconfiggendo la crudele Ravaga.
Il sogno si interruppe bruscamente quando il carro, rimasto senza guida, uscì dal sentiero distruggendosi in fondo a una scarpata.
L'incidente ferì mortalmente Bor, la serpe bianca, e questo convinse l'aspirante paladino Febo a rimanere con lui per aiutarlo nel trapasso mentre gli altri promisero di cercare alla prossima città nuovi cavalli per il carro.
Lungo il loro tragitto incontrarono un esploratore di nome Gidan che promise di guidarli al più vicino insediamento e mentre seguivano sentieri sconosciuti ai più incapparono in un piccolo roditore lordato di sangue. Misteriose sono le abilità gnomiche e loro capacità di comunicare persino con le bestie più minute e dopo un breve scambio di squittii fra i due membri meno alti del gruppo gli abitanti della foresta poterono osservare quattro adulti in fila indiana seguire il passo frettoloso di questo piccolo topino alla ricerca dei proprietari di quel sangue che lo sporcava.
Essi seguirono il sorcio fino ad un antico tempio dove un massacro stava avendo luogo, dei briganti avevano assaltato questo luogo sacro sterminandone i religiosi e stavano finendo gli ultimi sopravvissuti quando vennero sorpresi dai nostri viaggiatori che, dopo una rapida schermaglia, li sconfissero.
I quattro avventurieri raggiunsero l'ultimo monaco ancora in vita e si resero subito conto che oramai non vi era più molto da fare, era stato torturato e il veleno era penetrato in profondità e decisero così di acconsentire all'ultima sua richiesta, avrebbero portato la sacra reliquia al sicuro.
Mentre gli altri esploravano il tempio in cerca del passaggio segreto che avrebbe portato al reliquiario Galohn si impossessò del pugnale avvelenato dalle fredde mani del capo dei briganti. Sotto l'altare fu trovata una scala di pietra che scendeva nell'oscurità di una costruzione antica millenni. La discesa non fu semplice e insidiose furono le trappole che sbarravano loro il cammino ma infine lo stretto corridoio si allargò in un'ampia sala dove un enorme verme del vuoto emerse dall'oscurità e li attaccò.
Il combattimento contro il guardiano fu feroce e lo stregone Galohn, inconsapevole che questo mostro apparentemente impervio ai loro attacchi era in realtà estremamente vulnerabile alla magia, prese una decisione che avrebbe cambiato la loro vita per sempre e attaccò la bestia col suo nuovo pugnale avvelenato.
Si può dare la colpa al destino, alla sfortuna o a qualche sadica divinità se il poderoso fendente di Galohn rimbalzò contro lo spesso carapace che proteggeva la bestia per ferire lo stesso Galohn. Inutili furono i drammatici tentativi del gruppo per cercare di salvare lo stregone mentre il veleno lentamente penetrava in circolo e, dopo una lenta agonia e con la bocca piena dei funghi raccolti da Gidan, spirò.
I tre rimanenti guerrieri riuscirono infine a prendere la reliquia, l'anello di Archegonio, attivando l'ultimo sistema di sicurezza del tempio e venendo attaccati da un enorme non morto che venne però scacciato da un nuovo arrivato, Cozaar.
Questo paladino apparentemente spuntato dal nulla confessò di averli seguiti dopo essersi infiltrato nella banda di briganti e spiegò loro che la reliquia era dotata del potere necessario a di riportare in vita i morti, ma per poterla utilizzare si aveva bisogno di un certo testo custodito dal capo di questa banda detta le Faine, Flambardo Pervinca.
Il nuovo quartetto provò dunque a infiltrarsi nella base delle faine, ma le informazioni in loro possesso erano errate e scoprirono di avere fortemente sottovalutato il numero degli avversari. Shevraar fu fatto prigioniero e venne privato dell'anello e del dito che lo portava. Riuscì a liberarsi e a eliminare la guardia con solo un frammento di un piatto, ma in poco tempo l'intero gruppo fu catturato e portato fuori città. Qui 3 di loro vennero buttati nudi e disarmati in una tana di goblin, mentre il bardo fu l'unico che se ne andò libero e con più soldi di prima dopo aver promesso a Flambardo che avrebbe cantato le sue eroiche gesta per tutti i regni.
La situazione per i tre intrappolati nel buco si fece drammatica, disarmati e terrorizzati dalle nere oscurità della tana provarono più e più volte a scalare la friabile parete mentre i goblin si avvicinavano alla loro posizione e solo Shevraar riuscì infine a raggiungere il cielo azzurro nell'attimo in cui gli altri due vennero catturati dai fatati.
Shevraar e Jongick riuscirono a incontrarsi nella vicina città di Borgotorvo e li vennero raggiunti da Cozaar, misteriosamente libero dopo la sua cattura. Senza soldi e equipaggiamento, si iscrissero alla gilda degli avventurieri e insieme alla Svartan, fratello di Gidan, iniziarono a svolgere semplici lavori.
La sfiducia verso Cozaar cresceva e culminò una notte con una visione di Shevraar. Il guerriero sognò il fratello e fuggì dalla città, lesti gli altri lo seguirono e decisero di preparare un'imboscata per Coozar, troppo a lungo si era allontanato da solo e troppo nei suoi racconti non quadrava.
Riuscirono a catturarlo e lo interrogarono per ore per cercare di scoprire la verità nelle sue intenzioni, ma qualcosa spingeva anche il più scettico a credere, seppur non completamente alle sue parole.
Confusi e sconfitti, si trovarono a discutere sulla prossima mossa da fare, vendicarsi di Flambardo o proseguire verso un villaggio in pericolo li vicino, Verdecolle?
Il sogno si interruppe bruscamente quando il carro, rimasto senza guida, uscì dal sentiero distruggendosi in fondo a una scarpata.
L'incidente ferì mortalmente Bor, la serpe bianca, e questo convinse l'aspirante paladino Febo a rimanere con lui per aiutarlo nel trapasso mentre gli altri promisero di cercare alla prossima città nuovi cavalli per il carro.
Lungo il loro tragitto incontrarono un esploratore di nome Gidan che promise di guidarli al più vicino insediamento e mentre seguivano sentieri sconosciuti ai più incapparono in un piccolo roditore lordato di sangue. Misteriose sono le abilità gnomiche e loro capacità di comunicare persino con le bestie più minute e dopo un breve scambio di squittii fra i due membri meno alti del gruppo gli abitanti della foresta poterono osservare quattro adulti in fila indiana seguire il passo frettoloso di questo piccolo topino alla ricerca dei proprietari di quel sangue che lo sporcava.
Essi seguirono il sorcio fino ad un antico tempio dove un massacro stava avendo luogo, dei briganti avevano assaltato questo luogo sacro sterminandone i religiosi e stavano finendo gli ultimi sopravvissuti quando vennero sorpresi dai nostri viaggiatori che, dopo una rapida schermaglia, li sconfissero.
I quattro avventurieri raggiunsero l'ultimo monaco ancora in vita e si resero subito conto che oramai non vi era più molto da fare, era stato torturato e il veleno era penetrato in profondità e decisero così di acconsentire all'ultima sua richiesta, avrebbero portato la sacra reliquia al sicuro.
Mentre gli altri esploravano il tempio in cerca del passaggio segreto che avrebbe portato al reliquiario Galohn si impossessò del pugnale avvelenato dalle fredde mani del capo dei briganti. Sotto l'altare fu trovata una scala di pietra che scendeva nell'oscurità di una costruzione antica millenni. La discesa non fu semplice e insidiose furono le trappole che sbarravano loro il cammino ma infine lo stretto corridoio si allargò in un'ampia sala dove un enorme verme del vuoto emerse dall'oscurità e li attaccò.
Il combattimento contro il guardiano fu feroce e lo stregone Galohn, inconsapevole che questo mostro apparentemente impervio ai loro attacchi era in realtà estremamente vulnerabile alla magia, prese una decisione che avrebbe cambiato la loro vita per sempre e attaccò la bestia col suo nuovo pugnale avvelenato.
Si può dare la colpa al destino, alla sfortuna o a qualche sadica divinità se il poderoso fendente di Galohn rimbalzò contro lo spesso carapace che proteggeva la bestia per ferire lo stesso Galohn. Inutili furono i drammatici tentativi del gruppo per cercare di salvare lo stregone mentre il veleno lentamente penetrava in circolo e, dopo una lenta agonia e con la bocca piena dei funghi raccolti da Gidan, spirò.
I tre rimanenti guerrieri riuscirono infine a prendere la reliquia, l'anello di Archegonio, attivando l'ultimo sistema di sicurezza del tempio e venendo attaccati da un enorme non morto che venne però scacciato da un nuovo arrivato, Cozaar.
Questo paladino apparentemente spuntato dal nulla confessò di averli seguiti dopo essersi infiltrato nella banda di briganti e spiegò loro che la reliquia era dotata del potere necessario a di riportare in vita i morti, ma per poterla utilizzare si aveva bisogno di un certo testo custodito dal capo di questa banda detta le Faine, Flambardo Pervinca.
Il nuovo quartetto provò dunque a infiltrarsi nella base delle faine, ma le informazioni in loro possesso erano errate e scoprirono di avere fortemente sottovalutato il numero degli avversari. Shevraar fu fatto prigioniero e venne privato dell'anello e del dito che lo portava. Riuscì a liberarsi e a eliminare la guardia con solo un frammento di un piatto, ma in poco tempo l'intero gruppo fu catturato e portato fuori città. Qui 3 di loro vennero buttati nudi e disarmati in una tana di goblin, mentre il bardo fu l'unico che se ne andò libero e con più soldi di prima dopo aver promesso a Flambardo che avrebbe cantato le sue eroiche gesta per tutti i regni.
La situazione per i tre intrappolati nel buco si fece drammatica, disarmati e terrorizzati dalle nere oscurità della tana provarono più e più volte a scalare la friabile parete mentre i goblin si avvicinavano alla loro posizione e solo Shevraar riuscì infine a raggiungere il cielo azzurro nell'attimo in cui gli altri due vennero catturati dai fatati.
Shevraar e Jongick riuscirono a incontrarsi nella vicina città di Borgotorvo e li vennero raggiunti da Cozaar, misteriosamente libero dopo la sua cattura. Senza soldi e equipaggiamento, si iscrissero alla gilda degli avventurieri e insieme alla Svartan, fratello di Gidan, iniziarono a svolgere semplici lavori.
La sfiducia verso Cozaar cresceva e culminò una notte con una visione di Shevraar. Il guerriero sognò il fratello e fuggì dalla città, lesti gli altri lo seguirono e decisero di preparare un'imboscata per Coozar, troppo a lungo si era allontanato da solo e troppo nei suoi racconti non quadrava.
Riuscirono a catturarlo e lo interrogarono per ore per cercare di scoprire la verità nelle sue intenzioni, ma qualcosa spingeva anche il più scettico a credere, seppur non completamente alle sue parole.
Confusi e sconfitti, si trovarono a discutere sulla prossima mossa da fare, vendicarsi di Flambardo o proseguire verso un villaggio in pericolo li vicino, Verdecolle?
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