Sindri Thummus
Il sogno di un piccolo uomo
Sindri Thummus, Gnomo Menestrello Razza: Gnomo Archetipo/Professione: Menestrello Origine: Villaggio sotterraneo nelle Montagne di Cava Grande Cultura: Conservatrice, mercantile e mineraria , ma sticazzi perché lui è uno spirito libero! Motivazione: Esplorare il mondo e raccontarlo con la musica “C'è chi ascolta il suono delle gemme... e chi sogna la melodia del vento.” Nelle profondità lucenti delle Montagne di Cava Grande, tra le vene d’oro e le caverne ricamate di ametista, si estendono le città gnomiche — ordinate, antiche, imponenti. Qui, sotto la protezione dei clan minerari e delle corporazioni gemmologiche, si tramandano da generazioni l’arte dell’estrazione, la scienza del taglio e l’orgoglio del silenzio. I nani di superficie trattano con gli gnomi per commercio e gemme, ma la vita gnomica resta chiusa, riservata, quasi impenetrabile. Per il popolo di Sindri, la musica era riservata alle grandi occasioni: la nascita di una nuova vena di pietra, il ritorno di una spedizione nelle profondità, il giuramento di un nuovo capomastro. Era un dono raro, controllato, quasi sacro. Ma per Sindri Thummus, era aria. E le miniere… gli stavano strette. Nato in una famiglia di tagliatori di smeraldi — onesti, orgogliosi, e rigidamente pratici — Sindri mostrò fin da piccolo una sensibilità fuori posto. Non si affezionava al valore delle gemme, ma alla loro voce: diceva che ogni pietra cantava una storia. Mentre gli altri affinavano il taglio, lui creava melodie per ogni tipo di minerale. Rubini, topazi, zaffiri: per lui erano note in una sinfonia incompleta. Quando provò a suonare la sua prima ballata nella Sala delle Contrattazioni — un inno alla libertà e alla superficie, intonato con un flauto di sua invenzione — venne ammonito dai capoclan. “L'arte deve servire alla disciplina. Non all’evasione.” Da quel giorno fu guardato con diffidenza, tollerato solo perché la sua famiglia godeva di buon nome. Ma Sindri non era fatto per tollerare. Non per sempre. Fu nonno Bergrim, un vecchio cercatore che da giovane aveva viaggiato fino alla costa, a raccontargli le storie proibite: degli alberi alti come torri, delle piogge che cantano, delle città che si muovono. E fu proprio lui, in punto di morte, a lasciargli un piccolo diario consumato — pieno di canti, mappe sbagliate e poesie annotate tra i margini delle rotte commerciali. Durante una delle sue rare uscite dai cunicoli, ancora ragazzo, Sindri si imbatté in un cucciolo di cane spelacchiato, abbandonato presso un crinale roccioso. Si rifugiava tra le ombre, ma lo seguiva da lontano. Sindri iniziò a portargli avanzi, melodie leggere, pezzi di stoffa da masticare. Col tempo, si affezionarono l’uno all’altro. Lo chiamò Aslan, come uno dei grandi leoni delle storie che Bergrim gli narrava da bambino. Da allora, Sindri lo andava a trovare ogni volta che poteva, finché un giorno non partì... e Aslan partì con lui. Con gli anni, il cane è cresciuto — forte, fedele, dal pelo chiaro e occhi intelligenti — ed è diventato la sua cavalcatura, oltre che il suo più caro compagno. Sindri lasciò Cava Grande da ospite libero, una condizione rara e delicata tra gli gnomi: chi la ottiene è tecnicamente fuori dalla comunità, ma non rinnegato. Un viaggiatore che conserva un legame simbolico con il suo popolo, pur senza più appartenergli pienamente. Non ha diritto alle assemblee né alla parola nelle miniere, ma può far ritorno — se porta onore o conoscenza. È uno status che si concede con riluttanza, soprattutto a chi, come Sindri, rifiuta le vie prestabilite. Ma gli fu concesso. Con il diario del nonno, una cordina armonica (strumento a corde gnomico), il suo piccolo sacchetto di pietre comuni (“per ricordare da dove vieni”) e Aslan al suo fianco, Sindri ha intrapreso il suo viaggio. Non cercava fortuna. Non bramava potere. Cercava storie. Cercava verità da trasformare in canzoni. Sognava di comporre un giorno una ballata così bella da essere cantata anche a Cava Grande, magari durante un banchetto dei clan… magari da qualcuno che, come lui, crede che la bellezza non stia nella durezza della pietra, ma nel modo in cui vibra quando la si tocca nel modo giusto. --- “E se mai tornerò, non porterò oro… porterò un canto che li farà piangere.

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Gli gnomi conquisteranno il mondo