Sessione 35 - Passato e futuro

General Summary

Richiamato senza indugio dal ladro e ragguagliato sullo strano comportamento del corvo di cui egli è stato testimone, il gruppo si ferma a ragionare sull'episodio. Ancora una volta, come quella stessa mattina, uno di loro ha assistito a qualcosa di tanto stupefacente quanto assolutamente inquietante. Alla stessa identica, o comunque molto simile, scena. Ed il fatto che, lanciando uno sguardo verso il ramo su cui l'uccello dovrebbe essere appollaiato secondo la testimonianza di Karak non vi sia più traccia dell'animale se non qualche sparuta piuma cadente nera come la pece, non contribuisce di certo ad attenuare la preoccupazione del momento. Tuttavia, alla fine, dopo qualche minuto di confronto, il gruppo giunge alla stessa conclusione di qualche ora prima. Anche se Karak potrebbe essere stato condizionato in ciò che ha visto e sentito dal racconto di Tiresio, a questo punto vi sono pochi dubbi sulla realtà di ciò che si è verificato. Ma questo non toglie che potrebbe trattarsi anche di uno strategemma per fuorviarli o ingannarli e non possono correre il rischio di fidarsi ciecamente di un consiglio sussurrato da due corvi che solo ipoteticamente potrebbero essere in qualche modo legati alla figura, oltretutto dalla natura e dalle intenzioni incerte, che è sembrata ringraziarli quando hanno lasciato la Casa del Lamento. Pertanto, essi decidono di non considerare importanti quelle parole concentrandosi invece su ciò che di concreto e tangibile posseggono, rimanendo quindi fedeli al piano stabilito soltanto pochi istanti prima. Con notevole sollievo da parte di Tiresio, Goldrick e Karak stesso, quindi, il gruppo abbandona definitivamente il bosco alle proprie spalle, il quale suscita in loro ancora fin troppi timori legati agli Artigli, e fa ritorno al centro abitato nei pressi dei moli. Usciti dalla boscaglia e raggiunte le prime fattorie, tuttavia, realizzano che, alla luce di qualche torcia ed in un teso silenzio, alcune guardie della Milizia si sono radunate sul sentiero e li stanno osservando con preoccupazione. Quando però esse si rendono conto che la luce che hanno avvistato da lontano non è altro che quella della lanterna del gruppo, il loro sospiro di sollievo è evidente mentre si disperdono di nuovo tornando alle loro rispettive ronde, borbottando inoltre qualcosa di non troppo gentile nei confronti dei quattro. Questi ultimi comprendono appieno il nervosismo, l'apprensione e l'irritazione mista comunque anche al sollievo per il falso allarme da parte dei miliziani. Evidentemente essi temevano che si trattasse del necromante e si erano già preparati al peggio. Non un cosa negativa a detta del gruppo però, poichè esso crede che lo stare sul chi va là da parte dei miliziani, in una situazione come l'attuale, sia molto preferibile al sottovalutarla, e per questo motivo si limitano a proseguire il proprio cammino senza dire nulla e senza interagire in alcun modo con le guardie. Superate le prime fattorie, perciò, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio si ritrovano nel cuore del centro abitato ormai avvolto dall'oscurità. Soltanto poche luci provenienti dalle abitazioni e qualche lanterna impugnata da alcuni ritardatari che stanno rientrando nelle proprie dimore, unite alle torce delle ronde della Milizia, illuminano l'area. Flebili luci nel buio opprimente della notte, una notte appena iniziata ma che promette di essere lunga, fredda e tenebrosa, priva persino della luna. Senza perdere tempo, il gruppo si mette alla ricerca e alla fine riesce ad individuare nelle vicinanze dei moli una struttura abbandonata ed in disuso che possa fungere come loro dimora per la notte. Una sorta di magazzino e di vecchia rimessa per le barche, con un ampio spazio vuoto che fa al caso loro compreso tra gli scheletri malandati e marci di due imbarcazioni smesse ed una sorta di scivolo usato per calare in acqua le imbarcazioni stesse. Così, dopo aver avvertito una ronda di miliziani lì vicino della loro intenzione di accamparsi nell'edificio fino al mattino ottenendo di rimando delle occhiate perplesse ma accondiscendenti, i quattro prendono posto nella struttura, accendendo un fuoco ed organizzando un accampamento.


Immagine scenario


Così, nell'oscurità e nel silenzio della vecchia rimessa abbandonata, la luce ed il calore del piccolo focolare, per quanto flebili, alleviano la stanchezza ed il freddo che pervadono il gruppo dopo una lunga giornata di ricerche infruttuose nella boscaglia. Al piacevole tepore del fuoco scoppiettante, infatti, i quattro trovano un momento per rilassarsi e scambiare qualche parola. Inevitabilmente il loro dialogo si sviluppa sull'immediato futuro e sulle scelte che saranno chiamati a compiere, a partire dall'indomani quando parleranno con Pavlic. Le domande che essi si pongono su cosa egli abbia da dire loro sono molteplici così come la speranza che ciò possa in qualche modo aiutarli nella caccia al necromante. Caccia che non vorrebbero si concludesse in questo modo. Tra le prospettive future, però, ve ne sono altre che non riguardano strettamente il gruppo e gli incarichi di Pavlic, questioni di natura decisamente più personale. Prospettive che comunque il gruppo stesso deve tenere in considerazione ed a cui prima o poi dovrà far fronte, in un modo o nell'altro. E così, toccato quell'argomento, Lucien sente che è il momento giusto per parlare agli altri di cosa lo ha spinto e lo sta spingendo sulle tracce di quella sorta di organizzazione nota come "I Tre Anelli Bianchi". Di cosa, di fatto, lo ha portato ad incontrarli e a fare gruppo con loro fino ad adesso. Come un vero e proprio flusso di coscienza, il giovane warlock narra quindi la propria storia fin dal principio con estrema sincerità. Un modo per fare partecipi gli altri della sua situazione ma anche per dare e ricevere fiducia. "Sono nato a Scholomance, nella regione sud-orientale di Borca", inizia con espressione seria e provata mentre le fiamme del focolare riverberano sul suo volto, "Diversi anni fa, però, durante l'invasione della nostra terra e la presa della città per mano di un esercito proveniente da oltre le nebbie, sono rimasto orfano. Così come molti altri. I signori della vicina cittadina di Ivliskova hanno colto quell'opportunità. Mascherando le loro attività come un aiuto per i profughi e i superstiti dell'attacco, hanno condotto questi ultimi nella loro terra, trasformandoci di fatto in schiavi. Io sono stato fortunato. Il bibliotecario del signore di Ivliskova mi volle con sè e fu accontentato. Rimasi con lui e con quella che è diventata la mia famiglia adottiva per qualche anno, crescendo con la figlia del bibliotecario ed imparando da quest'ultimo il valore e l'importanza degli scritti, finché la guerra non giunse anche lì. Lo stesso esercito invase infatti anche Ivliskova e la storia si ripetè. La popolazione venne brutalmente falcidiata, la città venne data alle fiamme e con essa anche la biblioteca dove io riuscii a nascondermi in una stanza segreta. Quando ne uscii, non rimaneva nulla di Ivliskova e dei suoi abitanti nè della conoscenza custodita nella biblioteca. Guidato dalla rabbia e dalla sete di vendetta ho istintivamente consultato in uno dei pochi libri che rimanevano un modo per mettermi in contatto con qualcuno o qualcosa che mi avrebbe permesso di ottenere ciò che desideravo. Ed è così che ho stretto un patto con l'entità che mi ha dato i poteri di cui dispongo. Il resto lo conoscete...la Casa del Lamento e tutto il resto, solo per dare la caccia a questo gruppo di persone di cui l'entità mi ha rivelato l'identità...i responsabili di ciò che è accaduto prima a Scholomance e poi a Ivliskova...i Tre Anelli Bianchi...". Goldrick, Karak e Tiresio, a tali parole, comprendono e sostengono il compagno avendo adesso chiara la storia e la situazione di Lucien. Una storia triste e travagliata, che lo ha ferito e cambiato nell'animo, portandolo a delle scelte estremamente rischiose. Un pò come il paladino che a sua volta, a questo punto, nell'intimità dell'accampamento di fortuna nel quale il gruppo si è riunito, sente che è giunto il momento per raccontare agli altri anche la sua storia, ricambiando appunto la fiducia e l'onestà non solo del mezzelfo ma anche di Tiresio e Karak che già in precedenza avevano rivelato al resto del gruppo le loro vicende personali. Così, senza troppi preamboli, Goldrick inizia a parlare. "Anch'io devo essere sincero fino in fondo con voi", esclama con sguardo malinconico e perso nel fuoco davanti a lui mentre vi getta un ciocco di legno, "ve lo devo. Il mio cognome è Olzanik e faccio parte, o meglio facevo parte, dell'omonima famiglia nobile che governa quel territorio. La tenuta si estende in una zona della porzione sud-occidentale della Valle, sulle sponde meridionali del lago Mourneth. Io ero il primogenito, destinato un giorno ad ereditare la fortuna, le ricchezze e gli ideali della mia famiglia ma la verità è che fin da bambino mi sono sentito fuori posto. In completo disaccordo con i concetti che i miei genitori volevano inculcarmi. Il nostro retaggio e la nostra appartenenza alla nobiltà stabilivano infatti a detta loro la nostra conseguente superiorità verso ogni altro essere vivente che non fosse un nobile ed un Olzanik. Una superiorità netta ed incolmabile, per diritto di nascita, che ci permetteva di fare qualunque cosa volessimo nel nostro territorio e non solo, a spese della popolazione. Ho assistito a tanti di quei soprusi, violenze e crimini nei confronti degli abitanti della cittadina di Olzanik da farmi vomitare. Il mio disaccordo, con gli anni, è divenuto disprezzo mentre i miei genitori ed i miei tutori tentavano invano di farmi diventare a tutti gli effetti uno di loro, un Olzanik. In questo ambiente sono cresciuto, coltivando rabbia e frustrazione per ciò di cui ero testimone e non potevo evitare e contemporaneamente la mia famiglia ha cominciato a perdere la pazienza nei miei confronti, stufi ed irritati dal non vedermi abbracciare il loro stile di vita. Poi, un raggio di sole ha cambiato la mia vita. Una ragazza, Dahlia. Una fedele del Signore del Mattino che mi ha introdotto al suo culto e mi ha mostrato come avessi ragione. Un altro modo di agire era possibile, un altro mondo poteva essere costruito. Un mondo in cui tutti, poveri e nobili, vivessero in pace e armonia, senza violenze e discriminazioni. Ci innamorammo e ci promettemmo di sposarci ma poco prima del matrimonio lei...venne uccisa", continua il paladino dopo una breve pausa, facendosi visibilmente più triste mentre continua a fissare le fiamme crepitanti del focolare danzare davanti a sè, "Non potei fare nulla per salvarla ma ho sempre creduto, e credo tutt'ora, che la mia famiglia si celi dietro il suo assassinio. Non avrebbero mai tollerato la sua influenza su di me e la nostra unione, non avrebbero mai permesso il mio allontanamento da loro. Ma proprio ciò, alla fine, fu quello che successe. Anche se non cercai vendetta, ripudiai il mio rango e la mia eredità...e me ne andai. Lasciai la cittadina per sempre. Da allora non sono più tornato ed ho dedicato la mia esistenza a diffondere il bene ed aiutare il prossimo come Dahlia ed il Signore del Mattino mi hanno insegnato a fare...E' quello che credo...è quello che sento sia giusto...". Mentre le parole di Goldrick si perdono nell'aria fredda della rimessa e nel tenue scoppiettare del fuoco, gli altri si trovano a riflettere sull'altrettanto triste storia del compagno. Anche lui ha trascorso dei momenti difficili e provanti, momenti che l'hanno in qualche modo condotto dov'è ora e fatto diventare ciò che è adesso. Allo stesso tempo, però, ora che tutti i loro passati sono in qualche modo venuti a galla, tutti e quattro non possono non notare come qualcosa li leghi. Un sottile filo infatti sembra unirli indissolubilmente. Un filo che lega quattro anime ferite e tormentate ma non ancora sconfitte nè abbattute in un pericoloso viaggio verso la speranza. Verso un destino di cambiamento e crescita, seppur per alcuni questo preveda anche la vendetta e per altri il riappropriarsi di ciò che hanno perduto. Il fatto che essi si siano aperti rivelando ai propri compagni le proprie storie ha mostrato solo ad uno sguardo superficiale la loro fragilità. In realtà, ciò ha palesato invece il loro coraggio di rimettersi in gioco, la loro forza e la loro volontà di sovvertire o alleviare il proprio triste destino. E l'intenzione di fare tutto ciò non da soli, ma con l'aiuto di validi compagni che ora, dopo tutto ciò che hanno passato insieme fin dalla Casa del Lamento, sentono di poter diventare o di essere già, amici. Amici su cui contare e su cui appoggiarsi in futuro durante il raggiungimento dei loro destini. Insieme, essi comprendono adesso che potranno farcela. La sensazione di sollievo che ciò provoca in loro attenua leggermente quella malinconica portata inevitabilmente dal racconto delle storie di Lucien e Goldrick e dal ricordo di quelle di Karak e Tiresio. Ma anche questo, riflettono, non è altro che parte del processo con cui il loro rapporto si è adesso cementificato e continuerà a farlo in futuro. Le vecchie cicatrici dei loro passati non dovranno mai più influenzare negativamente i loro orizzonti futuri. Anzi, ne dovranno essere il carburante e la spinta psicologica. Consapevoli di ciò e provati dalla lunga giornata, nessuno dei quattro aggiunge nulla al loro dialogo. Si scambiano soltanto sguardi complici alla luce delle scintille e della cenere incandescente del fuoco portate delicatamente via dal nero fumo del focolare, prima di decidere i turni di guardia e cercare finalmente un pò di riposo. Così, nel cuore ormai della notte, uno dopo l'altro, sebbene con qualche difficoltà, sprofondano tra le braccia di Morfeo ed uno dopo l'altro si alternano poi con il trascorrere del tempo nel fare la guardia. Ma a parte il periodico passare delle ronde della Milizia per le vicine strade buie del centro abitato, nulla accade durante la notte mentre nei rispettivi turni alcuni di loro trovano qualche breve momento anche per sè stessi. Goldrick, infatti, passeggia per un pò lungo i moli deserti osservando la tenue luce della luna che ora a sprazzi fa capolino tra le nubi colorando le silenziose onde del Vasha di un vivido argento splendente ed in questo modo i tristi ricordi legati alla scomparsa di Dahlia riaffiorati poco prima vengono in lui ulteriormente attenuati. Karak invece punzecchia la propria ombra, proiettata dal focolare sulle vecchie e cadenti pareti di legno della rimessa, con un ramoscello ottenendo niente più che qualche movimento divertito come se essa consideri tutto ciò un mero gioco. Lucien, infine, torna con il pensiero alla propria vendetta e questo in qualche modo provoca una reazione del tutto nuova nel marchio che egli ha sulla propria mano destra. Un lieve ma piacevole tepore infatti, non solo per via del freddo pungente che li circonda nonostante il focolare, si genera e si spande da esso, avvolgendo delicatamente tutta la mano in una sensazione di vicinanza e conforto. Come un abbraccio, un abbraccio che l'entità a cui il warlock è legato gli elargisce in un insolito e finora sconosciuto momento di comunione. Una comunione di ideali e di intenti. In quell'attimo che dura soltanto per un battito di ciglia, Lucien avverte come più saldo il legame che lo connette al suo Patrono e la sua missione, di conseguenza, risulta più importante e prioritaria che mai. Con la consapevolezza che tale condivisione rappresenta per lui anche una maggiore forza e possibilità di riuscita, il mezzelfo trova alla fine un soddisfatto e desiderato riposo. Il mattino seguente, di fronte alle braci ormai estinte del focolare, il gruppo ragiona quindi sul da farsi mentre si prepara ad affrontare il nuovo giorno. Alla luce del mancato verificarsi di fatti nuovi e della mancata insorgenza di idee alternative che non sono sbocciate in loro durante la notte, essi decidono di attenersi al piano come previsto. Si recheranno prima da Pavlic per sentire che cosa ha da dire loro e poi decidono di fare visita anche alla chiesa del Signore del Mattino di Sturben, la Basilica del Signore del Mattino, dove sperano di incontrare il Sommo Sacerdote per un duplice motivo. Non solo per avere infatti informazioni utili riguardo ciò che non torna loro sugli Artigli ma anche per trovare un rimedio alla sensazione di timore e preoccupazione che Karak, Tiresio e Goldrick continuano a provare. Anche durante la notte appena trascorsa, infatti, i tre sono stati vittima di un continuo disagio, per quanto attenuato rispetto al resto della giornata, provocato dal ricordo dell' "incontro" con gli Artigli striscianti. Un disagio che non accenna a placarsi o recedere e che rende loro difficile svolgere le azioni più semplici, soprattutto quando non hanno altro a cui pensare. La loro mente ed il loro cuore non sono mai del tutto sgombri da quelle ombre minacciose, ombre che non consentono loro nemmeno di riposare come vorrebbero, angosciati continuamente dalla paura di essere di nuovo colti di sorpresa ed attaccati da tali esseri, pur sapendo che probabilmente non dovrebbero essercene altri. Ma tale scherzo che gioca loro la mente rischia di diventare insostenibile ed il gruppo spera quindi che il Sommo Sacerdote Matei Zvoral possa fare qualcosa per loro in proposito, come la Sacerdotessa Maria ha fatto a Ritter in precedenza. Così, con le prossime tappe ben definite, il gruppo lascia la rimessa e la Sponda orientale, immersa in una calma mattinata e sempre pattugliata da svariate ronde di miliziani, per fare ritorno tra le mura di Sturben attraverso il servizio delle zattere. Rientrati in città, i quattro si dirigono alla residenza di Pavlic percorrendo vie che ormai stanno imparando a conoscere, vivacizzate e movimentate da numerose persone, carri e carrozze ed illuminate da un sole che a tratti sbuca tra le nubi grigie ma che comunque non sembra in grado di scaldare. Superati i Giardini degli Dei e raggiunti i loro confini occidentali, il gruppo si presenta dunque alla porta del mercante, venendo ricevuti come al solito dalla perfetta ed impeccabile Naralis che li conduce in silenzio nello studio del proprio padrone. Una volta lì, dopo essersi seduti e accomodati tra un convenevole e l'altro con Pavlic stesso, ragguagliano quest'ultimo sugli ultimi sviluppi del Caso Novak. Pavlic è infatti ansioso di conoscerli nel dettaglio e preferisce far parlare loro prima di procedere ad illustrare al gruppo il motivo per cui li ha convocati. Perciò Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio raccontano come si sono svolti gli ultimi fatti con il salvataggio dei contadini ma anche con la fuga del necromante, fatti comunque di cui il mercante ammette di essere in parte ed a grandi linee già stato messo al corrente attraverso il Sergente Petrov. Nonostante la comprensione della delusione e dell'insoddisfazione da parte del gruppo per non essere riuscito a catturare il loro bersaglio, tuttavia, Pavlic si dimostra pragmatico come il gruppo stesso aveva ipotizzato. "Ciò che conta è stato aver fermato quell'uomo ed aver salvato quelle e molte altre vite", afferma sicuro, con il suo particolare ed inconfondibile accento, "il resto, per quanto anch'io avrei voluto definitivamente mettere la parola fine a tutta questa faccenda, non è così rilevante. Credo infatti che quel necromante, alla luce di quanto mi avete riferito, non si farà più vedere e perciò possiamo dire di aver eliminato una pericolosa minaccia da Sturben. Ritengo pertanto concluso con successo il vostro incarico e la prova preliminare superata. Ottimo lavoro". L'espressione seria e impassibile di Pavlic viene a quel punto increspata soltanto per un istante da quello che pare essere un dubbio ma il gruppo non si sofferma più di tanto su di esso. La loro previsione, infatti, che voleva il loro patrono considerare compiuto il caso assegnato loro, si è avverata e ciò rende anche la loro delusione un pò più leggera da sopportare. Tali sono i loro pensieri mentre Pavlic invece non indugia oltre e porge al gruppo un documento che si rivela essere un vero e proprio contratto. Un contratto ufficiale e perfettamente legale che da questo momento in avanti lega Pavlic stesso, in natura di loro patrono e datore di lavoro, a loro quattro, come Cacciatori di Mostri per suo conto. Un documento stilato di tutto punto e riguardante ogni aspetto del loro lavoro e rapporto, dal pagamento per la risoluzione dei singoli casi all'appoggio fornito al gruppo da Pavlic stesso in svariati campi, dall'impegno dei quattro a rispettare sempre la legge al recesso immediato del contratto e al disimpegno del mercante nei loro confronti nell'eventuale momento in cui essi dovessero infrangerla. "Come vi avevo promesso nel nostro accordo iniziale, dopo avervi giudicati dei validi e fidati Cacciatori, sono pronto a farvi lavorare per me stabilmente. Prima però è essenziale stipulare questo contratto. Esso tratta ogni singolo aspetto del vostro lavoro", aggiunge Pavlic fissandoli a lungo e nel profondo con i suoi occhi di ghiaccio, "compresa la possibilità di tenere per voi eventuali ritrovamenti che effettuerete durante i vostri incarichi nonchè ricompense ulteriori elargitevi da terze parti. Potete prendervi tutto il tempo che volete per consultarlo, non c'è fretta. Nè dovete sentirvi a questo punto obbligati a firmare se non siete pienamente convinti". Il gruppo, dopo aver letto con attenzione il contratto, decide tuttavia di non aver bisogno di altro tempo per valutare il tutto. In fin dei conti, essi hanno già riflettuto a lungo su ciò e sono convinti che questa sia la scelta migliore per loro. Pertanto, dopo aver chiarito sia di poter di tanto in tanto prendersi del tempo per svolgere questioni di natura personale che di poter avere a che fare con l'illegalità senza dover però temere ripercussioni sul contratto a patto che la cosa non venga ufficialmente scoperta dalle autorità, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio firmano uno dopo l'altro il documento ed alla fine anche Pavlic fa lo stesso. Con la ratifica formale del loro accordo, il mercante, soddisfatto, riprende a parlare con espressione apparentemente impassibile. "Il motivo però per cui vi ho convocati non era soltanto per congratularmi con voi e farvi firmare il contratto", esclama, "ma anche, qualora aveste voluto e vogliate, per assegnarvi immediatamente il vostro primo incarico ufficiale. In particolare, proprio ieri me ne sono giunti due all'attenzione. Ecco qui", conclude mentre porge al gruppo altri due distinti fogli di carta, "Leggete questi rapporti, consultatevi tra di voi e scegliete in quale dei due imbarcarvi per primo. Personalmente... no, non voglio influenzarvi. Non dirò altro. Anche se non credo vorrete portarli avanti entrambi contemporaneamente". Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio leggono quindi con attenzione le due possibili missioni. La prima, battezzata "Caso del cimitero", riguarda strani smottamenti e cedimenti del terreno nel cimitero cittadino di Sturben, gestito prevalentemente dalla chiesa di Ezra. Normalmente ciò non costituirebbero una notizia degna di nota essendo le piccole frane piuttosto frequenti ma in questo caso esse paiono particolarmente vaste e sospette. Ancor più dopo che un testimone, tale Pavel Vogorad, ha riferito alla Milizia di aver scorto la tomba della defunta moglie vuota sul fondo di uno di tali smottamenti. L'assenza della salma dell'amata lo ha spinto a chiedere spiegazioni ma il clero di Ezra gli ha negato qualunque risposta, negando che vi siano problemi. La particolarità della vicenda ha portato la Milizia stessa a proporre il caso a Pavlic. L'accordo di collaborazione che vi è infatti tra le autorità e la chiesa di Ezra riguardo i morti mette la Milizia in una situazione scomoda e quest'ultima è ben felice di usare gli "investigatori" di Pavlic per indagare su eventuali irregolarità. Nel peggiore dei casi, se nulla dovesse essere riscontrato o la chiesa dovesse sostenere di sentirsi offesa per qualunque motivo, la Milizia potrà sempre dire di non avere minimamente a che fare con le indagini e la vicenda. La seconda missione poi, chiamata "Caso Janowitz", riguarda l'omonima famiglia nobile, uno dei rami secondari della famiglia più influente di Borca, i Boritsi, comandata a sua volta da Ivana Boritsi. Gli Janowitz hanno contattato direttamente Pavlic chiedendogli aiuto in quanto alcuni tristi eventi che li hanno visti recentemente protagonisti non sarebbero a detta loro accidentali ma voluti, pianificati e causati da qualche altra famiglia nobile intenta a condurre una vera e propria faida contro gli Janowitz. Il minore dei fratelli Janowitz è stato infatti giustiziato per essere stato condannato come il mandante di un omicidio, il marito della secondogenita è stato invece vittima, tutt'ora in coma, di un crollo sospetto in una delle miniere di proprietà della famiglia ed infine la figlia maggiore del primogenito e capofamiglia è attualmente in carcere accusata di tentato omicidio. Gli Janowitz hanno in definitiva chiesto a Pavlic di scoprire chi e perché si celi dietro tali attacchi in modo da porvi fine per il bene e la salvaguardia della loro stessa famiglia. Riflettuto sulla natura e sulle implicazioni delle indagini, anche in virtù del fatto che la seconda pare più impegnativa a detta di Pavlic per via delle pretese e dei risultati che gli Janowitz inevitabilmente pretenderanno, il gruppo decide di iniziare dal Caso del cimitero pur sottolineando come sia loro intenzione procedere poi anche con il secondo incarico una volta svolto il primo. Pavlic, compiaciuto, si dice d'accordo con questa scelta anche a causa di alcuni particolari interessanti che riguardano tale incarico. Esso infatti pare avere alcuni punti di contatto con il Caso Novak appena concluso, riguardanti soprattutto alcune date che paiono incastrarsi piuttosto bene oltre che qualche altro dettaglio come l' "odore di terra profonda" che il gruppo ha individuato durante quelle indagini. Adesso, finalmente, sono chiari i motivi della precedente espressione dubbiosa ed il non volerli influenzare nella scelta da parte di Pavlic. Evidentemente infatti anche il mercante ha istintivamente avuto i loro stessi pensieri nell'apprendere le peculiarità del Caso del cimitero e ciò viene definitivamente confermato da egli stesso qualche istante più tardi quando, porgendo inoltre loro la mappa delle fogne che essi gli avevano chiesto e che egli è riuscito ad ottenere con un pò di anticipo, si dice speranzoso che i quattro possano magari trovare in questo incarico i tasselli che mancano per completare il precedente Caso Novak e, forse, persino tracce del necromante stesso. In questo modo, il gruppo potrebbe finalmente dire di aver concluso con sua soddisfazione e a tutti gli effetti il Caso Novak. Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio si dicono d'accordo con tale osservazione e compiaciuti nel ricevere la mappa non potendo che essere di nuovo speranzosi riguardo tutto ciò mentre scambiano con il mercante un'ultima battuta. La completa risoluzione del Caso Novak, infatti, permetterebbe anche alla Milizia di ritirare le ronde impegnate sulla Sponda orientale, tutt'ora presenti sia forse per un'indecisione delle autorità sul da farsi che per la necessità di dare un senso di sicurezza alla popolazione. Un fatto importante, oltre che per la gestione della Milizia stessa, soprattutto per il bene degli abitanti di Sturben, che, unito al completamento del Caso, darebbe ancora più un segnale di distensione e tranquillità. Detto ciò, il gruppo e Pavlic si salutano con la promessa da parte dei quattro di iniziare quanto prima le indagini sul Caso del cimitero e tenere costantemente informato su ciò il mercante. Lasciato lo studio e la residenza del loro patrono salutando anche la silenziosa Naralis, il gruppo si immerge quindi nuovamente nelle strade di Sturben. Così, a metà del mattino del 14 Dicembre, sotto un cielo nuvoloso ed un sole freddo, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio compiono i primi passi verso il loro primo vero incarico ufficiale...

  

Rewards Granted

Ufficiale stipula del contratto come Cacciatori di Mostri per conto di Vassili Pavlic

Missions/Quests Completed

Il Caso Novak

Character(s) interacted with

Naralis e Vassili Pavlic

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I Protagonisti scelgono di seguire come primo incarico ufficiale il "Caso del cimitero"
Ispirazione: con questa sessione tutto il gruppo guadagna un Punto Ispirazione!

Campaign
La Valle delle Foglie Cadute
Protagonists
Report Date
17 Feb 2024
Primary Location
Sturben

Immagine oggetto
                      Contratto di Cacciatori di Mostri per conto di Pavlic