Sessione 38 - Riposi violati

General Summary

Colto di sorpresa dall'improvviso e inesorabile avvicinarsi della sacerdotessa, il gruppo corre velocemente ai ripari imbastendo un'estemporanea recita. Sfruttando il fatto di trovarsi divisi e leggermente distanti fra di loro, i quattro si separano fisicamente cercando di far credere alla donna che non appartengono allo stesso gruppo e che stanno visitando il cimitero ognuno per conto proprio. Se, tuttavia, Goldrick prende a camminare lentamente verso l'uscita del camposanto e Tiresio si sposta con passo calmo verso la zona occidentale, Karak e Lucien rimangono invece in prossimità del mausoleo e vicini tra loro simulando nel loro caso di trovarsi lì in coppia. Così, quando pochi istanti più tardi la chierica raggiunge finalmente il warlock ed il ladro, il paladino ed il bardo sono già lontani. "Perdonatemi, sembra che stiate cercando qualcuno", esordisce la donna con voce pacata e fare calmo e impassibile, "forse posso aiutarvi. Sono la Guardiana delle Anime Meriel Belkin, piacere. Ditemi pure...". A quelle parole, i due fingono sorpresa nel notarla e nel risponderle cercando di tenere quanta più fede possibile alla loro messinscena. Mentre Karak si copre quanto più può con il suo cappuccio per celare il proprio aspetto, quindi, è Lucien che prende la parola mostrandosi disorientato e dispiaciuto. "Siamo mortificati", replica con sguardo amareggiato, "stavamo cercando le tombe di alcuni nostri conoscenti. Non siamo di Sturben e abbiamo avuto difficoltà a trovarle. Ma per fortuna alla fine siamo riusciti a portare i nostri omaggi. Abbiamo appena concluso la nostra visita, ce ne stavamo giusto andando. Ci auguriamo di non aver arrecato troppo disturbo a voi e agli altri visitatori". La donna, pur apparendo fredda e distaccata, risponde comunque con gentilezza ed educazione a tale frase assicurandoli del fatto che non vi è stato nulla di male nel loro comportamento. Mentre ella parla, Lucien e Karak colgono l'occasione per osservarla con maggiore attenzione. La donna, alta, snella, slanciata e sulla tarda trentina, dagli occhi nocciola e dai lunghi e mossi capelli dello stesso colore, sembra essere stata istruita a dovere su come parlare, su come porsi e persino sulla propria postura. Le sue parole sono chiare e scandite, il suo sguardo è privo di esitazioni e le sue braccia sono davanti al corpo, congiunte attraverso le mani intrecciate all'altezza del grembo. L'elaborata ed elegante lunga veste che indossa è evidentemente un abito cerimoniale del culto di Ezra, dal colorito biancastro-grigiastro e dalle pregevoli rifiniture avana che si affiancano sui bordi a decorazioni simboliche dello stesso colore. A parte ciò, tuttavia, è il nome con cui ella si è presentata che fa riflettere i due. Meriel Belkin, la Guardiana delle Anime, infatti, secondo quanto hanno appreso è la responsabile diretta del cimitero di Sturben, o meglio della parte di esso dedicata ai fedeli della Signora delle Nebbie. Ogni cosa inerente il camposanto e le tombe è conosciuto e deciso da lei che nello svolgimento di tale compito è a capo dei cosiddetti "mortarchi", sacerdoti interamente dediti all'occuparsi dei lavori necessari nel cimitero come manutenzione, sepolture e quant'altro, e che ha come proprio unico superiore la Diacona ovvero la massima autorità di Ezra a Sturben. Nel riconoscerla, Lucien e Karak ricordano anche quanto riportato nel documento in loro possesso sul Caso del cimitero. Proprio la Guardiana delle Anime, infatti, insieme alla Diacona, "interrogate" dalla Milizia, avevano negato l'esistenza di problemi di sorta e di smottamenti gravi nel cimitero, derubricandoli a "spiacevoli ma comunque trascurabili consuetudini, specialmente dopo violenti acquazzoni, che non avevano arrecato danni ingenti e a cui era già stato posto rimedio". Vedendo a quel punto, dopo il loro breve dialogo, la Guardiana apparentemente già intenzionata a salutarli e nel contempo a concentrarsi con la coda dello sguardo su Tiresio e Goldrick, Lucien torna ad aprir bocca con l'intenzione di prolungare in qualche modo il loro colloquio. Sia per distogliere l'attenzione della donna dai suoi due compagni e dare loro tempo di andarsene o fare qualunque cosa vogliano che per testare la situazione nel cimitero e la versione di Meriel Belkin stessa. Così, prima che ella possa dire o fare altro, il warlock prende di nuovo la parola con fare mesto e rispettoso. "Ci avevano detto che ci sono stati dei problemi qui al cimitero nei giorni scorsi e temevamo che avessero potuto riguardare le tombe dei nostri conoscenti ma a quanto pare sembra tutto in ordine...", afferma, provando a gettare l'amo. Amo al quale subito dopo la Guardiana abbocca in pieno. "A quale tipo di problemi vi riferite, se posso chiedere?", domanda infatti la donna, mostrando curiosità ma anche, per la prima volta, una leggera preoccupazione unita ad una certa irritazione. Lucien, soddisfatto dalla riuscita del suo intento, racconta quindi delle voci che afferma di aver sentito riguardanti dei cospicui ed insoliti smottamenti avvenuti nel cimitero che avrebbero "disturbato e violato" alcune tombe, provocando così una reazione determinata ma sempre pacata della Guardiana che si affretta a minimizzare quanto da lui esposto. Con l'attenzione della donna concentrata interamente su ciò, pertanto, Goldrick e Tiresio possono muoversi con relativa libertà. Mentre il primo raggiunge infine l'uscita del cimitero, il secondo si muove tra le lapidi della parte occidentale di quest'ultimo. Il paladino, in particolare, superando una giovane donna dai lunghi capelli neri con un abito bianco elegante seduta sull'erba nei pressi di una lapide ed intenta a parlarle come se si confidasse con essa, si accoda alla coppia che fino a poco prima stava visitando una tomba e che adesso a sua volta sta uscendo dal luogo di sepoltura. Volendo sfruttare quell'opportunità per raccogliere possibilmente qualche informazione, egli si rivolge a loro non appena questi svoltano lungo la stretta via lastricata appena al di fuori del cimitero in direzione est. Presentandosi come un sacerdote incaricato di controllare e di vegliare sullo stato della parte del cimitero dedicata agli altri culti che non siano Ezra, domanda ai due se recentemente hanno notato qualche avvenimento di particolare rilievo o se hanno qualcosa da segnalare riguardo al camposanto. L'uomo e la donna, probabilmente marito e moglie a giudicare dal loro atteggiamento nonché individui abbienti visti i loro abiti di pregiata fattura, dopo essersi rivolti uno sguardo di stupore ma anche timore, replicano di non aver notato nulla di strano e di non avere pertanto nulla da dire. Salutando poi frettolosamente il paladino senza dargli la possibilità di aggiungere altro, i due si allontanano e la donna si gira ad osservare Goldrick di sfuggita un'ultima volta poco prima di sparire dietro l'angolo di un edificio. Il paladino, rimasto così solo, li osserva da lontano con curiosità, circondato dalla spoglia e rosseggiante vegetazione autunnale limitrofa del cimitero. Rimuginando su quell'incontro e sui modi dei due più che sulle loro effettive parole, egli comprende come vi sia estrema riluttanza da parte praticamente di chiunque nel parlare di eventi inerenti il cimitero. Lo stesso disagio e forsanche paura che sono stati fin troppo visibili sul volto di Pavel Vogorad. Il timore di esporsi per delle questioni potenzialmente compromettenti è chiaramente predominante così come la preoccupazione di incorrere in eventuali ripercussioni da parte delle autorità o più probabilmente del potente culto della Signora delle Nebbie. Un timore che, osserva Goldrick con dispiacere mentre fissa con sguardo perso la strada ora deserta davanti a lui, rende i potenziali testimoni estremamente ermetici e quindi alla fine molto più complicato ottenere informazioni. Costatando quindi come il suo tentativo si sia purtroppo rivelato un buco nell'acqua, il paladino decide di non fare altro limitandosi ad attendere lì sul vecchio ed umido lastricato della via che i compagni lo raggiungano. Uno di essi nel frattempo, Tiresio, dopo essere passato nei pressi dell'ingresso del mausoleo della famiglia Anchev estraendosi una delle sue unghie ed avendola lasciata furtivamente cadere fra l'erba vicina, sta continuando a spostarsi con fare volutamente indeciso nelle propaggini più occidentali del cimitero. Lasciare lì l'unghia con l'intenzione di usarla più tardi come mezzo per la sua capacità di scrutare potendo così dare un'occhiata a cosa accade in quel luogo costituisce infatti solo una parte del suo intento in quanto il bardo, fingendo una certa ignoranza, ha in mente di avvicinarsi poi alla Guardiana per chiederle l'ubicazione di una tomba e rendere così più credibile il proprio finto vagabondare ottenendo magari nel frattempo qualche utile informazione. Pochi minuti dopo, perciò, attenendosi al suo piano elaborato anche per dare a Lucien e Karak l'opportunità di disimpegnarsi dalla sacerdotessa con la quale stanno ancora discutendo oltre che per sottolineare il fatto che apparentemente egli non li conosce, il ragazzo si avvicina ai tre interrompendo con pacatezza il loro parlare. "Mi scusi, scusatemi", dice rivolto prima alla chierica e poi ai due compagni fingendo di presentarsi con disagio, "non voglio tediarvi ma avrei bisogno di aiuto. Sto cercando il sepolcro di una mia amica ma non riesco a trovarlo". A quelle parole, la Guardiana si rivolge a lui allo stesso modo con cui si è rapportata al ladro e al warlock, assicurandolo di non essere di alcun disturbo e di non dover aiutare i suoi due interlocutori essendo perciò a sua completa disposizione. Prendendo tale comportamento come un modo per lei per troncare il loro dialogo in merito agli smottamenti, dialogo che comunque non ha condotto a nulla di nuovo avendo la sacerdotessa negato la gravità degli eventi descrivendoli come "banali e trascurabili cedimenti a cui abbiamo immediatamente provveduto", Lucien e Karak capiscono che non è il caso di tirare ulteriormente la corda. Lo stato del terreno, del sentiero e delle tombe, comunque impeccabile e la reticenza della chierica che non fa altro che ripetere quanto già a loro noto, non potrebbe permettere loro di ottenere alcun genere di nuovo indizio sulla vicenda e perciò preferiscono non insistere oltre e lasciare il cimitero anche per non correre il rischio di insospettire Meriel Belkin. Perciò, dopo aver replicato alla donna facendole i complimenti per l'ottimo stato e mantenimento del camposanto ai quali ella reagisce ringraziando e crogiolandosi in quell'elogio, essi si congedano salutando sia lei che Tiresio e dirigendosi con calma verso l'uscita. "Non avremmo ottenuto nulla da lei", afferma stizzito Karak rivolto a Lucien mentre si allontanano su uno dei sentieri di ciottolato. "Si, lo credo anch'io", concorda il warlock annuendo e voltandosi per un istante per vedere come evolve la situazione, "Perciò dobbiamo avere fiducia in Tiresio. Non so cosa abbia in mente ma forse avrà più fortuna di noi...". Alle loro spalle, infatti, il bardo è intanto impegnato in un colloquio con la sacerdotessa. "Come si chiamava la vostra amica?", chiede cortesemente la Guardiana ma sempre con aria distaccata e nella sua statuaria postura, "Siete sicuro sia sepolta qui e che fosse una credente della Signora delle Nebbie?". Tiresio, mostrandosi disorientato ed in difficoltà, risponde affermativamente a tutte quelle domande aggiungendo che la sua amica si chiamava Margareth Ally. La chierica, non rimembrando quel nome tra i sepolti recenti, invita il bardo a seguirla nell'archivio della chiesa dove sono registrati tutti i defunti ospitati nella zona del cimitero dedicata ad Ezra, in modo da rintracciare colei che cerca. Egli, annuendo, si accoda pertanto alla sacerdotessa, diretta verso una piccola uscita settentrionale del camposanto. Così, dal centro del cimitero in cui si trovano, all'incrocio di vari viottoli, i due si allontanano verso nord sotto lo sguardo di Goldrick, Karak e Lucien che nel frattempo si sono ricongiunti semi-nascosti fra gli alberi disadorni che circondano la via all'uscita meridionale di quel luogo. In un pomeriggio ormai inoltrato e sempre più freddo, cupo e nuvoloso, i tre osservano dalla vegetazione il compagno e la Guardiana oltrepassare le tombe, il prato ed i sentieri del cimitero su cui una leggera brezza che ha preso ora a sollevarsi di tanto in tanto sta delicatamente depositando istante dopo istante una miriade di foglie cadute multicolori, e dirigersi verso il tempio della Signora delle Nebbie. Decidendo di aspettare lì l'evolversi della mossa di Tiresio senza fare altro, essi non possono che sperare che essa si riveli utile per la loro indagine. Lo stesso identico pensiero che anima il bardo mentre segue in silenzio Meriel Belkin oltre il margine del cimitero. Una volta superato il muricciolo che lo delimita e superati anche alcuni edifici confinanti con esso e con la chiesa adibiti probabilmente a svariate attività del clero e del culto di Ezra a giudicare dalla presenza di alcuni affaccendati sacerdoti, i due giungono finalmente in vista del tempio. Un'imponente struttura in pietra e mattoni grigi, dalla forma ellittica e dalle dimensioni decisamente maggiori rispetto alla Basilica del Signore del Mattino, con un'altezza complessiva che supera abbondantemente i 15 metri, una lunghezza maggiore di 60 metri ed una larghezza di circa 18 metri. La sua architettura e la sua linea essenziali ma eleganti lo pongono in netto rilievo rispetto agli edifici vicini, sui quali inoltre torreggia con diversi metri di margine, aiutato in ciò anche dall'alto campanile che lo affianca. Una torre longilinea e protesa verso il cielo, che sfiora i 30 metri di altezza e sulla cui sommità appuntita vi sono le due grandi campane del tempio, note in tutta Sturben. Esse infatti, ormai divenute un simbolo della cittadina oltre che del culto, riecheggiano in tutta la città scandendo con precisione lo scorrere delle ore. Sorpreso e attonito per qualche istante a tale impressionante vista, Tiresio si attarda leggermente dai passi della chierica che lo precede, affrettandosi poi a recuperarli nel momento in cui ella lo introduce nella struttura attraverso una piccola porticina laterale. A quel punto, l'interno del tempio, pur parzialmente immerso in una diffusa oscurità, si mostra al bardo in tutto il proprio misterioso ed enigmatico fascino. Un'unica navata centrale, sovrastata da una volta ad archi posta a più di 13 metri da terra e adornata da un pavimento in marmo bianco, si estende davanti a lui in tutta la sua vastità. La parete di destra, che ospita un'infinità di candele e candelabri rituali accesi posti a diverse altezze su numerosi candelieri in ferro battuto, si contrappone alla parete di sinistra, caratterizzata soltanto da alte ed ampie vetrate che la occupano quasi interamente. Proprio da esse filtrano i flebili raggi di sole che illuminano debolmente l'ambiente e che in parte si riflettono sul marmo del pavimento perfettamente levigato e lucidato. Quella particolare commistione di luci, alternandosi sui due lati tra quelle bianco-bluastre del sole e del suo riflesso e quelle arancioni del fuoco, da vita ad una strana dicotomia di colori che, unita al silenzio e all'oscurità che permea il resto del tempio, crea un'atmosfera mistica e sfocata, quasi sognante. Immutata nel tempo e nello spazio. I lenti passi della Guardiana che riecheggiano sul marmo freddo destano Tiresio quasi dall'ipnosi in cui tale scenario l'ha fatto piombare, riportando la mente del bardo al presente. Mentre quest'ultimo riprende quindi a seguire la sacerdotessa lungo la navata superando pochi fedeli intenti in sussurate ed intime preghiere di fronte alle candele accese, l'altra estremità della struttura diviene sempre più vicina permettendo alla fine al ragazzo di scorgerla nella sua interezza. In uno spazio semicircolare dedicato all'abside, una grande statua raffigurante una donna avvolta in una lunga e semplice veste cerimoniale, è circondata da una moltitudine di candele accese. Esse, di svariate altezze e dimensioni ma tutte dalla fiamma immobile, continuano a bruciare proiettando sottili sbuffi di fumo grigio verso l'alto e permeando l'aria con l'acre odore dell'incenso. Alcune di esse sono chiaramente state accese da relativamente poco, altre invece sono quasi del tutto consumate ed un vero e proprio lago di cera ricopre buona parte del pavimento e dei candelabri che le sostengono. La statua al loro centro, tuttavia, è perfettamente pulita, intonsa dalla cera fusa circostante. Alta quasi tre metri, essa mostra quella che pare una giovane donna, il cui volto è quasi completamente coperto dai lunghissimi capelli, che stringe in una mano una spada e nell'altra un ramoscello di belladonna mentre ai suoi piedi è posto uno scudo. Tiresio, in virtù delle ricerche del gruppo ma anche della loro precedente esperienza nella Casa del Lamento, riconosce quel trio di oggetti come un allegoria del simbolo religioso di Ezra, attribuendo pertanto alla statua l'evidente compito di rappresentare la misteriosa dea delle nebbie. Trovandosi di nuovo ad indugiare per qualche attimo in quella vista, il bardo se ne libera non appena Meriel Belkin gli fa strada in un'altra porta di legno laterale, richiudendola poi dietro di loro. Avvisando il ragazzo che si trovano negli archivi del tempio e chiedendogli di aspettarla lì, la chierica scompare fra i grandi scaffali di quella stanza che, al primo sguardo di Tiresio alla debole luce di diverse candele e lanterne, si rivela essere un'ambiente piuttosto vasto. Tuttavia, farsene un'idea precisa risulta praticamente impossibile da dove si trova in quanto, dalla sorta di atrio adiacente l'ingresso, quasi tutta la stanza è occupata e di fatto occultata da imponenti librerie e scaffalature in legno alte più di tre metri e che sfiorano il soffitto, le quali si alternano e si incrociano tra loro formando un vero e proprio labirinto. Tutte traboccano di libri e volumi di svariate dimensioni e colori, la maggior parte dei quali sembra vecchia, polverosa e trasandata. Quando solo pochi istanti dopo la sacerdotessa fa ritorno, porta sotto il braccio destro un grande tomo rilegato in pelle color porpora, dalle pagine ingiallite e rovinate sui bordi. Ponendolo su un vicino tavolo e aprendolo mentre fa cenno al bardo di avvicinarsi, la chierica inizia subito a scorrere verso le ultime pagine e poi, una volta arrivata lì, cerca con lo sguardo il nome indicatole da Tiresio in quello che pare un lungo ed interminabile elenco. Dalla posizione in cui si trova il bardo è difficile stabilirlo ma quella che ha davanti agli occhi pare una lista dettagliata dei defunti sepolti nel cimitero sotto la "giurisdizione" del culto di Ezra. Una lista completa di nomi, date ed altri appunti diligentemente riportati e organizzati uno dopo l'altro. Passando con il dito indice sul foglio di carta, la donna supera nomi e nomi fin quando l'elenco non termina. "Mi spiace", esordisce alla fine con espressione rammaricata, "ma non vi è nessuna Margareth Ally sepolta nel nostro cimitero. Posso dirvelo con assoluta certezza". Tiresio, fingendo delusione e dispiacere, annuisce abbassando lo sguardo mentre cerca di decidere velocemente il da farsi. Insistere oltre potrebbe essere deleterio oltre che rischioso e compromettente, senza contare il fatto che non potrà avere una visuale del tomo migliore di quella che ha già ottenuto. Meriel Belkin, infatti, richiude a quel punto il libro proprio davanti a lui come a voler troncare ogni discorso, impedendogli di fatto di scrutarlo in cerca di informazioni sulle cinque tombe vittime dei recenti smottamenti. Consapevole inoltre di non trovarsi nella posizione di poter visionare nessun altro volume dell'archivio, il bardo, seppur riluttante a causa dei mancati progressi nell'indagine in cui invece sperava, è costretto a desistere. "Devo aver capito male allora", esclama con rammarico, "A questo punto credo che la mia amica sia sepolta in un'altra zona del cimitero. Mi scuso per il disturbo che le ho arrecato. Arrivederci... e non si preoccupi, conosco la strada per l'uscita". Così dicendo, con un sorriso accennato, egli lascia l'impassibile Guardiana e gli archivi alle proprie spalle per tornare dai compagni. In pochi minuti compie a ritroso il tragitto fatto all'andata, attraversando l'intera navata del tempio di Ezra, gli edifici esterni ad esso adiacenti ed il camposanto, ricongiungendosi infine con Goldrick, Karak e Lucien, ancora intenti ad aspettarlo sulla strada al limitare meridionale del cimitero. "Allora?", gli chiedono subito i tre in coro, impazienti di avere novità. "Niente di niente", replica Tiresio visibilmente deluso, "solo un archivio stracolmo di informazioni sui defunti che non possiamo consultare...". "Sarebbe fattibile entrare di soppiatto per farlo?", gli chiede a quel punto Karak, incuriosito. "Forse", risponde il bardo dopo averci riflettuto per qualche istante lanciando uno sguardo al tempio, la cui figura si staglia in lontananza sul profilo scuro della cittadina. Mentre il gruppo rimugina in silenzio su tale possibilità, Lucien prende la parola evidenziando un altro punto. "Se non altro sembrerebbe che la Guardiana abbia creduto alle nostre versioni", sottolinea guardandosi intorno e verificando l'assenza di eventuali individui o sacerdoti di Ezra "interessati" a loro, "avete avuto la stessa impressione?". Alla risposta positiva di tutti, l'incertezza del momento diviene un pò più sopportabile. Sentendosi le spalle coperte, infatti, essi possono pianificare con maggiore tranquillità le loro prossime mosse. Mosse che sono chiamati a studiare con criterio ed attenzione, subito dopo essersi ragguagliati a vicenda nel dettaglio sulle proprie ultime azioni. Apprendendo quindi come le bugie di Lucien e Karak, il tentativo di raccolta di nuove testimonianze di Goldrick e la messinscena di Tiresio non abbiano alla fine portato a nulla, il gruppo procede con il decidere sul da farsi. Nel silenzio e nella calma di quel luogo, pertanto, interrotto solo a tratti da una sussurrante e fredda brezza che porta con sè una moltitudine di foglie secche multicolori, i quattro discutono a lungo su cosa sia opportuno fare. Con il trascorrere del tempo e l'avvicinarsi del tramonto, le ombre iniziano progressivamente ad allungarsi sulla via lastricata nella quale si trovano, invasa ormai da un tappeto di foglie cadute, come ad avvertirli dell'imminente arrivo della sera. Quando poco dopo le vicine campane del tempio di Ezra suonano l'ultimo rintocco delle cinque, il gruppo ha ormai preso la propria decisione. Appurata l'impossibilità, almeno in quel frangente, di scoprire altro sia al cimitero che al tempio su quei sepolcri violati e sperando che magari nel frattempo Todor possa in qualche modo avere più fortuna con le ricerche sul camposanto che loro gli hanno commissionato, essi optano per fare ritorno alla locanda dove discuteranno in maniera più approfondita dell'idea di fare un'incursione notturna al cimitero. Il mausoleo Anchev, infatti, o meglio il suo ingresso con tanto di catena e lucchetto nuovi ed impronte di fango sui gradini, ispira la loro curiosità e li spinge a volerlo indagare più a fondo. Un punto d'interesse nel cimitero, più degli altri o forse l'unico, quasi al centro della zona colpita dagli smottamenti. L'unica vera pista che al momento sentono di avere ma che deve essere percorsa di nascosto, al riparo da occhi indiscreti, senza insospettire il clero di Ezra. Occorre però un'attenta riflessione sull'effettiva volontà di compierla e sulla sua fattibilità oltre ad una curata pianificazione. Rimandando quindi a più tardi dialoghi più approfonditi in merito, i quattro si muovono ma non lo fanno subito in direzione de "L'Ultimo Braciere". Prima infatti vogliono compiere una breve deviazione recandosi al Castello di Sturben, o meglio all'archivio degli abitanti della cittadina di cui sanno l'esistenza e che dovrebbe custodire a sua volta informazioni sui defunti. Lì, con un pò di fortuna, contano di apprendere qualche dettaglio aggiuntivo che magari può fornirgli aiuto nell'indagine. Così, stringendosi nei loro mantelli per via del freddo crescente, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio si allontanano definitivamente dal cimitero e percorrono le strade del Quartiere Ricco, tra i pochi ma eleganti passanti e i bei edifici e ville circondate da una spoglia vegetazione lì presenti, fino a raggiungere, superato un vasto parco alberato, le alte mura merlate delimitanti il cortile esterno del Castello. Essendo piuttosto sicuri di non essere seguiti, cosa che placa i loro rimanenti timori legati sia alle parole di Todor riguardanti le "persone" pericolose del Quartiere Povero che all'eventuale "curiosità" da parte del clero di Ezra che le loro azioni potrebbero aver suscitato, essi varcano un imponente cancello spalancato e incorniciato da due torrette di sorveglianza in pietra, molto simile nell'aspetto e grande praticamente come quello dell'ingresso in città, superando così un piccolo contingente di miliziani a guardia del passaggio. Il grande spazio che a quel punto si spalanca di fronte a loro li immerge in un vasto piazzale interno dalla forma a mezzaluna, delimitato sui bordi da una bassa siepe e lastricato con grandi pietre grigie, intagliate e consumate dalle intemperie e dall'infinito passaggio degli abitanti e della Milizia. Mentre alle loro spalle vi sono le alte mura che hanno appena superato, davanti a loro si erge una linea di edifici eleganti, alti e imponenti, affiancati l'uno all'altro, che costituiscono non solo una zona burocratica aperta al "pubblico" ma anche una divisione architettonica per la parte più interna del Castello e per il Castello vero e proprio. Tra di essi, in particolare nella zona orientale, a quanto hanno appreso vi è l'edificio ospitante l' "Archivio dei Cittadini" di Sturben, obiettivo della loro visita. Perciò, senza esitare, i quattro si dirigono verso di esso attraversando il piazzale che ormai sta progressivamente venendo inghiottito dalle lunghe ombre dell'imminente tramonto ed incrociando lungo il tragitto solo pochi miliziani intenti in ronde e via vai silenziosi. Dopo aver chiesto indicazioni più precise ad alcuni di essi, alla fine il gruppo rintraccia una sorta di piccolo ufficio, al secondo piano di un antico edificio, sede dell'archivio. In una sala male illuminata e pregna del tipico odore dei libri, disadorna, spartana ed arredata soltanto da una bancone in legno e qualche sedia consumata, vengono accolti e ricevuti da un uomo anziano, calvo, di bassa statura e dai grandi occhiali. Il vecchio, gentile e ben disposto, soprattutto dopo aver saputo della loro affiliazione con Pavlic e della loro collaborazione con le autorità, mette loro subito a disposizione quanto richiesto, assentandosi solo per pochi minuti in una porta laterale e tornando poi con una serie di grandi paginoni rilegati con non molta cura. In essi vi sono elencati i nomi di tutti i deceduti a Sturben e l'uomo, apparentemente incuriosito e stimolato dalle richieste del gruppo, collabora con essi fornendo tutte le informazioni lì riportate, comprensive anche del mestiere dei defunti e delle cause di morte. "Allora", inizia, sfogliando in una nuvola di polvere le ampie pagine davanti a sé mentre continua a riposizionarsi gli occhiali sul naso, "ecco qui i cinque nominativi. Dunque... Baranan Osinsky è morto per avvelenamento...un fungo che ha mangiato a quanto pare. Era un boscaiolo. Radomir Akinshin era malato da qualche tempo...aveva difficoltà a respirare. Faceva l'inserviente alle terme. Anche Dinara Vogorad è deceduta per malattia. Si è lentamente indebolita fino a spegnersi. Aveva una bancarella di pesce al mercato. Ganya Baev invece si è suicidata tagliandosi le vene dei polsi. Non aveva mai superato la recente perdita del figlioletto. Era proprietaria di una bottega di vasi. Infine, Karol Sokolor si è spento a causa di un malore, il suo cuore ha ceduto. Lavorava ai moli. Sono tutti morti nell'ultimo mese...". I quattro, nel silenzio e nella quiete di quel luogo, rimuginano per un pò su quelle informazioni, l'ultima delle quali già nota, ma poi, realizzando come il vecchio si dimostri un pò troppo interessato e coinvolto nelle loro ricerche, decidono di non attirare ulteriormente l'attenzione e di salutarlo per proseguire in privato alla locanda i loro ragionamenti. Lasciato quindi di nuovo l'archivista nel suo solitario ufficio, accorgendosi tra l'altro per quella scelta di una nota di disappunto sul suo volto, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio fanno infine ritorno a "L'Ultimo Braciere". Il cortile esterno del Castello, le vie di Sturben e i vari quartieri che attraversano sono tutti ormai immersi nella crescente oscurità della sera, aumentata ancor più dal repentino e consistente comparire di una fitta nebbia, pronta a breve a diffondersi ovunque. Con gli ultimi e sparuti abitanti che si attardano a sbrigare le proprie faccende per poi rientrare a casa in una città ora praticamente deserta, il gruppo raggiunge la propria destinazione. Consapevoli di essere comunque in netto anticipo per la cena e volendo sfruttare il tempo rimanente prima del pasto per discutere approfonditamente della situazione, essi si recano nella loro stanza percorrendo la sala comune praticamente vuota e salutando la solita indaffarata e indifferente Anya, che rivolge loro soltanto un cenno con il capo da dietro il suo bancone. Una volta nella loro camera, i quattro accendono il caminetto per scaldarsi un pò dopo un pomeriggio passato all'addiaccio, rilassandosi per quanto loro possibile. Poi, inevitabilmente, le loro menti tornano alle proprie incombenze. L'indagine è solo all'inizio, hanno appena cominciato a scavare nel fango in cui affonda l'intera vicenda, ma è già tempo di un primo bilancio e delle prime importanti decisioni. Una in particolare. "Allora", esclama Karak sorridente, "visita notturna al mausoleo Anchev?".

Character(s) interacted with

Guardiana delle Anime Meriel Belkin e Anya

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Campaign
La Valle delle Foglie Cadute
Protagonists
Report Date
05 Mar 2024
Primary Location
Sturben