Sessione 39 - Nebbia
General Summary
Riunito nella riservatezza della propria camera a "L'Ultimo Braciere", il gruppo discute sull'effettiva utilità e sulla fattibilità della loro intenzione. "Alla fine non credo che abbiamo molte altre alternative", ricorda a tutti Lucien, "il mausoleo Anchev rappresenta la pista più intrigante e più concreta a nostra disposizione. Dobbiamo essere cauti, prepararci con cura e agire con la massima attenzione e precisione. Non possiamo permetterci errori. Non possiamo permetterci di venire scoperti dal clero di Ezra...". "Il buio della notte ci coprirà le spalle e giocherà a nostro favore", interviene a quel punto Karak, fiducioso, "ed anche la nebbia che si è alzata. Direi che dovremmo approfittarne. Andiamo stasera...". Le parole del ladro, che paiono quasi un invito e un consiglio più che un'opinione, risuonano nella stanza perdendosi nell'eco dello scoppiettare del fuoco del caminetto. Ormai un piacevole tepore si è diffuso nell'ambiente e Goldrick, Lucien e Karak sono impegnati in un confronto che vede i primi due quasi sul punto di essere convinti dalla volontà del lucertoloide di agire quella notte stessa. Attendere, vista la situazione, non avrebbe senso. Tiresio, invece, si trova nel frattempo qualche passo più in là, di fronte alla piccola finestra della camera, intento ad osservare l'esterno, prestando poca attenzione e soltanto di sfuggita al dialogo dei compagni. Oltre la vetrata, Sturben è immersa in una nebbia fitta ed apparentemente impenetrabile che impedisce addirittura di scorgere gli edifici vicini e dall'altra parte della strada di fronte la locanda. Una cortina grigia, oscurata dalla notte incombente, che è sorta e si è diffusa in poco tempo e che sembra ormai aver inghiottito ogni cosa intorno a sé. Soltanto la luce della lanterna di qualche solitario passante, di tanto in tanto, si fa breccia in essa rendendola meno opprimente ma tali luci, così come quelle che filtrano da alcune finestre che si affacciano sulla via, sono comunque offuscate e sfocate, come perse in un altro mondo. Un freddo mondo nel quale lo spazio e il tempo paiono essersi fermati. Un mondo in cui il gruppo sembra trovarsi nella pancia di una nave che veleggia in silenzio in uno sconfinato oceano di nebbia, circondato dal nulla, dove la vista di qualche sparuta luce trasmette una duplice e contrastante sensazione. Da un lato una sorta di senso di sicurezza dettato dal fatto che la nave sembra essere in vista di un porto sicuro, quasi al riparo dal mistero e dall'incertezza di quell'inattaccabile velo di nebbia, dall'altro l'inquietudine e la preoccupazione dovute all'impossibilità di raggiungere quel porto che giace sempre alla stessa distanza, così vicino eppure così lontano. Nel fissare tale scenario, mentre il respiro di Tiresio appanna ad intervalli regolari il vetro della finestra davanti a lui, il bardo realizza di provare una strana attrazione verso quella nebbia. Un crescente desiderio di avvicinarvisi e di toccarla, attirato a lei da un richiamo che si fa via via sempre più chiaro e forte. Quando Tiresio, inquietato da tale sensazione, decidendo di non darle troppo peso, discosta lo sguardo e la mente da ciò voltandosi verso i compagni, essi stanno continuando a discutere sul da farsi ma adesso lo stanno facendo raggruppati attorno alla mappa delle fogne, distesa su un piccolo tavolo che hanno portato al centro della stanza. "Magari il cimitero in qualche modo è collegato con le fognature", ipotizza Goldrick pensieroso, "anche se da queste carte non sembra...". "No, infatti", continua Karak passando il dito indice sulla mappa per indicare i dintorni del camposanto, "qui non riporta nulla del genere. Le fogne dovrebbero svilupparsi tutt'intorno al cimitero e in pratica circondarlo ma nessun canale vi passa sotto...". "Quindi a quanto sembra il collegamento che cerchiamo, o meglio, che speravamo di trovare con il Caso Novak non dovrebbe esserci...", riflette Lucien notando come anche il bardo a questo punto si avvicini al tavolo unendosi ai loro ragionamenti, "l'odore di terra profonda che permeava gli Artigli potrebbe essere compatibile con gli smottamenti del cimitero ma apparentemente non c'è connessione tra quest'ultimo e il fetore di fogne che Karak ha sentito su quel brandello di abito...anche se il fatto che gli smottamenti abbiano interessato le tombe di cinque persone piuttosto giovani che sono decedute di recente e tutte con morti che tuttosommato conservano il corpo in buono stato mi fa pensare...". "A cosa?", chiede incuriosito Karak. "Non sono un esperto", risponde Lucien pensieroso, "e come abbiamo visto nel caso degli Artigli questo discorso non può dirsi sempre valido, ma penso che in generale cadaveri giovani, freschi e ben conservati siano particolarmente richiesti e apprezzati dai necromanti". "In effetti", interviene Goldrick, "quello che abbiamo scoperto all'Archivio dei Cittadini è da tenere in alta considerazione...ma come avrebbe fatto il necromante ad impossessarsi di quei cadaveri? Non credo che si sia messo a scavare nel cimitero, magari usando anche gli Artigli, senza che nessuno se ne accorgesse...non è qualcosa per cui si impiega poco tempo...forse il culto di Ezra potrebbe essere in qualche modo coinvolto...". "Comunque sia", prende a quel punto la parola Tiresio come a voler troncare ogni discorso per sottolineare invece il punto della faccenda, "abbiamo vari motivi per controllare il mausoleo Anchev. E nessuno per non farlo". A quelle parole, in grado di condensare in breve tutti i loro pensieri indicando ancora una volta la strada che già appariva più appropriata, gli altri concordano definitivamente, annuendo convinti. Così, mentre l'ora di cena si avvicina ed un sordo trambusto diviene via via sempre più udibile dalla sala comune sottostante, il gruppo intraprende un'attenta pianificazione dell'incursione al cimitero che alla fine decidono, come da iniziale suggerimento di Karak, di condurre quella notte stessa. Diversi minuti più tardi, poi, ultimati finalmente i preparativi, i quattro si recano a loro volta al piano terra della locanda, intenzionati a cenare prima di gettarsi a capofitto nella loro sortita. Al piacevole tepore della sala comune avvolta dal brusio degli avventori, dal tintinnio dei piatti e delle posate e dai gradevoli aromi provenienti dalle cucine, il gruppo consuma un pasto abbondante, servito dalla sorridente Eike. Una volta terminato con tutta calma, quando ormai sono passate da un pò le 11 di sera, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio lasciano la locanda a quel punto praticamente vuota e, salutando da lontano Eike e Anya intente a pulire, si dirigono verso il cimitero immergendosi nell'oscurità e nella nebbia che avvolgono l'intera città. Spostandosi in uno scenario cupo, deserto e silenzioso avvolto da una fitta e impenetrabile foschia che non permette di vedere oltre un palmo dal naso e che pare essere quasi tangibile e materiale dando come la sensazione di ostacolare chiunque tenti di solcarla, essi attraversano parte del Quartiere delle Gilde incontrando solo qualche sparuto cittadino intento a vagare in quel mare di bruma, fino ad entrare nei Giardini degli Dei, appostandosi poi tra la vegetazione spoglia in prossimità dell'angolo nord del parco. Qui, nascosto e al riparo da occhi indiscreti, il gruppo si divide come programmato. Karak e Lucien, ossia coloro dotati di capacità che gli permettono di passare inosservati, proseguono con l'intenzione di entrare nel cimitero mentre Tiresio e Goldrick rimangono sul posto sfruttando la sua maggiore altitudine per vigilare sulla situazione e fare da palo, contando sull'abilità del bardo di potersi mettere in contatto con i compagni anche a distanza nel caso in cui ce ne sia la necessità. Così, inghiottiti dal buio e dalla nebbia che in qualche modo continua a dare loro la sensazione di intralciare la loro avanzata, il lucertoloide ed il mezzelfo attraversano comunque velocemente la piccola piazza e la strada che separano i Giardini dal cimitero addentrandosi negli stretti vicoli tra gli edifici ad occidente di quest'ultimo. Pur consci, infatti, di allungare in questo modo il tragitto rispetto ad un percorso più diretto, essi contano di sfruttare la copertura data proprio dai vicoli bui che si sviluppano nei pressi di quel lato del camposanto per avvicinarvisi il più possibile non visti, scivolando poi verso l'ingresso sul fianco sud. Muovendosi quindi tra le viuzze tenebrose e deserte adiacenti i grandi edifici e le ville di questa parte della città, i due riescono nel loro intento giungendo prima in vista del cimitero e poi spingendosi fino al suo limitare. L'oscurità della notte e l'occultamento fornito dalla nebbia che non solo coprono le loro figure ma rendono anche estremamente debole la luce della lanterna che necessariamente Karak deve tenere con sé, offrono un'altra ottima copertura sebbene, in questo modo, anche il warlock ed il ladro non hanno visione di chi o cosa potrebbe celarsi nella foschia. Pertanto, con estrema cautela e attenzione, si muovono cercando di fare meno rumore possibile benché non scorgano nessuno. Sopraggiunti in prossimità dell'ingresso meridionale del camposanto, Karak riesce a ritrovare un punto del muricciolo parzialmente crollato che aveva scorto in precedenza durante la loro visita e, facendo cenno a Lucien di seguirlo, scavalca agilmente l'ostacolo entrando nel luogo di sepoltura. Il warlock lo segue da vicino ma penetrando a sua volta nell'area e non avendo la stessa destrezza del compagno, scivola sull'erba umida andando a sbattere contro una lapide. L'urto, per quanto minimo e poco doloroso, provoca l'abbattimento della stessa che cade a terra con un tonfo sordo. Mentre il greve boato dato dallo scontro della pietra contro la terra riecheggia tra le tombe e la nebbia, i due rimangono immobili trattenendo il respiro e temendo che qualcuno possa averli uditi. Ma trascorsi istanti su istanti, nessun altro suono o presenza si rivela in un cimitero che pare deserto tanto quanto il resto della città. Tirando un sospiro di sollievo, quindi, Lucien e Karak, dopo aver riposizionato alla bell'e meglio la lapide al suo posto, riprendono ad avanzare lentamente tra i sentieri e le tombe e, dopo aver usato come punto di riferimento nella foschia la luce di una lanterna accesa sopra l'ingresso del mausoleo più a nord del cimitero, arrivano proprio di fronte al mausoleo Anchev. Mentre il warlock controlla i dintorni facendo da palo, il ladro riesce a scassinare velocemente e con facilità il lucchetto del cancello dell'ingresso permettendo ai due di entrare finalmente nella struttura. Nel frattempo, Goldrick e Tiresio, immersi nel freddo pungente e nelle tenebre della notte, scrutano il mare di nebbia che li circonda nei Giardini degli Dei. Esso infatti rende praticamente impossibile per loro vedere il cimitero da dove si trovano benché normalmente sia possibile farlo. E ciò contribuisce a generare in loro una certa inquietudine non potendo sapere cosa stanno facendo i loro compagni e non potendo quindi svolgere appieno il loro compito previsto dal piano. Minuto dopo minuto, tale angoscia cresce sempre più e i due sprofondano in un teso silenzio, incerti sul da farsi. E' in quel momento che Tiresio sente dei sussurri provenire dalla nebbia intorno a lui. Voci su voci intente a mormorare qualcosa. Inizialmente il bardo si guarda freneticamente intorno in cerca di una spiegazione ma poi, realizzando come nel bel mezzo della vegetazione disadorna dei Giardini vi siano solo lui e il paladino, collega la cosa a ciò che gli è già capitato in precedenza e si limita quindi a concentrarsi per cercare di capire cosa stiano dicendo quelle voci. Su tutte, una in particolare diviene a quel punto manifesta alle orecchie del ragazzo. Una profonda voce maschile, rauca e possente nel tono, che bisbiglia tra gli alberi come se fosse accanto a lui. "Non a destra, non a sinistra, nè avanti e nemmeno indietro...ma giù...giù nella terra...". A quelle parole, seguite poi da altre che Tiresio non riesce ad identificare e che si perdono scomparendo per sempre nel buio e nella foschia, egli ha un sussulto. Credendo che possa trattarsi in qualche modo di un indizio anche se dalla natura ignota e temendo per il destino di Karak e Lucien, il bardo avvisa subito Goldrick della cosa e i due convergono sul fatto di non poter più rimanere lì ad aspettare i compagni che potrebbero invece trovarsi in difficoltà. Così, senza indugiare oltre, lasciano a loro volta i Giardini per spingersi rapidamente verso il cimitero seguendo la stessa strada percorsa dal ladro e dal warlock. Addentrandosi nella nebbia, anch'essi flebilmente illuminati dalla lanterna impugnata da Goldrick, i due hanno sensazioni contrastanti. Se, infatti, il paladino prova tensione nell'avventurarsi di nuovo in quella strana foschia che da quando hanno lasciato "L'Ultimo Braciere" sembra volersi opporre al suo passaggio, il bardo, a differenza dei suoi compagni, vi scivola invece attraverso con facilità e senza alcun impedimento essendone oltretutto attratto come una falena dalla luce. Una strana sensazione mai provata prima, sorta da quando si trovavano alla locanda e rimasta fino ad adesso ma che si è fatta ogni istante più intensa e che ora non è più ignorabile. Un'inspiegabile ed enigmatica sensazione, nonostante lo scenario livido e imperscrutabile, di agio e di sicurezza nel muoversi in essa, che Tiresio accetta senza porsi troppe domande e senza rimuginarci su, fin troppo concentrato e preoccupato in questo momento dai compagni dispersi. Il richiamo che il ragazzo percepisce, forte e chiaro, e che pare connetterlo con la nebbia, adesso può aspettare di essere approfondito. Ed anzi, egli lo sfrutta per muoversi nella foschia con maggiore agilità e naturalezza di Goldrick e per raggiungere più velocemente Lucien e Karak. Alla fine la coppia giunge nei vicoli in vista del camposanto e, dopo essere stata spaventata dai dei rumori alle loro spalle che poi si sono fortunatamente rivelati trattarsi solo di un solitario ed aggressivo gatto nero, decidono di procedere con ancor maggiore cautela visto il silenzio e l'apparente calma che li circonda. Perciò, il bardo utilizza la sua capacità di vedere e sentire attraverso una parte di sè per scrutare all'interno del cimitero mediante l'unghia che vi ha fatto cadere durante la loro visita. Concentrandosi quindi su di essa con la propria mente, egli riesce a scorgere l'ingresso del mausoleo Anchev il cui cancello, seppur accostato, non sembra essere chiuso in quanto la catena e il lucchetto che dovrebbero sigillarlo appaiono invece slegati. Pur con una vista offuscata e limitata dal fatto di non potersi muovere, inoltre, il ragazzo può dirsi piuttosto sicuro di come il camposanto sia completamente deserto. Ipotizzando quindi che Karak e Lucien siano riusciti ad entrare nel mausoleo senza essere scoperti, Tiresio torna in sè avvisando Goldrick. Tuttavia i due, essendo comunque preoccupati e sembrando la strada sgombra, ancora una volta concordano sul proseguire per ricongiungersi ai compagni. Compagni che intanto, avendo appunto solo accostato il cancello del mausoleo alle proprie spalle temendo di essere successivamente costretti a varcarlo in fretta e furia e avendo dato soltanto una veloce occhiata al suo interno, si sono diretti verso il cuore dello stesso, scendendo i gradini davanti a loro. Al termine di una lunga discesa ripida ed avvitata su se stessa, percorrendo delle fredde e buie scale in pietra, i due raggiungono un vasto ambiente sotterraneo. Un'ampia camera sepolcrale avvolta nelle tenebre che si apre davanti a loro nelle profondità della terra, gelida, umida e dall'odore di antico e stantìo. Un piccolo cedimento sul soffitto anch'esso in pietra ha di fatto permesso a qualche grande radice ma soprattutto ad una copiosa infiltrazione d'acqua di gocciolare nella stanza, andando poi ad accumularsi nel suo punto più basso, al suo centro. Pertanto, a circondare un sepolcro interamente in pietra sulla cui sommità è scolpita con eccezionale maestria una figura femminile dormiente in una veste funebre, vi è una pozza d'acqua grande, immobile e scura ma profonda soltanto una manciata di centimetri al di sopra di un bellissimo pavimento a mosaico. Tutt'intorno, tra i numerosi candelabri e gli incensieri in ferro spenti ai lati della camera, è una grande statua in particolare ad attirare l'attenzione. L'elegante e pregevole raffigurazione, alta più di due metri, di una donna matura e dai rigogliosi capelli avvolta in un lungo abito cerimoniale, dotata di due grandi ali da uccello dispiegate sopra le spalle e impugnante un'elaborata spada nella mano destra. In un silenzio immutabile spezzato soltanto dal rumore dei loro passi e dal lento gocciolare dell'acqua, pur colpiti da tale vista e incuriositi dal sepolcro, dalla statua ed anche dal cedimento del soffitto, però, Lucien e Karak rivolgono il loro interesse su un altro particolare. Le evidenti tracce di fango e terra che dalle scale che stanno scendendo si inoltrano ancor più in profondità nel mausoleo, superando la camera nella quale si trovano per proseguire oltre in un ampio corridoio buio. Tracce di stivali di più persone di stazza media, piuttosto recenti e rivolte in entrambi i sensi. Senza attendere oltre, quindi, con la luce della lanterna di Karak ad illuminarne la via, i due superano la stanza e seguono tali impronte tra le tenebre oltrepassando un bivio nel corridoio e portandosi verso l'ala nord del mausoleo. A quel punto, però, prima di procedere, intuita la potenziale importanza e decisività del momento, decidono di avvisare di ciò e portare laggiù anche gli altri e così Karak si avventura di nuovo verso l'uscita con quell'obiettivo, lasciando Lucien ad attenderli da solo nella struttura. Mentre quindi i passi del lucertoloide si allontanano in direzione della superficie, il warlock si ritrova avvolto dall'oscurità, dal freddo e dal silenzio. Tuttavia, non volendo stare con le mani in mano, egli opta per continuare a seguire le tracce, seppur con grande cautela. Grazie a ciò ed alla sua vista che gli permette di vedere abbastanza bene anche al buio, giunge infine nell'ala settentrionale del mausoleo. Sebbene alla sua destra noti immediatamente un corridoio a fondo cieco ai lati del quale si aprono varie alcove occupate da sarcofagi in pietra, gli occhi del mezzelfo, rapiti, puntano inevitabilmente alla sua sinistra. Laddove, infatti, dovrebbe trovarsi il muro perimetrale della struttura vi è invece un crollo estremamente evidente. Gran parte del muro è franata verso l'interno del corridoio, portandosi dietro pietre, terra e fango che ne hanno invaso un tratto dell'ingresso. Il cedimento pare recente e avvicinandosi ad esso con fare curioso, Lucien realizza che in realtà esso fa parte di un vero e proprio tunnel scavato nella terra, a circa un metro di altezza sul pavimento del sotterraneo, che prosegue poi per diversi metri compiendo una curva verso sinistra e perdendosi nell'oscurità. Da esso, oltre all'odore di terra profonda, proviene un altro strano olezzo che il warlock riesce alla fine ad identificare. L'inconfondibile fetore delle fogne. In quel momento, molte cose rimaste fino ad allora in sospeso, cominciano ad unirsi e collegarsi nella mente di Lucien. "Se veramente questa galleria costituisce un accesso alle fognature", pensa, "potrebbe veramente essere il collegamento che speravamo di trovare con il Caso Novak...e con il sogno di Goldrick...tutto o quasi tornerebbe...ma...". Riflettendo su questo, il warlock si guarda attorno più attentamente in cerca di altri potenziali indizi che possano avvalorare anche la sua ultima osservazione. Così, nota altri due particolari. Il primo, che scivola subito indietro nella gerarchia dei suoi interessi quasi perdendosi nella sua memoria, consiste nella presenza, all'altra estremità del corridoio, di un cumulo di sacchi, pietre ben levigate e perfettamente tagliate, scope ed anche attrezzi da manovale come pale, cazzuole e secchi. Il secondo invece, che monopolizza completamente la sua attenzione, è rappresentato dal fatto che una scia di strane impronte fatte di terra e fango conducono dal tunnel ad uno dei sarcofagi e vice versa, precisamente il primo a destra vicino all'entrata del corridoio che, su un epitaffio, ha inciso il nome Ismar Anchev, l'età di 33 anni e la data di morte risalente a 20 giorni prima. Esso, aperto e con il coperchio gettato senza cura su un lato, è vuoto. Il corpo che probabilmente lo occupava non vi è più ed al suo posto, oltre a brandelli di abito e altra terra, vi è qualcosa di piccolo che brilla nel buio del sotterraneo. Il fatto che il cadavere sia stato portato via e che le tracce ricordino da vicino quelle degli Artigli, allarma e al tempo stesso continua a connettere i mille pensieri e supposizioni del mezzelfo che però per il momento continua ad investigare la scena senza addentrarsi in congetture di sorta. Facendo quindi attenzione a non toccare nulla nè ad avvicinarsi troppo, Lucien usa a quel punto la mano spettrale del suo incantesimo per afferrare quello che sembra il piccolo oggetto luccicante all'interno del sarcofago e portarlo verso di sè. Quando ci riesce si trova di fronte un monocolo d'argento, finemente lavorato e decorato, presumibilmente piuttosto prezioso. Mentre lo scruta con interesse e curiosità, avendo ora indagato tutto ciò che lo circonda, il warlock inizia inevitabilmente a riflettere su quanto ha scoperto. Nel frattempo, all'esterno, Tiresio e Goldrick si sono fatti strada tra la nebbia raggiungendo infine il muretto del cimitero ma proprio quando si apprestano a scavalcarlo, una debole luce rischiara in lontananza la foschia lungo uno dei sentieri settentrionali del camposanto. Istintivamente, i due si acquattano subito tra la spoglia vegetazione sul limitare del luogo di sepoltura nascondendosi ed attendendo con ansia gli sviluppi di quell'avvistamento. Pochi istanti dopo in effetti, tutto diviene più chiaro. Due figure che indossano lunghe vesti cerimoniali, una delle quali impugna una lanterna, stanno lentamente percorrendo il sentiero, affiancate e in silenzio. Paiono due sacerdoti, probabilmente, pensano il bardo e il paladino, intenti a controllare il cimitero. Intuendo la pericolosità che ciò comporterebbe per la missione del gruppo e per il loro ricongiungimento con Lucien e Karak, Tiresio decide di intervenire per dare almeno a Goldrick la possibilità di raggiungere i due compagni nelle viscere del sottosuolo del mausoleo Anchev. Così, dicendo al paladino di tenersi pronto a cogliere l'occasione che gli fornirà, il bardo usa un suo incantesimo in grado di fargli assumere l'aspetto di chi desidera prendendo le sembianze di un miliziano. I suoi connotati mutano quindi fino a divenire quelli di un miliziano di mezz'età qualunque, incontrato in quei giorni, in armatura e con una spada al fianco. Poi, inizia a percorrere come se nulla fosse la via adiacente il muretto, fingendo di essere di ronda e con fare preoccupato. Fatti diversi passi, egli si trova ad incrociare la strada dei due sacerdoti che stanno appunto percorrendo il sentiero che lambisce il muricciolo del camposanto proprio sull'altro lato rispetto alla via intrapresa dal ragazzo. Trovandosi quindi di fatto a pochi metri di distanza l'uno dagli altri, anche i due chierici sembrano scorgerlo tra la nebbia ma prima che essi possano dire alcunché, egli li anticipa chiedendo loro se per caso hanno visto un'altra guardia, il suo collega, aggirarsi nei dintorni. I sacerdoti sono costretti a quel punto a fermarsi per rispondere e mentre lo fanno, negando oltretutto di aver visto qualcuno, Goldrick capisce di avere in quel frangente una finestra utile per infiltrarsi nel camposanto e raggiungere il mausoleo. Scattando quindi senza indugio alla sua massima velocità ma facendo al contempo il minimo rumore possibile muovendosi tra le lapidi e la nebbia, il paladino si inoltra nel cimitero non visto arrivando infine di fronte al cancello del mausoleo Anchev. Aprendolo velocemente e poi riposizionandolo come lo ha trovato, egli si volta quindi per entrare nella struttura quando però un'enorme ombra gli si para di fronte. Colto di sorpresa e incapace di reagire, Goldrick rimane immobile mentre la sagoma si avvicina a lui. Fortunatamente, però, un istante dopo egli realizza che si tratta di Karak. Dopo che il lucertoloide gli sorride ed egli in risposta tira un sospiro di sollievo, i due si ragguagliano brevemente. Lucien li sta aspettando nel sottosuolo, nel cuore del mausoleo, mentre Tiresio si trova appena all'esterno del camposanto ma Goldrick si dice sicuro che il bardo in qualche modo li raggiungerà a breve. Così, senza attendere oltre non volendo correre il rischio di essere visti dai due sacerdoti, il ladro e il paladino si inoltrano giù per le scale verso le profondità del mausoleo...
Character(s) interacted with
Anya e Eike
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