Sessione 34 - Nei boschi della Sponda orientale

General Summary

Desideroso di scovare quanto prima tracce del loro bersaglio fuggitivo, il gruppo non perde tempo e ragguaglia immediatamente i tre miliziani su quali indizi dovranno cercare insieme a loro. Prima però, essi si presentano e lo stesso fanno le guardie, sempre con estrema formalità. E' l'uomo di mezz'età a prendere ancora la parola in vece degli altri, affermando di chiamarsi Klavius e introducendo il giovane Anton e l'esperto Valeri. Dopo le dovute presentazioni durante le quali la giovane recluta pare nervosa e quasi emozionata mentre quella più anziana a mala pena rivolge lo sguardo al gruppo con espressione quantomeno infastidita, i sette iniziano subito a cercare impronte che possano essere riconducibili all'uomo visto ed inseguito da Karak la notte precedente, molto probabilmente colui dietro tutta quella vicenda di assassinii sulla Sponda orientale. Colui che Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio, alla luce di quanto scoperto finora, hanno identificato come un necromante. Klavius, Anton e Valeri si dividono la zona di ricerca e lo stesso fa il gruppo perlustrando l'intero circondario della fattoria di Connor e Mayrina. Tra il caotico mosaico di orme appartenenti a Connor, ad altri miliziani tutt'ora lì presenti ed al gruppo stesso, i sette individuano con una certa facilità le impronte degli Artigli striscianti sul terreno ancora umido e fangoso per via della pioggia della notte precedente. Tuttavia, è Tiresio a scorgere per primo quelle che paiono tracce di stivali, probabilmente indossati da un uomo di media stazza e corporatura, che si inoltrano nella foresta ad est dei campi, proprio dove Karak ha inseguito la figura. Il bardo, comunque non senza esitazione per via dell'ancora vivo timore in lui causato dal disturbante ricordo dello scontro con gli Artigli nonché dalla preoccupazione di esserne di nuovo vittima, si fa alla fine coraggio e segue da solo la pista addentrandosi nel cuore del bosco, particolarmente buio e freddo visto il clima. Un'apparentemente impenetrabile cortina di nuvole plumbee riveste infatti il cielo completamente, non dando la possibilità al sole nemmeno di affacciarsi per qualche effimero istante. Ciò, unita alla totale assenza di vento, da vita ad uno scenario che pare identico ed immobile nello spazio e nel tempo. Cupo, sfocato e gelido, con anche i suoni della natura quasi del tutto assenti ed ovattati da una strana atmosfera. Mentre tutti gli altri si trovano quindi ancora nelle vicinanze della fattoria, Tiresio da solo raggiunge nella boscaglia il punto in cui Karak è stato circondato da numerosi Artigli e costretto a ritirarsi. Nel rado sottobosco di una foresta autunnale e per gran parte spoglia, il bardo, pur turbato dall'inquietante scenario che lo circonda che non fa che aumentare il suo iniziale disagio, riesce tuttavia a localizzare le impronte delle "mani" ed anche quelle del compagno, così come alcune tracce di stivali, presumibilmente appartenenti al necromante. Purtroppo, però, la vegetazione, per quanto scarsa, impedisce al ragazzo di seguire oltre le orme del loro bersaglio, fornendo per queste ultime una "maschera" che Tiresio non riesce a svelare. Sperando che i suoi compagni possano avere successo dove lui non vi riesce ma anche desideroso di abbandonare quanto prima quelle fronde, il bardo fa per tornare indietro per avvisare gli altri quando qualcosa attira il suo sguardo. Un corvo, che egli non aveva notato fino a quel momento, appollaiato in alto su un ramo secco di un albero a pochi metri da lui, gracchia rumorosamente, più volte, sbattendo ed agitando inoltre le ali come per cercare di farsi vedere. Osservandolo inizialmente sovrappensiero, Tiresio viene poi catturato dall'animale nell'attimo in cui quel suo caotico e sgradevole gracchiare pare rimescolarsi secondo un ordine preciso, formando addirittura due parole. "Non quaaaa!! Non quaaaa!!", sembra dire ripetitivamente, tra un "cra!" e l'altro. Il bardo è spiazzato da ciò ed anche ulteriormente turbato per un episodio che contribuisce ad incrementare ancor più la sua inquietudine ma poco dopo, quando l'uccello torna a gracchiare normalmente alle orecchie del giovane, quest'ultimo rimane perplesso da quello che ha sentito, domandandosi se ciò non sia stato semplicemente frutto della sua immaginazione. Con quel dubbio e con altre domande che a quel punto sorgono nella sua mente una dietro l'altra riguardanti soprattutto il significato di tali parole ammesso che siano state reali, Tiresio decide di lasciare quel luogo inquietante e tornare velocemente indietro per ragguagliare gli altri, stringendosi nel suo mantello come per proteggersi da eventuali minacce nascoste e ripararsi dal freddo pungente. A metà strada per la fattoria, però, gli altri sei lo intercettano nel bosco dopo aver seguito a loro volta fin lì le impronte del necromante. A quel punto, il bardo racconta loro delle sue ultime scoperte rivelando sia la sua difficoltà a ripercorrere le impronte del fuggitivo oltre un certo punto più avanti nella boscaglia che lo strano avvistamento del corvo. La necessità quindi, alla luce delle parole di Tiresio, di raggiungere quel preciso punto del bosco per indagare più a fondo a tal propositi pone però in quel frangente il gruppo di fronte ad un problema. Goldrick e Karak infatti, come Tiresio prima di loro, sono a loro volta titubanti ad addentrarsi più in profondità nella foresta a causa del trauma patito nello scontro con gli Artigli e della angosciante preoccupazione di esserne di nuovo assaliti, timori che credevano e speravano di aver sconfitto. Tuttavia, il sostegno e la vicinanza dei compagni nonché l'esempio positivo di Tiresio che nonostante tali paure si è spinto da solo nel folto della boscaglia, li porta al superamento di tali timori ed il paladino e il ladro si convincono infine ad accompagnare gli altri. Diretto quindi al luogo indicato dal bardo, lungo il tragitto tra i cespugli disadorni e le foglie cadenti degli alberi, il gruppo coglie l'occasione per ragionare sulle scoperte di Tiresio. Se per quanto riguarda le impronte sono comunque fiduciosi di riuscire a trovare il bandolo della matassa anche grazie all'aiuto dei tre miliziani, per lo strano incontro con il corvo i loro pensieri si fanno visibilmente stupiti, interrogativi e preoccupati. Visti i dubbi dello stesso Tiresio in proposito, il corvo potrebbe anche non aver detto ciò che il bardo afferma e tutto potrebbe essere derubricato ad un brutto scherzo dettato dal timore e dalla tensione del momento. Ma se l'animale avesse davvero pronunciato quelle parole, come dovrebbero essere considerate ed inquadrate? Un tranello, un modo per confondere le loro idee od un misterioso aiuto? "Alcuni incantatori usano piccole bestie di natura magica ma dall'aspetto apparentemente normale come servitori", esclama Lucien, sospettoso, "per quanto ne sappiamo il necromante potrebbe disporre di una di esse, nella fattispecie un corvo. Gli permetterebbe di tenere sott'occhio la zona ed anche noi da una distanza assolutamente sicura e all'occorrenza di infastidirci con qualche...strano comportamento, come un velato messaggio. Alcuni corvi effettivamente sono in grado di pronunciare qualche parola...ma perché farlo? Per prendersi gioco di noi? Sfidarci? L'altra possibilità è che si tratti di qualcuno o qualcosa che cerca di consigliarci...ma anche in questo caso...perché? E di chi si tratta?". Il gruppo si trova quindi a riflettere in silenzio mentre riprende ad avanzare nella spoglia boscaglia in direzione del punto raggiunto poco prima da Tiresio, valutando tutte le possibili ipotesi e scenari sebbene alla fine Karak esponga ad alta voce un pensiero che colpisce tutti. "Quando siamo usciti dalla Casa del Lamento...vi ricordate? Una figura che sembrava un gigantesco corvo umanoide ci ha ringraziato prima di volare via...potrebbe essere lui che in qualche modo si sdebita nei nostri confronti?". Le parole del ladro incuriosiscono non poco gli altri dando loro un nuovo ed inaspettato spunto di riflessione ma i pensieri così nati si spengono subito dopo quando i sette raggiungono infine la meta. Stabilendo di mettere almeno per il momento da parte l'idea di Karak e di ignorare l'episodio del corvo comunque ininfluente nella loro decisione sulle prossime mosse da attuare, il gruppo si concentra quindi sulla loro priorità attuale. Trovare cioè tracce del necromante. Ed alla fine, grazie ai miliziani e soprattutto all'esperienza ed alla scaltrezza di Valeri, riescono a scovare una serie di orme di stivali parzialmente coperte dalle foglie e dalle sterpaglie, compatibili con quelle rinvenute vicino alla fattoria di Connor e Mayrina, che paiono allontanarsi da lì verso nord. La distanza che intercorre tra un passo e l'altro denota il fatto che il fuggitivo stesse appunto scappando di corsa quando le ha lasciate, il che coinciderebbe con l'effettivo svolgimento dei fatti. Pertanto, con rinnovata fiducia, il gruppo segue i miliziani che si fanno strada nel fitto della foresta. Mentre proseguono sulla scia delle impronte in un bosco sempre più buio, freddo ed immobile, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio realizzano che Anton pare guardarsi attorno febbrilmente, con una certa preoccupazione. Klavius e Valeri sono invece attenti nel seguire la pista che hanno trovato ma il primo, alla fine, pare accorgersi a sua volta dell'apprensione del ragazzo. Un cenno di assenso ed un tocco deciso ma rassicurante sulla spalla del giovane da parte della guardia di mezz'età sembrano però a quel punto tranquillizzare il primo che, ricambiando il gesto annuendo, si affianca poi agli altri due miliziani con nuova determinazione, concentrandosi come loro sul proprio compito. Il gruppo non ha molti dubbi sul significato di quella scena. Non c'è bisogno di indagare a tal proposito. Come è stato loro detto, infatti, quella foresta è vista come un territorio ostile e pericoloso dalla popolazione di Sturben, sia a causa della presenza di animali selvatici ma anche per via di antiche superstizioni su creature ed eventi soprannaturali che si anniderebbero nelle sue profondità. Non deve essere facile, pensano, per dei cittadini, miliziani ma pur sempre cittadini, avventurarsi sotto le sue fronde senza provare un minimo di disagio e timore. Anzi, ciò da ancora più valore a ciò che sta facendo Anton, ma anche Klavius e Valeri. Compiere il loro dovere in tali condizioni in un luogo del genere, e portarlo a termine con abilità e successo come stanno facendo, da loro ancora maggior merito. Oltretutto essendo a conoscenza del fatto che qualcosa di soprannaturale è effettivamente avvenuto poichè Petrov deve averli avvisati in proposito. La dimostrazione di ciò è stato il loro mancato stupore quando il gruppo ha detto loro di cercare impronte di mani e artigli sul terreno nei dintorni della fattoria, a riprova del fatto che i tre devono essere consapevoli di quello che è successo. E non solo per una questione di poter eseguire con assoluta efficacia il proprio compito. Anche per un altro motivo. In fondo infatti, riflette il gruppo, stavolta è praticamente impossibile insabbiare la faccenda come Iuliu invece aveva scelto di fare a Ritter. Troppe persone sono a conoscenza della cosa. In troppi, compresi i testimoni oculari Connor e Mayrina, sanno dell'esistenza di una terribile minaccia: mani di persone morte che si muovono di propria volontà con istinti omicidi. Pertanto, alla luce di ciò, al di là del dovuto elogio di Anton, Klavius e Valeri, l'atmosfera sulla Sponda orientale ed in città cambierà parecchio quando tali notizie inevitabilmente si spargeranno a macchia d'olio. Ma a parte la curiosità e l'interesse su come l'autorità dell'Alto Concilio gestirà la situazione per evitare che divenga paranoica ed esasperata oltre che preoccupata e timorosa come lo è già, il gruppo non rimugina troppo su tutto questo. L'ordine e l'opinione pubblici non rappresentano i loro interessi principali anche se comunque è proprio per mantenerli e per mantenere soprattutto gli abitanti al sicuro che hanno accettato di lavorare per Pavlic. Perciò, in attesa di assistere a come evolverà la situazione a tal proposito, il gruppo torna con la mente al presente, alla loro priorità. Appena in tempo per venire avvertiti da Anton, chino con Valeri su alcune tracce rinvenute tra il fogliame del tappeto boscoso, che le impronte paiono ancora una volta svoltare, stavolta verso ovest, orientandosi di nuovo verso le fattorie. Un percorso speculare a quello scoperto dal gruppo in concomitanza della loro ultima esplorazione del bosco, avvenuta successivamente all'assassinio di Morna. Inoltre, dopo svariate centinaia di metri percorsi nella foresta per giungere fin lì, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio, riconoscono anche la zona in cui si trovano. Non è propriamente la stessa della volta precedente ma deve comunque trattarsi della medesima parte del bosco, dove la vegetazione prevalentemente di latifoglie lascia il posto ad una più rada, caratterizzata da alte conifere che crescono su un terreno roccioso ed impervio. Qui, seguire le orme del fuggitivo sarebbe praticamente impossibile in condizioni normali ma stavolta, a causa del fango della notte precedente che deve aver esageratamente lordato le calzature del necromante, una sorta di scia terrosa è chiaramente evidente sulle pietre, affiancandosi e di tanto in tanto ricoprendo il muschio verdastro che cresce rigoglioso sulle rocce di questa zona. Klavius e Valeri si scambiano a quel punto qualche parola mentre contemporaneamente cercano di istruire il giovane Anton su come dovrebbe adesso procedere un esperto "cacciatore". Egli annuisce convinto, come un allievo che recepisce gli insegnamenti dei propri maestri e poi tutti e tre i miliziani si rivolgono al gruppo. Stavolta però è Valeri a prendere la parola. "Abbiamo potuto seguire le tracce fin qui grazie al fango e alla pioggia di ieri notte ma non è possibile proseguire più di così. Come potete vedere le impronte poi si perdono sulle rocce", afferma con un'espressione ora concentrata mentre si arriccia i lunghi baffi con la mano fissando le tracce di fango che progressivamente scompaiono sul suolo pietroso, "Comunque è chiaro che quell'uomo si sia diretto verso le fattorie, non c'è alcun dubbio". A quel punto, con la certezza del percorso seguito dal necromante, anche senza conoscere la sua destinazione, il gruppo si ritrova ad avvalorare la loro tesi di qualche giorno prima, secondo la quale il fuggitivo potrebbe disporre di un'imbarcazione che gli possa permettere di fare avanti e indietro sul fiume. Risiedendo quindi in città per la maggior parte del tempo e recandosi sulla Sponda orientale solo per commettere i suoi crimini. Tuttavia, essi non si sentono di scartare nemmeno l'ipotesi che il necromante possa essere qualcuno che effettivamente abita sulla Sponda orientale stessa mentre accantonano definitivamente la teoria legata ai pozzi come mezzo di spostamento dell'omicida. Riflettendo però a fondo proprio sul sistema con cui il fuggitivo possa muoversi, il gruppo elabora una nuova ipotesi secondo la quale il necromante potrebbe aver usato degli strumenti magici per occultare le proprie fughe nella foresta. Volendo verificarla e volendo indagare a loro volta magicamente i luoghi in cui ogni volta hanno perso le tracce del fuggitivo nel bosco, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio decidono di dividersi. I primi due torneranno infatti verso il centro abitato insieme ai tre miliziani, effettuando un'indagine in particolare ai moli in cerca di informazioni sull'eventuale avvistamento nei giorni precedenti del necromante nei loro dintorni. I secondi due, invece, dotati di capacità magiche più utili in proposito ed anche in grado di vedere meglio nella crescente oscurità del pomeriggio all'interno del bosco senza dover ricorrere all'uso di torce, analizzeranno non solo quel luogo in prossimità della scomparsa delle impronte ma si recheranno anche negli altri tre punti della foresta in cui il gruppo ha perso le tracce del necromante per eseguire la stessa indagine. Un modo anche per impedire ad Anton, Klavius e Valeri di assistere all'utilizzo da parte di Tiresio e Lucien di incantesimi e capacità che potrebbero turbarli. Così, dopo che il bardo, senza farsi vedere dai miliziani, consegna al paladino una ciocca dei suoi capelli per fare in modo di comunicare con lui in caso di bisogno, i due gruppi si dividono come stabilito. Pertanto, ormai sul far della sera dopo quasi un'intera giornata di ricerche, Goldrick e Karak, insieme ai tre miliziani, lasciano la boscaglia non senza un certo sollievo, facendo ritorno verso le fattorie ed in particolare verso i moli dove si mettono immediatamente all'opera ponendo domande agli abitanti ed ai pescatori su eventuali avvistamenti di individui sospetti. Nel frattempo, mentre le ombre del tramonto inoltrato si allungano sempre più nel rado sottobosco, Tiresio e Lucien setacciano magicamente le zone d'interesse nella foresta alla ricerca di nuovi indizi. Ma dopo un altro paio di ore nè gli uni nè gli altri trovano nulla di significativo. Solo un vecchio pescatore riferisce a Goldrick e Karak di aver visto uno strano individuo, qualche notte fa, lasciare la Sponda a bordo di una piccola imbarcazione e dirigersi verso Sturben. Ma la testimonianza è troppo vaga e incerta per rappresentare una prova valida e così il paladino ed il ladro, vista anche l'ora, desistono dal loro proposito per ricongiungersi con i compagni. Prima però hanno un colloquio con il Sergente Petrov, avvisato dai tre miliziani ormai tornati alle proprie occupazioni e desideroso di avere notizie di prima mano direttamente dal gruppo, che li incontra proprio ai moli. Goldrick e Karak lo ragguagliano ammettendo però di non aver compiuto passi in avanti durante la giornata, cogliendo tuttavia l'occasione per tessere le lodi di Anton, Klavius e Valeri, comunque fondamentali nella loro esplorazione della foresta. Seppur soddisfatto del comportamento e dell'apporto fornito dai suoi tre sottoposti, Petrov non può fare a meno di apparire un pò deluso dall'esito dell'indagine. Tuttavia, non perdendo il loro ottimismo, i tre si lasciano con la promessa di tornare a scambiarsi nuove informazioni qualora ve ne siano e Petrov si congeda da loro avvertendoli del fatto che Pavlic gli ha chiesto di avvisarli di voler parlare con loro quanto prima. Ringraziandolo quindi per il messaggio, il paladino ed il ladro lo salutano portandosi poi verso il margine del bosco più settentrionale, laddove contano di rintracciare i loro due compagni. Vista l'ora, infatti, anche Lucien e Tiresio dovrebbero aver ormai concluso le proprie ricerche e dovrebbero trovarsi proprio in quella zona della foresta in quanto avevano accennato al fatto di voler visitare i vari punti d'interesse seguendo una rotta che li conducesse verso nord. Proprio in quel frangente, in effetti, mentre il ladro e il paladino superano alcune ronde della Milizia intente a perlustrare i dintorni delle fattorie dell'area, Goldrick avverte una voce nella mente. La voce di Tiresio che, sbrigativamente, lo esorta a rintracciare e seguire alcune luci rossastre, da lui stesso create, che compariranno sul margine degli alberi e lo guideranno nel fitto del bosco fin dai compagni. Pur sorpreso dalla bizzarra manifestazione di tale "particolare" sistema di comunicazione che lo inquieta un pò nonostante sia conscio del suo funzionamento eseguito oltretutto dal compagno Tiresio, Goldrick comunque non esita nell'avvertire anche Karak e nel seguire le istruzioni del bardo. Poco dopo, in effetti, i due avvistano alcune luci rossastre muoversi tra i rami secchi degli alberi e, superando ancora una volta i propri timori, si accodano ad esse fino a raggiungere infine Lucien e Tiresio nella foresta. A quel punto, oltre a riferire di una strana ed inspiegabile "interferenza", una sorta di fischio che solo per un attimo ha quasi impedito al bardo di mettersi in contatto con il paladino ma che poi è scomparsa ed alla quale per il momento Tiresio non da particolare importanza, quest'ultimo e Lucien riferiscono ai compagni di non aver trovato nulla di anomalo durante la loro ricerca nella foresta, avendo utilizzato tra l'altro tutte le loro "armi" a disposizione. Magiche e non. Dal canto loro, anche Karak e Goldrick ammettono di non aver compiuto nessun passo in avanti, ragguagliando inoltre gli altri anche dell'idea di Petrov secondo la quale potrebbe essere piuttosto difficile a questo punto rintracciare il necromante. Ciò potrebbe comportare il rischio che la vicenda si possa persino concludere in questo modo visto che secondo il sergente l'assassino potrebbe anche non farsi più vedere, perlomeno a breve-medio termine. Nonostante l'espressione di un pò di delusione per tale possibilità, però, i due sottolineano come Petrov abbia tenuto a far presente al gruppo la propria riconoscenza per ciò che hanno fatto. Ovvero quello che era più importante. Salvare Connor, Mayrina e Lev e mettere un freno alle azioni dell'omicida. Dopo che anche Tiresio e Lucien vengono infine informati del fatto che Pavlic intende vederli tutti e quattro il prima possibile, tutto il gruppo, alla luce degli ultimi sviluppi, riflette quindi sulle loro prossime mosse da compiere, circondato nella foresta silente soltanto dal buio e dal freddo della sera che ha preso ormai il posto del pomeriggio inoltrato. Il gruppo è restio ad arrendersi e a farla passare liscia al fuggitivo, pur conoscendo bene le difficoltà a cui andranno incontro e già hanno incontrato per provare ad acciuffarlo. Non sopportano l'idea di non riuscire a fermarlo definitivamente e non sopportano l'idea che le parole di Petrov possano dimostrarsi una previsione azzeccata. In fondo, le azioni del necromante potrebbero veramente interrompersi qui visto come sono andati i fatti e la natura intelligente e sospettosa del criminale. Ciò lo renderebbe in effetti molto difficile da catturare. E' vero che il loro intervento ha già salvato tre vite ma nonostante ciò Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio non potrebbero dirsi soddisfatti se la vicenda dovesse chiudersi in questo modo. Tuttavia, sebbene la volontà dica loro di non arrendersi, essi di fatto non hanno in mano nessuna nuova pista o indizio su cui proseguire la propria indagine. Pertanto, vista anche l'ora, decidono di prendersi del tempo per rifletterci ulteriormente sù rimanendo per la notte sulla Sponda orientale, trovando magari riparo in una delle diverse abitazioni e strutture disabitate vicino ai moli di cui sono venuti a conoscenza. In questo modo sperano di potersi schiarire un pò le idee ed eventualmente potranno anche essere subito pronti a reagire nel caso in cui il necromante torni in qualche modo a farsi vivo. Al mattino poi, se non dovesse accadere nulla di nuovo e se non avranno nuove intuizioni, si presenteranno da Pavlic per sentire cos'ha da dire loro ma con in mano sostanzialmente la risoluzione del caso. In fin dei conti, infatti, il loro incarico consisteva nel porre fine agli strani ed efferati omicidi della zona e se l'autore di questi, anche se non acciuffato ufficialmente, dovesse comunque cessare di compierli, essi avrebbero di fatto risolto la vicenda. Ciò che contava, in definitiva, secondo anche le parole di Pavlic durante il loro ultimo incontro, è che tali terribili eventi terminassero, in un modo o nell'altro, assicurando una nuova sicurezza alla città e non essendo di fatto necessaria una completa risoluzione di tutti gli aspetti del caso. E ciò, alla fine, è stato in effetti da loro compiuto. Concordi perciò su come muoversi nel breve termine, il gruppo si affretta ad abbandonare definitivamente i freddi boschi della Sponda orientale per dirigersi verso i moli. Ciò viene visto finalmente da Karak, Tiresio e Goldrick quasi come una liberazione dal costante e disturbante brivido di paura che hanno provato durante tutta la loro permanenza di giornata nella foresta e che, nonostante alla fine la vittoria della loro forza di volontà, non li ha però mai abbandonati del tutto. Accendendo quindi una lanterna per dare meno nell'occhio rispetto alle luci rossastre di Tiresio ed assicurare una migliore vista anche a Karak e Goldrick, i quattro si allontanano dal luogo in cui stanno parlando. Il ladro tuttavia, ultimo del gruppo, istintivamente si volta per un istante a guardare il folto della boscaglia alle loro spalle ed è in quel momento che nota un corvo planare e posarsi su un vicino ramo rinsecchito. L'uccello, a mala pena visibile nell'oscurità della notte incombente, gracchia e sbatte le ali rumorosamente come per attirare l'attenzione del lucertoloide. A pochi metri di distanza l'uno dall'altro, l'animale fissa Karak e quest'ultimo fa lo stesso. Inevitabilmente, al ladro tornano in mente non solo le parole di quella stessa mattina di Tiresio riguardo il suo strano incontro con un corvo ma anche tutti gli altri avvistamenti di cui il gruppo è stato testimone fin da quando ha lasciato la Casa del Lamento. "Anche al villaggio di Ritter, a pensarci bene, ce ne erano stati degli altri", rimugina Karak. Ma i pensieri del ladro vengono bruscamente interrotti dallo spiazzante comportamento dell'animale che, tra un gracchiare e l'altro, sembra esclamare, seppur soltanto per un istante, "Non quaaaa!! Non quaaaa!!". Le stesse identiche parole riferite da Tiresio. Mentre i suoi compagni, diversi passi più avanti, sono ignari di quanto sta accadendo, il lucertoloide si trova a scrutare il corvo con ancora più dubbi e perplessità oltre ad una crescente inquietudine che trova terreno fertile nei suoi già presenti timori. Da un lato infatti egli ha il sospetto di essere stato condizionato in ciò che ha udito adesso proprio dalle parole del compagno ma dall'altro, allo stesso tempo, anche in virtù di ciò che ha ricordato riguardo ad altri corvi, Karak trova difficile a questo punto interpretare un comportamento del genere come solo ed unico frutto della propria immaginazione...

Character(s) interacted with

Sergente Petrov

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Campaign
La Valle delle Foglie Cadute
Protagonists
Report Date
06 Feb 2024
Primary Location
Sturben