Sessione 36 - La Basilica del Signore del Mattino
General Summary
A
nsioso di scoprire se veramente il Caso del cimitero possa in qualche modo essere collegato al Caso Novak, il gruppo decide di dirigersi senza indugio verso un luogo per loro di potenziale grande interesse. La Basilica del Signore del Mattino. Essa, infatti, già in precedenza secondo i loro piani tappa importante per provare a dirimere i dubbi sorti sugli Artigli striscianti ed eliminare la fonte delle paure di Karak, Tiresio e Goldrick, adesso ha acquisito se possibile ancora maggior importanza di prima. Un colloquio con il Sommo Sacerdote potrebbe invero dire loro molto sulla chiesa ed il clero di Ezra con i quali inevitabilmente dovranno interagire, visto che il gruppo ha una conoscenza dell'argomento piuttosto vaga e preferisce disporre invece di più informazioni ed idee chiare prima di avere a che fare con esso. Prima di raggiungere la Basilica, tuttavia, il gruppo concorda nell'effettuare una breve deviazione. Così, essi si portano a "L'Ultimo Braciere" dove, in un'atmosfera tranquilla della sala comune con pochi clienti, ottengono da Eike ed Anya, intente la prima a pulire il pavimento e la seconda ad occuparsi scrupolosamente del bancone, proprio l'informazione che speravano di ottenere. A quanto pare, infatti, un uomo sulla trentina di poche parole e con l'aspetto da straccione si è presentato alla locanda la sera precedente chiedendo di loro ed informando poi Anya, dopo la sua risposta negativa in merito, che sarebbe tornato proprio oggi all'ora di pranzo per parlare con loro. Il gruppo, riconosciuto Todor nella descrizione dell'uomo che Eike ed Anya fanno di lui, le ringraziano, compiacendosi di aver fatto la scelta giusta nel voler passare prima per la locanda. In cuor loro, infatti, essi si auspicavano che proprio Todor avesse delle novità interessanti su ciò che avviene nel Quartiere Povero. Novità che potrebbero persino aiutarli con l'irrisolto, almeno nei loro pensieri, Caso Novak. Adesso, perciò, sarà possibile contare su di esse sebbene prima essi potranno sfruttare il paio d'ore che mancano all'ora di pranzo per attenersi al piano e dirigersi quindi alla Basilica. Salutata Eike e a malapena Anya fin troppo impegnata a lavorare e mai troppo propensa in "smancierie sociali", Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio lasciano perciò l'edificio e si incamminano lungo la strada per la chiesa. Meno di cinque minuti più tardi, dopo aver percorso una larga via, giungono in un'ampia piazza poco trafficata al centro della quale sorge una struttura cilindrica in pietra, alta all'incirca 12 metri e dal tetto a cupola. Riconosciuta come la Basilica secondo la descrizione di Sorella Leah, il gruppo vi entra senza attendere oltre. Varcata quindi la soglia d'ingresso di un grande portone in legno di quercia borchiato, si ritrovano in uno spazioso ambiente cilindrico dal diametro di più di 30 metri con alte pareti in pietra grigia ed un soffitto a volte affrescato in diversi punti. L'unica navata esistente, occupata quasi del tutto da tre file ordinate e parallele di semplici panche in legno, è illuminata dai flebili raggi del sole che filtrano attraverso una serie di grandi finestre laterali, sovrastate da alti archi in pietra, che corrono lungo tutto il perimetro della chiesa. In fondo alla navata, dalla parte opposta all'ingresso, un altare in pietra rivestito da pannelli in legno, sopraelevato di qualche gradino rispetto al resto del pavimento della chiesa, è circondato da candelabri e candele accesi oltre che qualche vaso di fiori. Alle spalle dello spazio riservato all'altare, inoltre, un'alta struttura in legno, decorata con una pala d'altare, divide l'altare stesso da quello che pare essere un altro ambiente, occultato però alla vista. Ciò che ruba maggiormente l'occhio, tuttavia, è la serie di tre grandi finestroni a tutta parete che occupano la quasi totalità del muro sovrastante l'altare. Essi, dei quali quello centrale è il più imponente, sono decorati con bellissime vetrate colorate e dipinte raffiguranti varie scene legate alle sacre scritture del Signore del Mattino ed è dovuta soprattutto a loro l'illuminazione naturale della Basilica. I sottili raggi del sole, infatti, filtrando attraverso di esse, si fanno più luminosi ed assumono mille colori e sfumature, proiettando le immagini in esse raffigurate sulle altre pareti e sul pavimento della chiesa e generando in questo modo arcobaleni multicolori espressi in tutto lo spettro del visibile. A rendere unico tale scenario, affascinante ma incredibilmente semplice al tempo stesso, vi è infine l'unica eco di quello che pare un soave coro di voci maschili, presumibilmente provenienti da dietro la struttura in legno alle spalle dell'altare, che fa riecheggiare appunto per tutta la chiesa i canti sacri del culto contribuendo a diffondere una sensazione di pace, calma e serenità. Trovandosi di colpo immerso in un tale ambiente, il gruppo non può non soffermarsi ad ammirarlo. Ovviamente, però, è Goldrick il più colpito, felice di visitare un luogo per lui sacro così meraviglioso. Un luogo che, fin dal primo istante in cui vi ha messo piede, lo ha fatto sentire non solo ben accolto, ma anche come se fosse a casa. Un luogo a cui appartenere ed in cui poter trovare la pace e la tranquillità che brama ogni fedele del Signore del Mattino. Pur assorto in tali benevoli pensieri ed emozioni, tuttavia, il paladino non dimentica i motivi per cui il gruppo ha raggiunto quel luogo e pertanto, tornando con la mente al loro obiettivo e discutendone con gli altri, è Goldrick stesso ad offrirsi per cercare qualche sacerdote e chiedergli notizie di Matei Zvoral. Così, mentre il resto del gruppo attende su una panca in fondo alla navata, egli percorre quest'ultima dirigendosi verso l'altare dove poco prima ha scorto di sfuggita un paio di figure vestite di bianco allestire l'altare stesso, presumibilmente due sacerdoti. Superata la navata e le panche, popolate da soltanto una manciata di fedeli sparpagliati ed assorti in preghiere solitarie, il paladino raggiunge l'altare, sul quale adesso nota chiaramente anche diversi simboli del Signore del Mattino oltre che una tovaglia bianca finemente ricamata e dall'aspetto immacolato. Fermando solo per un istante il suo incedere per ammirare appunto l'altare, Goldrick prosegue poi oltre varcando il retro della struttura in legno in fondo alla chiesa, trovandosi in una sorta di abside. Qui, alla tenue luce di strette ed alte finestre, egli individua finalmente il coro responsabile dei canti che risuonano tra le campate dell'edificio, disciplinato da un altro vecchio sacerdote che pare svolgere il ruolo di direttore d'orchestra. Accortosi dell'arrivo di Goldrick, proprio l'anziano sacerdote interrompe la litania del coro avvicinandosi al paladino per accoglierlo ma il loro dialogo viene presto interrotto dall'arrivo di un'altra figura. Un uomo giovane, dai lunghi e lisci capelli biondi, occhi blu, barba curata di media lunghezza ed una veste cerimoniale bianca dalle decorazioni splendenti come l'oro. Egli si rivolge a Goldrick riconoscendolo immediatamente sebbene il paladino non faccia altrettanto, almeno fino a quando l'uomo non si presenta come il Sommo Sacerdote Matei Zvoral. A quelle parole, Goldrick si affretta in un profondo inchino, felice di aver incontrato effettivamente una carica così importante della sua fede ma anche colpito in qualche modo dalla relativa giovane età dell'uomo di fronte a sé. Zvoral, da parte sua, dopo aver chiesto ed ottenuto di non essere così riverente e formale nei suoi confronti e dopo aver fatto cenno al vecchio sacerdote che si occuperà lui del loro ospite, non perde tempo ed accoglie ufficialmente il paladino indicandogli di seguirlo nella sagrestia in quanto desideroso di parlargli. Informandolo però di non essere solo e di dover andare prima a chiamare i propri compagni, Goldrick lo raggiunge in un secondo momento in compagnia stavolta anche di Tiresio, Lucien e Karak. I quattro vengono così fatti entrare in una piccola stanza laterale, lasciandosi alle spalle il coro di voci che intanto riprendono a cantare. Alla luce e al calore di un minuscolo caminetto acceso in un ambiente dotato soltanto di una scrivania, qualche libreria e scaffale ricolmi di tomi ed un voluminoso armadio in mogano, il Sommo Sacerdote fa accomodare il gruppo su delle spartane sedie prendendo poi subito la parola. Dopo essersi ufficialmente presentato a tutti, egli spiega di aver avuto una loro dettagliata descrizione da Pavlic in persona, suo amico di vecchia data, ed è per tale motivo che Zvoral ha riconosciuto Goldrick poco prima ed adesso riesce ad anticipare le presentazioni degli altri riconoscendoli uno ad uno. Per la stessa ragione, il sacerdote era ansioso di incontrarli sia per avere un'idea più precisa di loro che per ringraziarli di ciò che hanno accettato di fare per conto di Pavlic. "Pochi si imbarcherebbero in incarichi così rischiosi, incarichi che coinvolgono il soprannaturale e l'ignoto e che minacciano da vicino tutti noi. Non so se le vostre motivazioni comprendono altro che solo il benevolo desiderio di fare di questa città un luogo migliore in cui vivere ma l'importante, comunque sia, è il risultato finale. Con il vostro operato portate sicurezza e pace a tutti. Che il Signore del Mattino vi benedica!", afferma sicuro e sorridente l'uomo. Le parole di Zvoral, sincere e riconoscenti, giungono al gruppo che le accoglie con piacere, realizzando inoltre che il sacerdote non solo ha ben chiara l'attività di Pavlic ma la sostiene con tutte le forze di cui dispone la chiesa del Signore del Mattino. Ciò è confermato subito dopo quando il Sommo Sacerdote sottolinea come la Basilica sia per il gruppo sempre aperta e disponibile ad aiutarli nei loro incarichi, al meglio delle sue possibilità. Questo comprende non solo un supporto medico qualora ne abbiano bisogno ma anche la condivisione di informazioni e consigli e la possibilità di fornire al gruppo oggetti ed equipaggiamento utili per le loro missioni. Appreso ciò con gratitudine, Goldrick coglie l'occasione per chiedere a Zvoral se sia possibile liberarli dall'ancora vivido ricordo dello scontro avuto con gli Artigli striscianti che provoca in loro timori e paure istintive e a mala pena controllabili. Nell'udire tale richiesta, il Sommo Sacerdote si prodiga immediatamente ad alleviare le loro pene. Dopo aver preso la mano del paladino ed averla stretta calorosamente tra le sue chiudendo gli occhi nel farlo come a volersi concentrare per percepire qualcosa, egli, affermando di poterli liberare da tali disturbanti sensazioni, tocca una dopo l'altra le fronti di Tiresio, Karak e Goldrick e pronunciando delle sacre parole li avvolge in un quieto tepore. Un tepore che si fa sempre più intenso e che pare diffondersi in loro come una fiamma ardente, andando a sciogliere le dita di ghiaccio con le quali il ricordo dello scontro con gli Artigli afferrava tutt'ora i loro cuori e le loro menti. Una sensazione nuova, diversa da quella provata a Ritter durante lo stesso procedimento svolto per loro dalla Sacerdotessa Maria. Una sensazione che porta con sé una chiara percezione di tranquillità ritrovata e di candida purezza. Quando Zvoral solleva la sua mano da loro pochi istanti più tardi, le paure legate agli Artigli sembrano soltanto un lontanissimo ricordo. Nel ringraziarlo sentitamente a nome di tutto il gruppo, Goldrick compie una donazione al sacerdote che la accetta con altrettanta gratitudine. A quel punto, con grande reverenza e rispetto, il paladino gli pone quindi due domande alle quali i quattro sperano egli possa dare una risposta. La prima, riguardante il dubbio del gruppo sulla natura degli Artigli, riceve dal sacerdote un'accurata replica. Nell'udire il racconto del combattimento con tali esseri di cui tra l'altro riporta di alcune voci che hanno già iniziato a girare in città e nell'esprimere la sua comprensione sul motivo per cui Goldrick, Tiresio e Karak siano rimasti scossi da tale incontro, egli li rende partecipi di un'informazione non secondaria. "Alcuni nostri antichi scritti", afferma facendo mente locale, "riportano di un'eventualità in cui, a partire da un unico Artiglio strisciante e quindi a partire dalla mano sinistra di un assassino deceduto da poco, sia possibile attraverso un rituale creare un vero e proprio sciame di Artigli striscianti. Tale sciame di fatto eredita le capacità e l'indole dell'Artiglio principale e originario, che così viene però completamente distrutto, ma in questo modo le caratteristiche delle altre mani utilizzate non devono necessariamente corrispondere a quelle usuali per creare un Artiglio. In pratica ogni altra mano mozzata di un cadavere può potenzialmente diventare un nuovo Artiglio e parte dello sciame". Ciò comporta un rapido ed immediato ragionamento nel gruppo che così arriva finalmente a comprendere il motivo delle azioni ben coordinate degli Artigli che hanno affrontato nonché la circostanza che a questo punto permette di spiegare il perché dell'utilizzo e della trasformazione in Artigli delle mani delle povere vittime della Sponda orientale come fossero in realtà mani di criminali. Risolta pertanto con soddisfazione quella parte di mistero che ancora circondava il Caso Novak, Goldrick può procedere con la seconda domanda, inerente la chiesa ed il culto in generale di Ezra. Il gruppo infatti vorrebbe un'opinione su questo da parte del Sommo Sacerdote ma anche informazioni generiche sul cimitero e sul modus operandi del clero della Signora delle Nebbie. Pur manifestando una certa "non simpatia" per tale culto, Zvoral fornisce comunque al gruppo tutte le risposte che può. Oltre a chiarire la disposizione del cimitero riservato nella sua parte centrale e settentrionale ai fedeli di Ezra e dedicato invece nelle sue zone occidentale, meridionale e orientale ai seguaci di tutti gli altri culti, il sacerdote parla della fede della Signora delle Nebbie come una fede estremamente ermetica e reclusiva, ben disposta verso i propri seguaci ma fredda e distaccata nei confronti di tutti gli altri. Tale informazione, che va ad affiancarsi alla generica conoscenza che il gruppo già aveva di quel culto, rafforza il pensiero con cui i quattro considerano quella religione. Alla luce di ciò, essi si dicono per nulla sorpresi di fronte all'atteggiamento della Guardiana delle Anime e della Diacona riportato sul documento consegnatogli da Pavlic. Le due sacerdotesse, infatti, la prima responsabile unica e diretta proprio del cimitero o meglio della parte di esso dedicata ad Ezra e la seconda nient'altro che la massima autorità in città del clero della Signora delle Nebbie, si sono dimostrate estremamente reticenti riguardo gli smottamenti e le loro conseguenze avvenute nel luogo di sepoltura. Non solo con la Milizia e le autorità cittadine ma anche con i propri stessi fedeli. Tuttavia, seppur in linea con gli ideali ed i modi di comportarsi di quel clero, ciò inevitabilmente insospettisce il gruppo, ansioso adesso di indagare sia sul cimitero teatro di tali controversi episodi che sulle due figure religiose menzionate. Portati a questo punto a compimento i motivi della loro visita alla Basilica, il gruppo, soddisfatto e grato a Zvoral, lascia l'edificio salutando il Sommo Sacerdote e strappandogli un ultimo favore prima di andarsene. Poter cioè consultare la piccola biblioteca nella sagrestia dove si trovano in cerca di qualche informazione aggiuntiva sulla chiesa di Ezra. Zvoral acconsente con grande disponibilità, aggiungendo però che dovranno farlo da soli poiché lui sarà a breve impegnato nello svolgimento di una funzione. Perciò, dopo che il sacerdote, preparatosi con cura, lascia la stanza diretto all'altare, Lucien si mette subito all'opera, alla ricerca di un testo che possa fare al caso del gruppo. Gli altri, invece, decidendo di ottimizzare i tempi, si dividono. Mentre Goldrick resta alla Basilica ad assistere alla cerimonia di Zvoral ed aiutare il warlock qualora ce ne fosse bisogno, Tiresio e Karak fanno ritorno a L'Ultimo Braciere per incontrare Todor visto il sopraggiungere ormai dell'ora di pranzo. Il ladro ed il bardo, perciò, in pochi minuti giungono alla locanda, piuttosto affollata e caotica, dove sia Eike che Anya sono indaffarate nel servire i molti clienti. Nel baccano e nella confusione della sala comune, tra gli odori invitanti di svariate pietanze e bevande, i due riescono comunque a scorgere Todor seduto in un piccolo tavolo in disparte, nei pressi del grande caminetto. Cercando di non dare troppo nell'occhio, lo raggiungono e si siedono con lui al piacevole tepore del vicino focolare. L'uomo, con il suo consueto fare scorbutico, si limita ad annuire loro per salutarli e poi, senza indugiare, inizia subito a parlare. "Vi cercavo per darvi un paio di informazioni che potreste trovare interessanti", esordisce con la sua voce rauca, "la prima riguarda l'avvistamento di due figure insolite nella zona meridionale del Quartiere Povero. Ti assomigliano", prosegue, indicando Karak, "alti e robusti, dalla postura ingobbita e dall'andatura ciondolante... fanno estrema attenzione a non farsi vedere, sempre avvolti in ampi mantelli e cappucci... pare che perlustrino l'area in cerca di qualcosa, facendo di tanto in tanto qualche domanda... nessuno sa cosa vogliano però...". L'uomo fa a quel punto una breve pausa come per dare a Tiresio e a Karak il tempo per processare la cosa mentre continua a fissarli. "La seconda", riprende poi poco dopo guardandosi intorno nella locanda con circospezione, "riguarda alcune voci... sembra che nell'ultimo mese diversi piccoli gruppi di stranieri siano arrivati a Sturben e, dopo aver gironzolato per un pò proprio nella stessa zona dei due individui di cui vi ho parlato, si sono dileguati nel nulla, probabilmente lasciando la città. Ovviamente per gironzolare intendo che devono aver svolto qualche affare con qualcuno ma non c'è stato modo di sapere cosa...". Le parole di Todor, inevitabilmente, fanno riflettere a fondo il ladro ed il bardo. Se per la prima informazione sono piuttosto sicuri si tratti di Raadut e Thelthess e perciò, essendone già al corrente nei dettagli e conoscendo già l'area del loro interesse in quanto proprio nella stessa zona li hanno incontrati, non danno peso alla cosa, per la seconda invece si trovano a rimuginare non solo sul suo significato ma anche sul possibile suo collegamento sia con le ricerche dei due lucertoloidi che con i Tre Anelli Bianchi. La possibilità che questi ultimi possano essere coinvolti non solo con il rapimento di Zar'gron ma anche con qualche altra attività, magari a sua volta collegata con il biglietto rinvenuto dal gruppo alla Casa del Lamento, si fa strada tra le possibili ipotesi dei due ma entrambi concordano comunque nel rinviare la discussione a più tardi, quando Lucien e Goldrick li raggiungeranno. Perciò, in vista di un loro eventuale sopralluogo futuro, Tiresio e Karak si limitano a farsi indicare da Todor con la massima precisione l'area in questione del Quartiere Povero. A quel punto, però, i due non possono più ignorare l'atteggiamento guardingo del loro informatore che non è cambiato di una virgola dal loro arrivo. Avvolto nel suo mantello malandato e coperto dal suo cappuccio fino all'altezza del naso, infatti, egli non solo ha continuato a lanciare rapide occhiate intorno a sé durante tutta la loro conversazione ma presta anche estrema attenzione a non farsi illuminare troppo dalla luce del focolare del caminetto. Incuriositi e preoccupati, gliene chiedono il motivo e Todor, nascondendosi ancor più sotto i propri abiti, glielo rivela. Egli confessa quindi che, tra una voce e l'altra, ha anche appreso che queste strane attività svoltesi nel Quartiere Povero sono opera di persone senza scrupoli, estremamente pericolose e spietate. La sua paura, pertanto, è quella di venire scoperto da queste persone nell'aver fatto qualche domanda di troppo sul loro conto e di venire punito per questo. "E a quanto mi è stato raccontato non si limiteranno ad un buffetto su una guancia...". A tali parole, la preoccupazione di Tiresio e Karak si fa più profonda, sia per la natura di tali "persone" che per l'incolumità dello stesso Todor. Pertanto, per tranquillizzarlo, i due gli promettono che approfondiranno quanto prima la faccenda e, nel frattempo, gli propongono un altro lavoro per tenerlo lontano per qualche tempo dal Quartiere Povero. Il bardo infatti chiede all'uomo di fare una ricognizione per loro conto. "Un'occhiata veloce al cimitero", spiega Tiresio, "e magari qualche domanda in giro su degli strani recenti smottamenti che vi si sono verificati. Nulla di particolare". Todor, convinto dai due anche per via del pagamento delle informazioni appena fornite loro e dalla promessa di una ricompensa ancora maggiore in caso di successo in questo nuovo incarico, accetta la proposta dando loro appuntamento lì già per l'ora di pranzo del giorno successivo. "Non avrò certo finito la raccolta di informazioni ma domani potrò comunque già darvi qualche ragguaglio", conclude, alzandosi con un rapido cenno di saluto ed uscendo dalla locanda completamente avvolto nel proprio mantello. Il ladro ed il bardo, a quel punto, rimasti soli, provano inevitabilmente a riflettere sulle informazioni di Todor ma, nel bel mezzo dei loro ragionamenti, Goldrick e Lucien giungono a L'Ultimo Braciere unendosi a loro. Di nuovo al completo, avvolti dalla cacofonica caoticità della sala comune intorno a loro e dagli squisiti profumi dei cibi serviti agli altri tavoli, i quattro decidono di ordinare il pranzo prima di mettersi a discutere sulle loro reciproche nuove scoperte. Così, pochi minuti più tardi, Anya serve loro ciò che hanno chiesto. Un invitante arrosto di maiale, intorno al quale il gruppo si prepara ad avere un interessante confronto. Le loro attenzioni, però, vengono in quel momento attirate proprio dalla stessa locandiera che mentre porta loro i piatti, dedica loro una battuta sferzante. "Era da due giorni che non vi facevate vivi", esclama sorridente con un ghigno di scherno, "credevo che foste già morti. Meglio così in fondo, più soldi per me...". Le parole della donna sorpendono i quattro ma più che sentirsi offesi essi si sentono quasi divertiti. Mentre Anya si allontana dal loro tavolo senza attendere una risposta, Lucien si lascia a sua volta andare ad una facezia. "Secondo me", afferma convinto il warlock rivolto ai compagni, "la nostra locandiera deve essere imparentata con il Sergente Iuliu di Ritter!". Dopo un breve attimo di perplessità e silenzio, l'intero tavolo si abbandona ad una spontanea e rinvigorente risata. Un momento di gradita tranquillità e distensione per tutti loro. Nessuno però si ricorda quando ne hanno potuto beneficiare l'ultima volta e nessuno osa pensare a quanto tempo dovrà passare prima di riviverne uno.
Rewards Granted
Purificazione delle paure di Goldrick, Karak e Tiresio
Character(s) interacted with
Eike, Anya, Matei Zvoral e Todor
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